Non profit

Meno fotocopie, più copie chiedono autori e editori

Lettera di una lettrice

di Riccardo Bonacina

Cara redazione, sono una vostra ammiratrice, parlo spessissimo della rivista agli amici, la leggo con goduria appena arriva, ne tengo un numero sulla scrivania del mio ufficio alla Sezione Lirica della Siae, regalerò qualche abbonamento ad amici che penso apprezzeranno. è quindi tutto un peana, ma… sono costretta a fare qualche osservazione sulla nota ?Libri e contrabbando? rubrica 7 giorni del numero 48 a firma Alessandro Banfi, riportata anche nella rassegna stampa interna della Società degli Autori. Mi sembra assai superficiale meravigliarsi dell?operazione della Guardia di finanza che colpisce chi ?tarocca? i libri: non cd, non videocassette ma libri. Perché vi sembra tanto strano?
Le borse , i vestiti, i cd falsi sono da reprimere e i libri no? E Perché? «…quali sono i diritti che peserebbero su Dante, Manzoni?» dite voi. Nessuno e infatti le opere degli autori morti da più di 70 anni sono di pubblico dominio, cioè di uso libero senza dover chiedere permessi o pagare diritti di utilizzazione. Ma è il diritto dell?editore che viene ?taroccato?. C?è un costo per la composizione grafica, la distribuzione, la vendita anche per chi pubblica opere di pubblico dominio. Perché non vi scandalizza il fatto che taroccando un prodotto si lede il diritto di chi quel prodotto ha realizzato?
E passando ad autori tutelati chi vi dice che la Fallaci e la Tamaro o gli eredi e i traduttori di Anna Frank sarebbero «lietissimi di rinunciare ai loro diritti pur di diffondere le loro opere»? Cedendoli poi ai taroccatori? Vi prego di riflettere sul fatto che ingiustamente il diritto d?autore è considerato un abuso inflitto alla collettività. L?autore vive di quel diritto e può, se crede, cederlo ma non in nome di una presunta diffusione della cultura. Oggi molti bei libri si possono acquistare al prezzo di una tazzina di caffé per non parlare del meritorio servizio reso dalle biblioteche ( vi propongo una indagine shock: chiedete alle persone se e quando si sono avvalse dei servizio delle biblioteche pubbliche). Eppure, pochi comprano libri e pochissimi li leggono. Ma l?incidenza del diritto d?autore non c?entra affatto. Taroccare i libri è rubare e intralciare, questo sì, la cultura. Basti pensare alle riviste scientifiche e di pregio che non sopravvivono a causa dei costi di produzione divenuti insostenibili e sopraffatte dal mal costume delle fotocopie. Grazie per l?attenzione. La vostra ammiratrice
Patrizia Frisoli Lombardi, Roma

Risponde Riccardo Bonacina: Carissima Patrizia, grazie innanzitutto per la stima con cui ci legge. Riguardo alla rubrica di Alessandro Banfi, le confesso che in redazione aspettiamo i suoi pezzi con ansia per l?humor con cui riesce, in pochissime righe, a fotografare la settimana in cronaca. Forse solo il capocronista di uno dei più grandi quotidiani italiani (Banfi è il vicedirettore del Tg5) con un passato in un settimanale di grande scrittura poteva riuscire nell?impresa di raccontare la cronaca, che spesso è una ?macelleria?, con una tale arguzia e senza mai scadere nell?offesa. C?è qualcuno tra i nostri lettori che sta collezionando la sua serie sui nomi delle operazioni delle forze dell?ordine. ?L?operazione copyright? della Guardia di finanza rientra in questa esilarante serie.
L?invito è a sorriderne, anche in Siae. Da parte nostra e di Banfi il messaggio è ricevuto: non è vero che gli eredi, gli editori, le Fallaci o le Tamaro siano «lietissime di rinunciare ai diritti». E anche noi di Vita, che editori siamo, ogni tanto ci lamentiamo con più di un lettore: «Meno fotocopie e più copie». Please.

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