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Meno recidiva con le misure alternative

Sidipe: «Incomprensibili le scelte esclusivamente a favore dell’esecuzione penale eseguita in forma detentiva, in nome della sicurezza»

di Redazione

La recidiva della popolazione carceraria è del 70%, mentre quella della popolazione sottoposta a misure alternative è di circa la metà. Lo ha reso noto oggi Antonietta Pedrinazzi, dirigente del Sindacato direttori penitenziari (Sidipe), che ha spiegato: «Se ne deduce che è la stessa condizione dell’esecuzione penale fuori dal carcere a porre di per sé le basi per un recupero sociale molto più efficace». Il che «rende non sempre comprensibili alcune scelte esclusivamente a favore dell’esecuzione penale eseguita in forma detentiva, fatte dalla politica in nome della sicurezza».

«Se prendiamo a riferimento il decennio pre-indulto dell’agosto 2006 – ha detto Pedrinazzi – vediamo che dal 1997 la popolazione detenuta in carcere è passata da circa 50mila a 63mila persone». Nello stesso periodo, ha sottolineato la dirigente del Sidipe, «la popolazione dei condannati in misura alternativa è cresciuta da 35mila fino a 50mila persone: una realtà assolutamente non trascurabile per un periodo di oltre dieci anni». Dopo l’indulto, ha affermato Pedrinazzi, «questo valore è sceso a circa 11mila unità, ed è tuttora mantenuto, a seguito delle scelte politiche fatte in questi anni, mentre la popolazione carceraria è andata progressivamente aumentando e ora ha raggiunto numeri di nuovo decisamente alti, tali da destare seria preoccupazione».

Ad oggi sono oltre 64mila i detenuti nelle carceri italiane, contro una capienza regolamentare di circa 43mila posti. Oltre 20mila sono i detenuti stranieri. Numeri che segnalano la situazione più grave dal 1946 ad oggi, con quasi la metà deilla popolazione carceraria ancora in attesa di giudizio.

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