Politica

Melpignano, storia della “cooperativa perfetta”

La racconta in un libro Ivan Stomeo, sindaco del piccolo borgo salentino dove nel 2011 è nata la prima cooperativa di comunità italiana. Che reinveste gli utili derivati da decine di impianti fotovoltaici installati sui tetti e dalle "case dell'acqua" in progetti per migliorare la vita di tutti i cittadini

di Marina Moioli

«Riunirsi insieme significa iniziare; rimanere insieme significa progredire; lavorare insieme significa avere successo».

L’aforisma di Henry Ford calza a pennello per descrivere l’esperienza di Melpignano, il borgo in provincia di Lecce celebre in tutta Europa per il festival musicale Notte della Taranta, dove nel 2011 è nata la prima esperienza in Italia di “cooperativa di comunità”.

A raccontare la storia di questo piccolo comune virtuoso di 2.300 abitanti in cui le istituzioni e una parte dei residenti, insieme, hanno fondato una cooperativa di servizi al fine di cooperare per il bene del territorio, è il sindaco Ivan Stomeo (eletto nel 2010 e riconfermato quest’anno con l’80% dei voti a capo della lista civica Progetto democratico di area Pd) nel libro “La cooperativa perfetta” (ed. Editrice Missionaria Italiana, 64 pagine, 7 euro), scritto per spiegare in cosa consiste la formula della cooperativa di comunità e con quali modalità l’esperienza si può riproporre altrove.
«Una comunità che esprime gioia è una comunità che ha il senso del futuro», sostiene spesso Ivan Stomeo negli incontri di presentazione del suo libro in giro per l’Italia. E in fondo la storia di questo borgo si riassume perfettamente in quello che non è solo uno slogan, ma è diventato una bella realtà.

«Tutto è cominciato nel giugno 2010, quando partecipai a Cefalù a un convegno sul turismo responsabile con Giuliano Poletti, allora presidente di Legacoop. Poletti accennò a un’idea ancora allo stato embrionale: creare le condizioni affinché i cittadini di un borgo si possano organizzare per autogestire lo sviluppo del proprio territorio», racconta Stomeo. Da sindaco, intuì subito una grande opportunità di crescita, non solo economica, che la sua comunità poteva avere e si mise a disposizione per una prima sperimentazione sul campo. Dopo un mese erano già nato un gruppo di lavoro con i rappresentanti di Legacoop nazionale e una delegazione dell’Associazione Borghi Autentici d’Italia. Prese forma in quei giorni l’idea di sperimentare a Melpignano, per la prima volta in Italia, un modello di nuova cooperazione.

«La mia intuizione sta tutta qui, in fondo. Mi sono chiesto: perché non mettere insieme i cittadini, le maestranze della comunità, i tecnici che si occupano di energie rinnovabili, gli installatori di impianti fotovoltaici, l’amministrazione di una comunità e creare quella Cooperativa di comunità di cui si discuteva? Perché non utilizzare i proventi delle rinnovabili per finanziare la Cooperativa di comunità? Perché lasciare alle grandi multinazionali il privilegio di gestire gli utili delle rinnovabili? », commenta Stomeo.

Detto, fatto. Era il 18 luglio 2011, quando in piazza San Giorgio, alla presenza del notaio dottor Giovanni De Donno di Maglie, i primi 71 soci fondatori (che oggi sono diventati 127) hanno sottoscritto lo statuto della cooperativa. «Quel giorno (nella foto di apertura, ndr) faceva un caldo infernale. Era luglio, ma nessuno dei 71 soci ha nemmeno lontanamente pensato di alzarsi dalla sedia al sole prima di tre ore, tanto durò la prima tappa di un cammino entusiasmante. È bello vedere un’idea nel momento in cui si trasforma in realtà, quando si materializza in un progetto concreto. La cooperativa di comunità è nata dal raccordo tra pubblico e privato e noi siamo riusciti subito a dare un segnale di quello che si può fare nel campo dell’energia verde», sottolinea il sindaco di Melpignano.

La prima azione, infatti, è stata l’installazione dei tetti fotovoltaici sulle case dei soci, grazie ai quali oggi i cittadini hanno l’energia gratis. Con un investimento di 400mila euro sono stati realizzati i primi 34 impianti, di cui 29 di proprietà della Cooperativa e 5 venduti ai soci. Parte dell’incentivo del Gestore dei servizi energetici percepito dalla cooperativa. Gli utili dell’intera operazione sono stati circa 21mila euro che il Comune ha deciso di riutilizzare per l’acquisto dell’erogatore della Casa dell’acqua.

«Dopo il fotovoltaico abbiamo deciso di offrire un altro servizio ai cittadini ed è nato il progetto delle case dell’acqua. La prima struttura è stata installata nel 2013 per erogare, a 5 centesimi al litro, acqua minerale refrigerata. In breve è diventata per noi un’attività a tempo pieno e a oggi abbiamo montato 42 erogatori in altrettanti Comuni del territorio leccese, che presto saranno 50», continua il sindaco del borgo salentino. «Vengono impiegate circa venti persone tra elettricisti, idraulici e artigiani per la realizzazione delle casette, e per tutta la manutenzione necessaria. Solo a Melpignano abbiamo erogato 460mila litri di acqua, generando risparmio ambientale ed economico in termini di bottiglie di plastica non prodotte e di quantità di CO2 non emessi in atmosfera. In più con i ricavi, che lo scorso anno ammontavano a 23mila euro, abbiamo sostenuto le spese per l’acquisto dei libri di testo di 63 ragazzi di famiglie a basso reddito e contribuito al pagamento della mensa scolastica. Questo secondo me è il risultato politico e sociale più importante», conclude Stomeo.

Quella di Melpignano è una storia esemplare. Che dimostra come la formula delle Cooperativa di comunità, disciplinata in Puglia da una speciale legge regionale (la numero 23 del 2014), sia uno strumento utile per aiutare le realtà comunali a superare le difficoltà di gestione finanziaria.

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