Famiglia

Meeting. Mille lire al mese…

Epifani (Cgil) parla di politica economica, redditi, tassazione e prezzi con Vittadini, Campiglio e Mussari

di Antonietta Nembri

Da Rimini L?autunno che si prepara e la politica economica sono stati al centro dell?incontro dall?evocativo titolo: ?Se potessi avere 1.000 lire al mese: produzione, redistribuzione?, cui ha partecipato, con Luigi Campiglio, docente di Economia politica e pro-rettore della Cattolica di Milano, Giuseppe Mussari, presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena e Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani. Campiglio ha spiegato come le mille lire del 1937 di cui si parla nella canzone corrisponderebbero a uno stipendio medio di un dirigente tra i 2.600 e i 4.800 euro al mese. L?aumento della produttività e come essa viene distribuita influiscono sulla crescita dell?economia. Negli anni recenti la produttività non è aumentata, si è verificata una diminuzione del tenore di vita, l?economia è rallentata, la crescita è stata lenta. Oggi, manca una spinta ideale verso un futuro in cui credere e investire: è il tempo dei timori, dell?arretramento e della conservazione delle posizioni acquisite. L?essere in Europa se da un lato impone dei cambiamenti e dei confronti tra prezzi e istituzioni, dall?altro deve darci una nuova spinta alla concorrenza, per nuove cooperazioni e per ?riprendere a correre?. Mussari ha fatto notare come la ricchezza, invece di rimanere cristallizzata su posizioni di rendita improduttive, dovrebbe esser investita in innovazione e crescita del capitale umano. E? auspicabile un più stretto rapporto tra ricerca pubblica e imprese private; ragionare per distretti e gruppi omogenei di piccole e medie imprese legandole ad attività universitarie su progetti che siano oggettivi e riscontrabili. Da parte sua la Fondazione Monte dei Paschi può aiutare università e centri di ricerca, creare poli e luoghi di confronto e di scambio tra ricerca pubblica e aziende private, in modo da creare sinergie di capitale umano per la conquista di posizioni di avanguardia. Da parte sua Epifani ha denunciato l?impoverimento dell?Italia e la non equa distribuzione della ricchezza: la quota di reddito da lavoro dipendente ha perso circa 10 punti percentuali sul totale; l?indice di disuguaglianza è aumentato. E? necessario rimettere al centro delle responsabilità pubbliche i problemi e la risposta deve venire da una politica fiscale che non avvantaggi chi già possiede di più; da una politica dei prezzi che metta sotto controllo quelli dei settori di rendita. La concentrazione esagerata della ricchezza non è produttiva né dal punto di vista dell?equità né da quello dell?efficienza nell?allocazione dei fattori produttivi: ?Non sono d?accordo con la politica reaganiana del trip and down? del tagliare le tasse a chi percepisce i redditi più alti, poiché il denaro finisce poi in investimenti finanziari e solo poco ?gocciolerà? ai redditi più bassi. Vittadini, da parte sua, ha sottolineato che quando si parla di impoverimento e di declino in Italia bisognerebbe distinguere tra chi fa e chi non fa: il problema, insomma non è di classi sociali, ma di comportamenti. Occorre premiare chi innova, genera, chi cresce, attraverso una tassazione differenziata in base ai risultati e agli investimenti in ricerca e in capitale umano effettuati: rivedere il sistema in termini meritocratici, aiutare le imprese che innovano, non attraverso una generica concertazione, ma attraverso una discussione che entri nel merito dei problemi e della realtà. Senza forza ideale, ha concluso Vittadini, non si va da nessuna parte. L?ideale è ciò su cui può essere costruita l?alleanza tra componente cattolica, socialista e liberale. Su questo si è mostrato d?accordo Epifani ce ha sottolineato la necessità di una progettualità alta che superi almeno la parte non più sostenibile dei problemi. Epifani chiede al governo di riconoscere con onestà la crescita dei prezzi e di mettere in atto manovre per il loro controllo; di sostenere le imprese che vogliono investire e che si trovano adesso a essere penalizzate da una moneta forte; di verificare dove finisce il profitto delle imprese, se in ricerca e innovazione o in investimenti finanziari. Infine di non imporre tagli sociali dolorosi a spese fondamentali quali la sanità.


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