Welfare
Meno ragazzi cattivi malgrado noi
Cambio della guardia alla Giustizia minorile: arriva Priore al posto di Magno. Un bilancio della delinquenza adolescenziale in Italia? In diminuzione
Lo spoil system non risparmia neanche la giustizia minorile. Il Guardasigilli Castelli ha deciso di sostituire Giuseppe Magno, che da più di vent?anni si occupa di minori e che dal ?96 era alla guida del dipartimento della giustizia minorile, con Rosario Priore, il sostituto procuratore che ha seguito il caso di Ustica. Prima che lasciasse il ministero di via Arenula abbiamo chiesto al giudice Magno una riflessione su questi anni.
Vita: È cambiata la criminalità minorile? Se sì, come?
Giuseppe Magno: In Italia ci si sta avviando verso una drastica riduzione del fenomeno. Al di là dei toni allarmistici montati ad arte da chi ha interesse a creare un clima di incertezza e tensione, se ci soffermiamo ad analizzare i dati forniti dalle agenzie internazionali sulla criminalità minorile e li confrontiamo con quelli di altri paesi europei, ci rendiamo conto che la differenza è di 14-15 punti percentuali. In Italia l?indice di criminalità e di recidività sono tra i più bassi al mondo. Negli ultimi dieci anni il numero delle denunce è rimasto stabile a 40mila l?anno, il numero dei minori presenti nelle 17 carceri minorili è compreso tra i 20 e 25mila. Il numero dei reati, nonostante l?incremento di quelli commessi da ragazzi extracomunitari, è rimasto stabile o è addirittura diminuito.
Vita: Visti i risultati, non è ipotizzabile la realizzazione di un nuovo modello rieducativo?
Magno: Per abbandonare gradualmente l?intervento penale è necessario puntare sulla prevenzione. In Italia ci sono i presupposti culturali e le condizioni obiettive per realizzare un modello educativo del genere. Questo non vuol dire che dobbiamo chiudere le carceri. La prevenzione deve iniziare nelle famiglie e nelle scuole e se qualcuno di questi attori non è in grado di svolgere il proprio compito, bisogna intervenire prevedendo, per esempio, corsi di formazione per le famiglie. è necessaria inoltre una continua opera di sorveglianza sui luoghi che i giovani frequentano. Per la quota fisiologica di devianza che rimarrebbe, la giustizia minorile sarebbe in grado di realizzare degli interventi su misura: ogni ragazzo dovrebbe essere trattato come un caso a sé, in fondo ogni persona aspira a essere e a ricevere un trattamento personalizzato.
Vita: È davvero possibile realizzare interventi su misura?
Magno: Ogni anno varcano le soglie delle carceri minorili duemila ragazzi e le persone che operano in questo settore sono circa mille. Con la prevenzione il numero dei minori coinvolti in fatti criminosi potrebbe ridursi a tal punto che ogni operatore potrebbe occuparsi esclusivamente del singolo caso. Non si tratta di eliminare le sbarre, ma di sostituire quelle in metallo con prescrizioni e attori che sappiano controllarne il rispetto. Il giudice prescrive il comportamento che il minore deve osservare e una rete fatta di persone dovrà monitorarne il rispetto e segnalare i comportamenti difformi.
Vita: Ma se ci sono i presupposti perché non lo si realizza?
Magno: Per favorire lo sviluppo di un sistema basato sulla prevenzione è necessaria una società serena. è stupefacente come sui temi della delinquenza, in particolare di quella minorile, ci sia una forte pressione dei media per orientare indirettamente l?opinione pubblica. I timori che questa propaganda crea sono del tutto infondati. Una recente ricerca del Censis mette in evidenza come la maggior parte delle persone tema più la microcriminalità, perché la sente più vicina, che i reati più gravi.
Vita: L?applicazione di questo nuovo modello potrebbe essere esteso ai minori stranieri?
Magno: Se dal computo dei reati commessi escludessimo quelli perpetrati soprattutto da ragazzi marocchini e albanesi avremmo una riduzione del 50 per cento. Quelli relativi agli immigrati non sono problemi penali ma sociali, e vanno affrontati cercando di capire la loro cultura e le loro esigenze. C?è un gap culturale che va colmato. L?occasione che verrebbe loro concessa sarebbe interpretata come una possibilità di fuga e non di reinserimento. I ragazzi stranieri spesso non hanno riferimenti, sono soli, non vanno a scuola; in questi casi la soluzione migliore è quella del rimpatrio assistito. Con il contributo della cooperazione allo sviluppo, nei paesi di origine si potrebbe lavorare alla costruzione di una rete di servizi che sappia coinvolgere e controllare il minore.
Vita: Che ruolo avrebbe il volontariato?
Magno: Senza il contributo dei volontari non sarebbe attuabile. In Italia il 27 per cento della popolazione fa qualcosa di propria spontanea volontà: milioni di persone, portatrici della cultura del fare, che danno vita a una rete di servizi in cui il minore dovrebbe vivere. Ma oltre ai volontari, questo modello richiede anche maggiore professionalità della polizia penitenziaria. L?agente dovrà essere formato a svolgere un opera di ?intelligence?, invece che di custodia: ricevere i messaggi di chi segnala che il minore non rispetta le prescrizioni e attuare un intervento correttivo più incisivo.
Vita: Ci sono stati segnali di interesse da parte delle istituzioni?
Magno: Nell?ultima parte della scorsa legislatura era stato presentato un disegno di legge che gettava le basi per la realizzazione di questo modello. Evidentemente il problema non è stato avvertito come prioritario, e il testo non è stato nemmeno preso in esame. Mi piacerebbe vedere un?opinione pubblica che, invece di lasciarsi prendere da inutili isterismi, facesse comprendere a chi lavora nelle istituzioni che anche il recupero dei minori è una priorità e che le soluzioni basate sull?inasprimento delle pene sono un rimedio più dannoso del male che vorrebbe curare. In alcuni stati degli Usa è prevista la pena di morte anche per i minori, eppure la delinquenza minorile non è stata debellata. Se a una pentola in cui sta aumentando la pressione si schiaccia il coperchio si rischia solo di farla esplodere.
Vita: Quale esperienza ha Priore in tema di giustizia minorile?
Magno: Che io sappia, nessuna. Non dubito del fatto che sia un ottimo magistrato, ma il problema è che in questo momento l?unica cosa che non possiamo permetterci è quella di perdere tempo.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.