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Memorandum d’intesa Italia-Libia, ActionAid: «Il Parlamento vigili sui fondi»
L’Osservatorio sulla spesa esterna in migrazione dell’Italia dell'associazione che difende i diritti dell'uomo, calcola che negli ultimi anni l’Italia (con il sostegno economico dell’Ue) ha destinato oltre 124 milioni di euro per la fornitura di mezzi, macchinari e corsi di formazione. Tuttavia, tra il 2017 e la fine del 2022 centomila persone sono state intercettate e riportate in Libia, spesso subendo torture e violenze. E, dal 2016 ad oggi, 14mila migranti sono morti o dispersi nel Mediterraneo centrale
di Redazione
Si rinnova oggi per altri tre anni il Memorandum d’intesa tra l’Italia e il Governo di accordo nazionale libico firmato nel 2017 dall’allora primo ministro, Paolo Gentiloni, e il presidente del Consiglio presidenziale, Fayez Mustafa Serraj. L’intesa (mai passata dalla ratifica del Parlamento e concepita come estensione del primo Trattato di Amicizia tra i due Paesi siglato nel 2008 dal Governo Berlusconi) ha come obiettivo il rafforzamento della cooperazione tra i due Paesi per aumentare la capacità della Libia di fermare i flussi migratori verso l’Unione Europea. Un accordo di appena quattro pagine dove l’Italia si impegna a fornire mezzi, strumentazione, supporto tecnico e formazione alle autorità libiche preposte al controllo delle frontiere marittime e terrestri per aumentare la loro capacità di presidiare, intercettare e respingere i migranti in viaggio, in particolare verso le coste Italiane.
Nel quadro di questa rinnovata intesa, l’Italia (con il sostegno economico e politico dell’Ue) in questi anni ha destinato oltre 124 milioni di euro per la fornitura di mezzi navali e terrestri, motori, strumentazione satellitare, corsi di formazione, oltre che per la rimessa in efficienza di imbarcazioni e la fornitura di moduli abitativi per la creazione di un sistema integrato di controllo delle frontiere marittime e terrestri in Libia. Si tratta di una stima al ribasso realizzata dall’Osservatorio sulla spesa esterna in migrazione dell’Italia, The Big Wall, di ActionAid. “Una spesa difficile da monitorare, sia per la complessità nelle modalità di gestione, sia per i continui silenzi e dinieghi che le pubbliche amministrazioni coinvolte, in particolare ministero dell’Interno e ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, antepongono alle continue richieste di accesso alla documentazione di dettaglio relativa ai progetti”, sostiene ActionAid in una nota diffusa questa mattina. “Sullo sfondo un Parlamento che non ha mai svolto quella necessaria funzione di controllo sulla spesa che, secondo ActionAid, andrebbe estesa anche al merito delle attività finanziate, in particolare con riferimento alle conseguenze sui diritti umani delle persone migranti”.
In relazione a quest’ultimo aspetto, infatti, i numeri disegnano un tragico bilancio: tra il 2017 e la fine del 2022, sono state centomila le persone intercettate e riportate in Libia, molte delle quali sono state recluse in centri di detenzione controllati dalle varie milizie in lotta nel Paese, subendo sequestri, torture e violenze. Non solo: è quasi raddoppiato il tasso di mortalità in mare che ha raggiunto il suo picco nel 2019, quando un migrante ogni dieci che “prendeva il mare” è annegato o è finito disperso. Secondo i dati dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni, dal 2016 ad oggi sono state quasi 14mila le persone morte o disperse nel Mediterraneo centrale.
«Le politiche di esternalizzazione delle frontiere vengono finanziate con centinaia di milioni di euro di risorse provenienti dal bilancio dello Stato», spiega Lorenzo Figoni, policy advisor di ActionAid. «La maggior parte di questi soldi, in particolare per quanto riguarda la Libia, sono gestiti in modo poco trasparente e senza meccanismi adeguati di accountability in materia di diritti umani. Il Parlamento svolge un ruolo marginale: vota i finanziamenti attraverso l’istituzione di fondi ad hoc in Legge di bilancio, ma non chiede mai conto di questa spesa, così come delle strategie e delle politiche che di volta in volta le diverse compagini governative senza soluzione di continuità hanno adottato negli ultimi anni in materia di politiche migratorie esterne. È urgente che il Parlamento torni a svolgere una necessaria funzione di controllo di questa spesa e che, anziché rafforzare la cooperazione con la Libia sul fronte del controllo migratorio come recentemente annunciato dalla presidente Meloni in visita a Tripoli, si abbandonino finalmente le fallimentari politiche di esternalizzazione, a partire dalla cancellazione del Memorandum d’intesa con la Libia, riportando i diritti dei migranti al centro delle politiche migratorie».
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