Cultura

Meglio lui di Batistuta

Marco Viani era una giovane promessa della Fiorentina.Ma un tuffo in mare lo inchiodò per sempre.

di Giampaolo Cerri

Non solo Batistuta. Oltre ai gol del capocannoniere argentino, ai tocchi felpati di Rui Costa, ai guizzi imprevedibili di Edmundo o alle sgroppate di Torricelli, nella Fiorentina calcio c?è spazio anche per la solidarietà. Da alcuni anni infatti, grazie al pungolo di un?associazione di volontariato, dirigenti, giocatori ed ex calciatori viola sono coinvolti in manifestazioni per raccogliere fondi e sostenere iniziative di aiuto e persone in difficoltà.

Compagno di Luciano Chiarugi
?Giglio amico?, questo il nome dell?associazione, nasce intorno alla figura e all?entusiasmo di Marco Viani, ex-calciatore delle giovanili della squadra fiorentina. È stato lui a catalizzare, tre anni or sono, la disponibilità di molti ex compagni di maglia che con lui, giovanissimi, avevano calcato i campi da gioco di Coverciano, sul finire degli anni ?60, nel famoso Nagc (Nucleo addestramento giovani calciatori). Alcuni, come Andrea Orlandini, Adriano Lombardi, Marzio Magli e soprattutto Luciano Chiarugi avrebbero conosciuto una certa notorietà nella serie maggiore, vincendo coppe e campionati.
Viani, invece, le scarpette al chiodo le aveva dovute appendere prima, e inopinatamente, in una splendida mattina d?agosto. Lui, centrocampista offensivo tutto sinistro, spilungone guizzante e innamorato del pallone, atteso probabilmente ad una bella carriera, un giorno di fine estate 1968 si era tuffato malamente nel mare di Focette, in Versilia. Pochi minuti dopo, giaceva in un letto d?ospedale, completamente paralizzato per le gravissime lesioni spinali.
In un attimo era tutto finito: le discese affannate, l?emozione del tiro a rete, l?odore dell?erba tagliata di fresco, il rumore dei tacchetti nei corridoi. Lui, tutto scuola, oratorio e stadio; cresciuto sognando le serpentine di Julinho e le giocate armoniose di Lojacono. Tutto perso in un secondo, in una di quelle atroci banalità che, talvolta, la vita riserva. Fu così che Viani, diciottenne di belle speranze, si trovò inchiodato su una sedia a rotelle.
«Non ci fu il tempo di realizzare», spiega oggi Viani nel suo ufficio al Centro tecnico di Coverciano, da dove segue il Notiziario tecnico della Federazione gioco calcio. «La scuola cominciò subito ed era l?anno della maturità». Più difficile di un portiere da puntare o un difensore da dribblare.

Cento persone ad aiutarlo
È in questo frangente che Marco Viani fa esperienza concreta di che cosa vuol dire solidarietà: i professori, uno dopo l?altro, andarono per mesi a fargli lezione in ospedale. Combattendo i dolori, divorò antologie letterarie, manuali di ragioneria, testi di lingua. «Mi ricordo come fosse ieri, l?orale di italiano. Leopardi, dissi a chi mi interrogava, ci dà sempre un?ancora di salvezza. E il membro interno, il nostro professore d?italiano, uomo tutto d?un pezzo, si commosse fino alle lacrime».
Il pallone certo era un grande rimpianto, ma non una tragedia. Sostenuto dalla fede semplice e viva in cui era stato educato e dall?aiuto di tanti amici, Viani affrontò la partita più difficile: ore e ore di riabilitazione quotidiana.
«Certi giorni intorno a me ruotavano fino a cento persone». Ce ne volevano cinque a ogni turno a muovergli quei muscoli diventati improvvisamente inerti. Altri occorrevano per portarlo su e giù lungo i cinque piani del palazzo senza ascensore dove abitava. E quando si liberava dalle sedute di ribilitazione quotidiana, si buttava sui libri del corso di laurea in scienze politiche a cui si era iscritto. «Un dilemma», racconta, «mi domandavo continuamente se era davvero giusto impiegare tutte quelle ore in riabilitazione. Non era più utile dedicarsi allo studio?». Un momento che richiedeva testa e cuore – come un tempo, quando correva su e giù per il prato verde del Comunale.
«Nella partita della riabilitazione, sono stato più costante e scrupoloso di quando giocavo a calcio», ammette oggi. Un match che ha vinto clamorosamente, visto che oggi riesce a fare dei piccoli tratti con le stampelle, a tenere una penna in mano, a guidare, a lavorare, lui che, per lunghi mesi, non è riuscito a muovore un dito.
Laureato al Cesare Alfieri a pieni voti con una tesi sul pensiero di Emanuel Mounier, la ex mezzala mancina del ?68 impegna il tempo libero a tessere la tela di solidarietà di Giglio Amico. «Ho ricevuto tanto, in vita mia che non potevo non dare», si schermisce. Così telefona, scrive, organizza o semplicemente usa la sua eccezionale carica umana per calamitare adesioni, disponibilità, consensi. E così attori, cantanti, calciatori di oggi e di ieri, autorità pubbliche o manager privati si prestano per manifestazioni, partitelle a calcetto, feste o semplicemente per autotassarsi in favore di qualche progetto di solidarietà.

Per il Brasile o la leucemia
Una trama di rapporti e di sensibilità che attecchisce sempre di più nell?ambiente sportivo, soprattutto in quello calcistico della Fiorentina. Spettacolo infrequente: ex-calciatori, che hanno vissuto la stagione del privilegio e della notorietà, economicamente tranquilli, pronti a mobilitarsi per le suorine di San Paolo del Brasile o i familiari dei malati di leucemia.
Grazie alla lieta perserveranza di quel ragazzo che sognava di essere come Julinho o come Lojacono. E che incarna, in maniera straordinaria, le parole di una nota canzone di Francesco De Gregori: «Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall?altruismo, dalla fantasia».

E il 28, prima di Fiorentina-Piacenza…

Un giglio per amico. La prima uscita ufficiale dell?associazione è del maggio ?96. Ex-viola, comici di ?Vernice fresca?, azzurri toscani e cronisti sportivi si affrontano in un appassionato quadrangolare di calcetto al palasport di Firenze. Le migliaia di spettatori presenti regalano oltre 80 milioni all?Associazione Italiana Leucemie per aiutare le famiglie dei malati. Da quel momento, l?associazione di Viani, attraverso gesti più o meno grandi, ha sostenuto singoli e gruppi. Prioritari gli interventi a favore della povertà più nascoste, quelle che talvolta sfuggono ai canali tradizionali della solidarietà. Oggi fra gli amici di ?Giglio Amico?, figurano il direttore generale della Fiorentina, Giancarlo Antognoni, ex-sportivi come Gianni De Magistris, Antonio Di Gennaro, Alberto Di Chiara, Claudio Desolati, Mimmo Caso, uomini di spettacolo come Carlo Conti, Paolo Beldì, Novello Novelli, Paolo Vallesi.
E domenica 28 marzo, prima di Fiorentina-Piacenza, i volontari di ?Giglio Amico? raccoglieranno fondi allo stadio Artemio Franchi. I soldi raccolti verranno impiegati per sostenere alcuni anziani in difficoltà.
Giglio Amico onlus, via Pian dei Carpini, 96/6 – 50127 Firenze. Tel. e fax 055.4222214. Versamenti sul conto corrente bancario 99900/00 presso la Cassa di Risparmio di Firenze, Sede, via Bufalini 6, Firenze.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.