Formazione
Meno culle oggi: 2.200 classi in meno nel 2020
Tra soli sei anni ci saranno 60mila alunni in meno. Guardando a questo dato un pediatra milanese suggerisce di alzare l'obbligo scolastico a 18 anni, soprattutto a vantaggio della salute fisica, psichiatrica e della crescita degli adolescenti
di Redazione
Meno 2.200 classi nel 2020, cioè tra soli sei anni. Il dato arriva da un pediatra di Milano, Italo Farnetani, che partendo dal calo della natalità ha elaborato questo scenario per Adnkronos.
Il drastico calo delle culle in Italia porterà ad avere «60mila alunni in meno con una disponibilità di 11mila insegnanti» illustra il pediatra convinto che «ci siano i mezzi per contrastare l’abbandono scolastico e allungare l’obbligo a 18 anni, a vantaggio della salute fisica, psichiatrica e della crescita dei giovanissimi».
Il pediatra entra così nel dibattito sul futuro della scuola che in questi giorni è tutto incentrato su cattedre, supplenti e prof di ruolo o precari, osservando che con 60mila studenti in meno pari a 2.200 classi che se ne vanno in fumo « invece di parlare solo di insegnanti, supplenze e precariato, fra le ottimizzazioni possibili delle risorse sarebbe il caso di pensare ai ragazzi, al loro sviluppo e alla loro salute. La maggior disponibilità di insegnanti potrebbe dunque essere impegnata a favore degli alunni estendendo l'obbligo scolastico a 18 anni, mentre ora è a 16», spiega. «Oggi ci sono 300mila minori fra i 17 e i 18 anni che non vanno a scuola, mentre in questa età l'organismo è ancora in formazione, pertanto non adatto al lavoro».
Ed è una preoccupazione soprattutto sanitaria quella che anima Farnetani che sottolinea come per la salute degli adolescenti la priorità della scuola «sarebbe quella di innalzare l’obbligo scolastico a 18 anni e allo stesso tempo combattere la dispersione che è anche uno strumento di lotta al lavoro minorile». Il pediatra assicura che «per crescere bene il messaggio è: tutti a scuola».
Secondo il pediatra, inoltre, con l’obbligo a 18 anni si riuscirebbe a contrastare «il disagio di questa fascia di età. Si consentirebbe una formazione migliore e più uniforme e si accompagnerebbe in modo più completo la crescita dei giovanissimi. Le risorse, per quanto riguarda gli insegnanti» conclude «ci saranno. Sarebbe utile programmare questo intervento a vantaggio dei giovanissimi»
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