Leggi

Meeting, l’impresa sociale per il futuro

Entro la legislatura è l'auspicio di Grazia Sestini per i decreti attuativi della legge sull'impresa sociale

di Antonietta Nembri

Da Rimini “Accetto le provocazioni lanciatemi”. Esordisce così Grazia Sestini, sottosegretario al Welfare al workshop sull’impresa sociale organizzato da Sviluppo Italia al Meeting di Rimini e presentato dal direttore editoriale di Vita, Riccardo Bonacina. E le “provocazioni” sono quelle che alla senatrice sono arrivate da Giorgio Fiorentini direttore del master in Management delle Aziende cooperative e delle Aziende non profit della Bocconi, Vilma Mazzocco, presidente di Federsolidarietà di Confcooperative, Costanza Fanelli, responsabile della cooperazione sociale di Legacoop, Vincenzo Menna delle Acli e Gian Paolo Gualaccini della CdO che con Vincenzo Paradiso, amministratore delegato di Sviluppo Italia Sicilia hanno partecipato all’incontro. L’uscita dalla marginalità, i finanziamenti e soprattutto i tempi e i modi dei decreti che dovranno rendere operativa la legge delega, queste le provocazioni. La legge sull’impresa sociale ha ricordato Bonacina a inizio incontro, è un atto fondamentale. “Uscire dalla marginalità non è cambiare le cose che si fanno, ma la mentalità” ha esordito Grazia Sestini. “Questo vizio si supera nella testa di chi fa impresa sociale. Occorre prendere coscienza che si fa un’impresa in grado di stare in piedi da sola: è la sfida del mare aperto, del chiamarsi impresa”. Insomma per la sottosegretario “se c’è una cosa su cui il terzo settore deve diventare adulto è accettare di vivere per conto proprio, mettersi in concorrenza e competizione con tutti”. E sui rischi di snaturare il volontariato? “La cooperazione sociale ha valorizzato il volontariato”, ha ribattuto la senatrice “le imprese sociali, come la cooperazione sociale sono figli del volontariato, figli maturi che recidono il cordone ombelicale e accettano la sfida della vita”. Insomma, “non tutto il terzo settore deve diventare impresa sociale”. Senza scendere troppo nei particolari dei decreti, Grazia Sestini ha parlato di un unico decreto che sarà scritto con la stessa modalità partecipata della legge. Al suo interno saranno indicati i settori di competenza dell’impresa non profit “cercando, senza snaturarne il carattere sociale, di allargare il più possibile il campo di intervento rendendolo allargabile perché parliamo di un mondo in estrema evoluzione”. Accanto all’assistenza sono stati citati la protezione del patrimonio artistico e la tutela dell’ambiente. Nel decreto dovranno essere scritte anche le regole per gli accreditamenti e i controlli. Sui tempi la sottosegretario al Welfare ha detto “devono per forza essere stretti: entro la legislatura, che potrebbe voler dire entro febbraio”. Prima della senatrice Sestini avevano preso la parola Vincenzo Paradiso di Sviluppo Italia che, in particolare ha presentato un anno di lavoro del Programma Fertilità. Attraverso di esso sono stati finanziate imprese e soprattutto si sono riusciti ad attirare investimenti dall’estero. Da parte del professor Fiorentini si è sottolineato da un lato l’essere alla pari con le imprese for profit e le aziende pubbliche da parte delle imprese sociali non profit: quello che emerge dalla legge 118 non è solo un messaggio estetico, ma di operatività di welfare. Protagonista della sussidiarietà orizzontale, l’impresa sociale sarà caratterizzata dall’essere un’azienda, dall’assumersi il rischio imprenditoriale e dovrà produrre ricchezza socio economica. “Questa legge non sarà sociale per quello che farà, ma per come lo farà e risponderà al perché farlo”, ha detto Vilma Mazzocco che ha sottolineato come il lavoro fatto dal terzo settore ha visto crescere la cultura sul tema “l’impresa sociale in Italia c’è già”. La possibilità di crescita del settore sociale, dei servizi sociali a livello europeo sono l’aspetto sottolineato da Costanza Fanelli, che ha pure ricordato come nell’impresa sociale non risolve il problema del rapporto tra etica e affari “per il fatto di scegliere una missione diversa l’impresa non è per questo più etica”. Ha sottolineato il collegamento tra l’impresa sociale e l’approvazione dei provvedimenti relativi alla “+ Dai ? Versi” e alle associazioni di promozione sociale, Vincenzo Menna per un miglior futuro dell’Italia civile. Gian Paolo Gualaccini ha ricordato l’urgenza dell’approvazione definitiva dei decreti per far sì che il non profit possa essere impresa. Per il vice presidente della CdO il punto critico del progetto normativo è nel comma che vieta allo Stato di finanziare la nuova impresa sociale. Nel lungo periodo la soluzione non può che essere la “sussidiarietà fiscale”, il meccanismo attraverso il quale i cittadini si riappropriano delle tasse. Con la “+ Dai ? Versi” i cittadini ha ricordato finanziano il non profit.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA