Famiglia

Meno comunità e meno affidi. Genitori sempre più soli

di Redazione

Ma è vero che i minori stanno sparendo dalle comunità? In Campania «tre anni fa c’erano 340 comunità educative, oggi sono un centinaio», dice Mario Massa, presidente del Consorzio Regionale Asis. «Prima c’era un invio troppo facile, oggi c’è una distorsione al contrario, gli assistenti sociali dichiarano l’input di ridurre al minimo gli invii in comunità e infatti oggi arrivano quasi solo ragazzi allontanati con un decreto del Tribunale, che è vincolante per i Comuni». In un territorio dove praticamente l’affido non c’è, l’alternativa «è che non si fa nulla».
Già prima della crisi, secondo l’Istat, la spesa sociale dei Comuni per i servizi residenziali era scesa da 221 milioni di euro nel 2007 ai 186 del 2008. In Toscana tra il 2007 e il 2010 sono diminuiti tanto gli invii in strutture residenziali (-22%) quanto gli affidi (-18%) e il 77% dei minori presenti in comunità aveva un provvedimento dell’autorità giudiziaria. In Lombardia i minori in comunità residenziali nel 2009 erano il 17% in meno che nel 2003, con un crollo di 12 punti percentuali, tra il 2006 e il 2010, degli invii alle comunità educative classiche e un boom delle comunità famigliari.
Andrea Crivelli, responsabile progetti Italia dell’Albero della Vita, sei comunità in tutta Italia, pur avendo le case piene registra «un calo del 20% nelle richieste di invio da parte dei servizi sociali». A Torino in questi ultimi due anni cinque comunità hanno chiuso, molte si stanno riconvertendo e Mauro Maurino, presidente di Crescere Insieme, arriva a dire che «serve modulare i costi, con una parte fissa e una variabile in base al numero degli ospiti. Ed è così vero che serve un educatore la notte?».
Vero è che dal 2001, con la legge 149, l’affido è la strada privilegiata per accompagnare un minore che non può stare nella propria famiglia. Tutti i Comuni infatti dicono di puntare su quello. «Ma puntare sull’affidamento vorrebbe dire promuoverlo, mentre nessun Comune fa niente in questo senso», dice Riccardo Ripoli, presidente dell’Associazione Amici della Zizzi. Che gli affidi siano aumentati a lui «non risulta per nulla». All’ultima rilevazione nazionale, nel 2008, i minori in affido erano aumentati del 49% rispetto al 1999, arrivando ad essere la soluzione scelta per poco meno della metà dei 30.200 minori fuori famiglia: ma secondo Enrico Moretti, responsabile dell’area statistica dell’Istituto degli Innocenti, l’affido «già tra il 2007 e il 2008 aveva subìto una battuta d’arresto, calando del 9,5%».
C’era un’idea che sembrava vincente, quella delle comunità che si appoggiano a reti di famiglie: il vantaggio di avere sia la presa in carico professionale sia il calore affettivo di una famiglia, ad un costo più contenuto. Un esempio storico è quello realizzato dall’Associazione Fraternità, di cui Montecremasco è la comunità più famosa. Complessivamente ancora oggi hanno in carico su questo modello 170 minori, ma Angelo Gipponi, il direttore, confessa che «da un anno passo il tempo a rinegoziare le cifre delle rette con i Comuni. Partiamo da 65 euro al giorno, siamo arrivati a riduzioni dal 10 al 30%. E ho un calo di richieste del 50-60%».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA