Welfare

MEETING. L’aperitivo al bar “Dai carcerati”

Dopo la mostra dello scorso anno, la presenza di detenuti e agenti carcerari diventa stabile. Le parole del capo del Dap Franco Ionta

di Antonietta Nembri

da Rimini

Lo scorso anno al Meeting di Rimini la mostra “Libertà va cercando ch’è sì cara. Vigilando redimere” aveva spopolato e aveva avuto tra i tantissimi visitatori anche il ministro della giustizia Angelino Alfano. Quest’anno non c’è più solo un’esposizione, ma uno stand di bar pasticceria di alta qualità “Dai Carcerati” dove detenuti lavorano fianco a fianco con gli agenti penitenziari servendo ai tavoli i prodotti realizzati nel laboratorio di pasticceria approntato nei padiglioni del Meeting. E tutto questo nell’agosto dell’emergenza carceri che rende evidente una realtà che è diventata insostenibile, per i carcerati, per gli agenti e per gli stessi conti pubblici italiani.

Oggi al Meeting i riflettori si sono accesi sul pianeta carcere, presenti Franco Ionta, capo del Dipartimento amministrazione penitenziaria, il suo vice Emilio Di Somma, Sebastiano Ardita, direttore ufficio quarto Trattamento e detenuti e altri rappresentati del ministero della Giustizia, tra cui il viceministro Giacomo Caliendo, oltre a Nicola Boscoletto, presidente del Consorzio sociale Rebus di Padova e al presidente della Fondazione per la Sussidiarietà Giorgio Vittadini. Davanti al bar “Ai carcerati”, infatti, si è tenuta una conferenza durante la quale hanno preso la parola Boscoletto, Ionta e Vittadini.

«Molti parlamentari, in modo trasversale, hanno visitato le strutture carcerarie e hanno potuto così rendersi conto delle situazioni difficili e di quelle complesse che spesso vengono poste a lato della vita politica» ha esordito Ionta plaudendo all’iniziativa dei parlamentari «perché serve a rendere giustizia della priorità del sistema giudiziario». Si è di fronte a una richiesta della società di una maggior carcerizzazione, ma per Ionta non va dimenticata la possibilità per le persone detenute di essere inserite in un contesto sociale e «il lavoro è una formidabile opportunità. La persona che lavora non delinque. L’iniziativa di oggi» ha aggiunto riferendosi all’attività di detenuti e agenti al Meeting «è un esempio di come il lavoro aiuti il recupero sociale, così si abbatte la ricaduta, perché senza lavoro la persona diventa una bestia feroce».

Nicola Boscoletto ha voluto ringraziare le autorità per il distacco di decide di detenuti e agenti, magistrati ed educatori «in questo periodo è uno sforzo notevole» ha riconosciuto.

Giorgio Vittadini ha voluto dare il senso dell’appuntamento di oggi sottolineando come l’iniziativa dello scorso anno sia divenuto un «avvenimento stabile. Tre anni fa al Meeting c’era stato l’incontro sulle carceri con il ministro Mastella, poi l’anno scorso con Alfano, oggi non è più solo un incontro, ma è diventato una dimensione del Meeting e del movimento, quello di esserci di fronte a questo bisogno». Vittadini ha poi sottolineato come questa iniziativa non nasca a tavolino, ma dall’incontro con il mondo del carcere con le persone detenute, incontri attraverso i  quali «stiamo imparando qualcosa, molti di noi anche dopo la mostra dello scorso anno hanno iniziato ad andare a visitare le persone detenute, a portare abiti e ci andiamo per imparare a diventare umani». Il presidente della Fondazione per la sussidiarietà si è poi chiesto se un’iniziativa come questa che diventa un fattore civile, una possibilità di cambiamento in atto «è un bene o no? Vedere che quello che c’è scritto nella Costituzione è un’esperienza possibile, cioè che è possibile la redenzione attraverso il lavoro e se si moltiplicano cose come queste, è un bene per tutti o no?» e la risposta non può che essere positiva. «È meglio per tutti, per questo ringraziamo quelli che ci aiutano in questo cammino, c’è bisogno che in tutte le carceri ci siano fatti come questi».   

Lo stand del bar – pasticceria di alta qualità del Meeting mostra che è possibile un’altra via. Persone, come le descrive Boscoletto «cambiate che piangono nel prendere coscienza del proprio male, ma che non chiedono nessuno sconto di pena. Qui non ci sono guardie e ladri ma un’umanità nuova, rinnovata da un incontro». Così dalla mattina alla sera pluriergastolani, detenuti che rinunciano ai loro permessi e che tornano la notte a dormire nel carcere di Rimini, poliziotti, avvocati e magistrati vivono una possibilità nuova, forse l’unica soluzione che «permette a tutti di vivere meglio perché alla fine è questo quello che accade e che tutti desiderano» osserva Boscoletto.

L’opera di reinserimento attraverso il lavoro del consorzio Rebus avviene attraverso la gestione di numerose attività: dalla ristorazione, la pasticceria del carcere ha visto il panettone Giotto premiato a livello nazionale, al montaggio di gioielli per la Morellato, di biciclette per l’Esperia, fino all’attività di call center per l’azienda ospedaliera di Padova. Al bar “Dai Carcerati” del Meeting il consorzio è presente con dodici detenuti, una decina di agenti e una cinquantina tra operatori e volontari.


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