Famiglia
Meno male che cè Pisanu
L'editoriale di Giuseppe Frangi sui recenti eventi di cronaca legati al fenomeno dell'immigrazione.
“Fino a quando ci saranno Paesi poveri che producono molti figli e Paesi progrediti che producono molta ricchezza e pochi figli, ci saranno migrazioni dagli uni verso gli altri. Un fenomeno come questo non si può governare soltanto con gli strumenti, pur importanti, dell?ordine e della sicurezza interna”. Non sono parole pronunciate da un leader new global, né da un missionario, né da un esponente di una sinistra capace di pensare che al mondo esista qualche altro problema oltre a Berlusconi. No: sono parole di Beppe Pisanu, attuale ministro degli Interni e quindi collega di governo del ?bombardiere? Umberto Bossi. Sembra incredibile che all?interno di una stessa compagine governativa possano coesistere due visioni del mondo (e quindi del problema immigrazione) tanto opposte l?una rispetto all?altra. Eppure queste parole, come del resto quelle ributtanti di Bossi, non si prestano ad interpretazioni. Sono un giudizio chiaro sulle radici del fenomeno e quindi sulle strategie per affrontarlo (che è cosa un po? diversa dalla pretesa di ?affondarlo?).
Ai margini di questo contrasto, c?è una riflessione da fare. È angoscioso il confronto tra lo strepitio che si ascolta dalla parte di chi dovrebbe accogliere e il silenzio disperato di chi bussa alle porte. È una considerazione elementare, che mette a contrasto questa volta un?umanità sazia e istupidita dal suo egoismo, con quell?altra umanità priva di tutto ma attaccata disperatamente alla vita. Il chiacchiericcio gratuito si scontra con quegli sguardi muti. La banale fretta con cui si liquida la questione, con la pazienza impressionante di quella gente capace di sottoporsi a prove indicibili pur di avere una speranza di futuro. Non parlavano quei curdi imprigionati nelle lamiere infuocate di quel camion carico di angurie che li aveva portati in Italia. Battevano disperatamente i pugni contro le pareti, sinché gli agenti di dogana li hanno sentiti e liberati. Dentro la temperatura era tale che il loro corpo misurava 43 gradi. E uno non aveva retto. Prima di parlare bisognerebbe pensare a quelle facce, a quei silenzi, a quegli occhi sgranati imploranti un futuro. Bisognerebbe imparare a vedere com?è il mondo e com?è la vita vista da quella parte. Questo non per pietismo, ma per capire quanto la questione immigrazione non sia una questione tra le tante. Sia la questione su cui si gioca non solo la nostra dignità di persone capaci ancora di pensieri e di sentimenti umani, ma anche il nostro futuro.
Per questo è giusto elogiare Pisanu. Non solo perché ha dato prova di senso civile (“Sono ministro dei diritti civili, non un ministro di polizia”, ha detto). Ma perché ha impostato il problema in termini realistici: l?immigrazione è figlia di un modello di sviluppo di cui noi siamo la parte vorace e vincente. Ma sino a quando le cose resteranno così?
Con questo numero l?inserto Etica&Finanza festeggia i due anni di vita. Due anni fa, quando è uscito il primo numero, i fondi etici sul mercato italiano erano 9. Oggi sono quasi 40. Sintomo che una domanda diversa si sta facendo largo anche nel mondo che sembrava più refrattario. Fa un po? più fatica a farsi largo nel mondo dell?informazione, che continua a relegare l?etica e la responsabilità sociale in posizione marginale, come dimostra l?inchiesta pubblicata in questo numero. Per questo abbiamo voluto lanciare la provocazione: in una settimana del Financial Times ci sono più articoli dedicati a questi temi che in sei mesi di stampa economica italiana. Ne parliamo con i diretti interessati lunedì 23 a Milano. Siete invitati a discuterne. E anche a festeggiare.
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