Mondo
Meeting. Prove di pace per il Medio Oriente
Un nuovo, esile, filo di speranza, per la ripresa del dialogo tra israeliani e palestinesi è partita oggi dal Meeting di Cl.
Rimini. Dal nostro inviato
Un nuovo, seppur esile filo di speranza, per la ripresa del dialogo per la pace in Medio oriente è partita oggi da Rimini dal Meeting di Cl. Dove israeliani e palestinesi hanno riconosciuto che non ci sono alternative alla “Road Map” e assicurato di volerla applicare, anche se le divisioni persistono. Dalla platea ciellina i ministri degli Esteri, israeliano e palestinese, Silvan Shalom e Nabil Shaat, alla presenza del nostro ministro degli Esteri, Franco Frattini, hanno provato a parlarsi faccia a faccia. Un dialogo aperto ma a tratti anche aspro e che ha messo in evidenza le forti differenze tra i due popoli. “Il risultato finale di oggi è positivo”, ha assicurato Frattini al termine dell’incontro che ha visto a confronto i ministri Shaat e Shalom. Un passo avanti a suo parere è stato fatto “non solo perche’ i due ministri sono venuti qui, ma proprio perché le parole finali sono state quella di voler riprendere il dialogo: “vogliamo entrambi la pace, siamo entrambi disposti a riprendere il negoziato nel più breve tempo possibile, siamo convinti che la Road Map sia l’unica via”. E per Frattini “sentirlo dire con tale chiarezza anche da Shalom è un motivo di grande soddisfazione”. Un dibattito, quello svoltosi al Meeting di Cl, con un inizio più che promettente: la richiesta sia di Shaat che di Shalom per la ripresa delle trattative di pace. “Noi palestinesi – ha detto Shaat – ci impegniamo a favore di una pace giusta e duratura, al cessate il fuoco, a terminare ogni violenza, ad accettare osservatori internazionali, per la Road Map. Chiediamo il ripristino del dialogo al più presto”. Dal canto suo Shalom, dopo aver strappato un applauso alla platea ciellina ricordando la visita del Papa in Israele come “uno dei momenti più importanti della storia nazionale del nostro paese”, ha ribattuto che “laddove c’era una possibilità di pace, Israele l’ha colta. Siamo pronti a concludere la pace con tutti i nostri vicini, con la Siria, la Giordania e la Palestina”. “Una pace vera – ha subito aggiunto Shalom – che porti realmente fine alle violenze con cambiamenti reali”. Shalom ha poi detto di essere molto preoccupato per il ritorno di un sentimento di antisemitismo in Europa. “Si sta facendo strada – ha detto il ministro israeliano – un sentimento di antisemitismo pericoloso per noi e per l’intera comunita’ internazionale e che mina i nostri sforzi diplomatici”. Il tono però è poi cambiato quando Shalom ha chiesto un cambiamento di leadership per l’Autorità palestinese che poco sta facendo per contrastare le frange terroristiche. “Finché Arafat continuerà a godere del prestigio internazionale – ha detto Shalom – difficilmente le cose cambieranno. Israele ha assunto delle posizioni unilaterali proprio per la mancanza di una seria leadership dalla parte palestinese”. Pronta la risposta del ministro palestinese che ha ripreso subito la parola per ricordare al suo collega “che Israele non ha il diritto di scegliere il leader del popolo palestinese. Due popoli vincono soltanto se fanno la pace, se un un popolo viene sconfitto non c’è pace. Bisogna porre fine all’occupazione israeliana e fermare gli insediamenti”. Però, ricorda amaramente Shalom, “noi non abbiamo mai mandato un kamikaze per uccidere civili palestinesi, mentre kamikaze hanno ucciso molti civili palestinesi”. “Quattromila sono le vittime palestinesi – ha ribattuto a sua volta Shaat – di cui il 60% sono bambini”.
Insomma il faccia a faccia di oggi ha mostrato le forti differenze di posizione che ancora esistono tra israeliani e palestinesi al di la’ dell’approccio di oggi a Rimini. Comunque, come ha sottolineato Frattini, questo incontro rimane importante per il nostro paese che si candida a divenire “la casa del dialogo tra diverse culture e religioni”. “Gli attori protagonisti di questa sfida della pace ci hanno detto che sono pronti”, ha puntualizzato Frattini, al termine dell’incontro e “ogni minuto in più che perdiamo è un minuto in più perso verso le persone che soffrono”.
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