Economia

Meno aiuti all’agricoltura?

Domani si decide il futuro della Pac. L'Italia rischia di perdere il 18% degli aiuti

di Maurizio Regosa

È domani. L’Unione europea, approvando il nuovo Quadro finanziario pluriennale, deciderà anche le sorti di milioni di imprenditori agricoli italiani, stabilendo quali saranno gli investimenti nelle Politiche agricole comunitarie dal 2013 al 2020. Una partita alla quale anche Coldiretti guarda con molta cautela, visto che potrebbero ridursi (e di molto) i contributi all’Italia. Il Belpaese rischia di perdere il 18% della propria quota attuale di aiuti, pari a circa 5,5 miliardi.

Decisioni strategiche

Il 17 ottobre del resto è la Giornata mondiale dell’alimentazione. Una data che ricorda, o dovrebbe, l’importanza del cibo e quindi dell’agricoltura, ancora nel mirino della speculazione (è di queste ore il monito della Fao: i prezzi alimentari resteranno alti, con il conseguente «rischio» di non «raggiungere l’obiettivo di Sviluppo del Millennio di dimezzare per il 2015 la proporzione di persone che soffrono la fame»). Si capisce che la ripartizione delle risorse dell’Unione (da dividere nel prossimo settennio fra gli attuali 27 paesi) assume una rilevanza particolare. In ballo ci sono oltre mille miliardi di euro. Tanto è il budget del Quadro finanziario pluriennale 2014-2020, in cui si inseriscono le Pac. Un quadro che prevede, rispetto al settennato precedente, un congelamento del peso sul Pil in valori correnti, e quindi una riduzione a prezzi costanti (come sollecitato da alcuni paesi, fra cui Germania e Francia) e l’organizzazione in cinque rubriche, riviste in coerenza con gli obiettivi di Europa 2020 per una crescita inclusiva, coerente e sostenibile.

Meno soldi al Pac

È appunto nella rubrica della Crescita sostenibile che si inseriscono le risorse destinate alle Politiche agricole comunitarie, al primo pilastro delle quali (mercato e pagamenti diretti) andranno fra 2014 e 2020, secondo una progressione decrescente, 281,8 miliardi (il 12,5% in meno rispetto al settennato precedente), mentre al II Pilastro arriveranno quasi 90 miliardi (e anche qui si parte dai 13,8 miliardi del 2013 ai 12 miliardi del 2020). Unitamente alla Politica di coesione, il Pac è una delle voci in declino (anche se insieme arrivano a coprire il 33% del bilancio), mentre risultano in crescita consistente Ricerca e innovazione, Istruzione, Sicurezza e soprattutto Infrastrutture (ma si passa complessivamente dal 15% al 24).

Le probabili novità

Non sono ancora definitivie, ma si vocifera circa la progressiva riduzione dei premi (saranno aboliti oltre i 300mila euro l’anno; per l’Italia si calcola una perdita del 17,5% degli aiuti), l’introduzione di un aiuto a ettaro eguale per tutti entro il 2028 (e quindi sulla base del solo criterio della superficie agricola e non, come ripetutamente chiesto dal ministro delle Politiche agricole, Saverio Romano, sulla produzione lorda vendibile) e l’introduzione del cosiddetto «greening», cioè il vincolo del 30% degli aiuti alla diversificazione produttiva: un’azienda non potrà dedicare alla stessa coltura oltre il 70% della propria superficie, pena la decurtazione del 30% del premio. Una scelta che penalizzerebbe l’Italia, viste le dimensioni aziendali medie piuttosto ridotte. Infine una riserva del 10% del budget nazionale potrà essere destinata ad aiuti specifici legati alla produzione per settori in crisi o situazioni particolari.

Le reazioni italiane

La «trattativa che sarà lunga e faticosa» (come l’ha definita il ministro Romano) è solo alle prime battute. «Se le indiscrezioni della vigilia fossero confermate – ha sottolineato il presidente della commissione Agricoltura del Parlamento Ue, Paolo De Castro – ci troveremmo di fronte a un testo carente nella parte che riguarda le misure di mercato, che in un momento di crisi e fortissima volatilità dei prezzi dovrebbe essere quella più importante». Comprensibilmente molto preoccupati sono gli imprenditori agricoli: «Le risorse devono andare agli agricoltori attivi. Agricoltori veri che producono cibo, contribuiscono all’occupazione e alla crescita e, soprattutto, vivono di agricoltura lontani da logiche di rendita, in coerenza con la strategia Europa 2020», ha ribadito il presidente della Coldiretti Sergio Marini, «difesa del budget, più efficaci strumenti di mercato, assicurazione al reddito, filiera corta, ed ancora centralità del lavoro e contrasto alla rendita fondiaria sono alcuni degli importanti obiettivi che l’Italia deve perseguire sulla base del documento elaborato da tutte le organizzazioni agricole e cooperative».

 

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