Dal 20 al 22 settembre l’Onu farà il bilancio dello stato di avanzamento degtli Obiettivi del Millennio. Per centrarli in appena un lustro
si dovranno strappare alla povertà ancora 500 milioni di persone. Un traguardo che i Grandi della Terra considereranno ancora possibile. Anche se
non sanno ancora come
Nella vita non basta fissarsi degli obiettivi. È opportuno raggiungerli. Quelli sottoscritti nel 2000 da 189 capi di Stato e di governo avevano il sapore di una sfida impossibile: ridurre del 50% la povertà nel mondo entro 2015. Sono passati dieci anni, e dal 20 al 22 settembre la comunità internazionale si riunirà al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite per fare un bilancio sui risultati (magri) ottenuti e le sfide (enormi) che si profilano nel prossimo quiquennio.
Se l’evento rischia di ridursi a una cerimonia funebre, c’è chi alla vigilia del Summit mondiale sugli Obiettivi del Millennio (Mdgs) crede che il miracolo non sia fuori target. Una scommessa audace riassunta in un documento di 31 pagine che dovrebbe essere adottato al termine del vertice. Con ogni probabilità, i leader mondiali ribadiranno fino allo spasimo che «gli Obiettivi del Millennio sono ancora raggiungibili, anche nei Paesi più poveri». Intanto qualcuno dovrà spiegare perché dal 1990, anno di riferimento statistico degli Mdgs, il numero di poveri costretti a vivere con meno di 1,25 dollari al giorno è calato soltanto da 1,8 a 1,4 miliardi. Per arrivare al 50% prefissato mancano ancora 500 milioni di persone da strappare alla povertà.
Una cifra insufficiente se si pensa alla lista della spesa stilata dai principali organismi internazionali per rispondere alle sfide colossali che ci aspettano. In cima c’è il cambiamento climatico i cui costi di adattamento per i Paesi poveri sono stimati in 100 miliardi di dollari annui da qui al 2020. A ruota l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, ne chiede 37 per la salute (l’obiettivo più tralasciato dalla comunità internazionale), ai quali si sommano 16 miliardi per l’Africa e altri 37 che secondo Oxfam sono necessari a combattere la malnutrizione. Dieci poi sono quelli che gli esperti indicano necessari per raggiungere l’obiettivo di garantire l’educazione primaria.
Probabilmente non basterà. In cuor suo, Ban Ki-Moon spera che le nuove potenze emergenti possano riservare una parte del Pil accumulato con la loro irrestitibile ascesa economica agli Aiuti allo sviluppo. Al pari del settore privato, Cina, India e Brasile (per citare i Paesi più importanti) potrebbero diventare i nuovi protagonisti della lotta contro la povertà nel mondo.
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