Welfare
Meeting, il paziente e la programmazione sanitaria
Come porre al centro del sistema sanitario il paziente il tema di un incontro
da Rimini
Giancarlo Cesana, docente di igiene generale e applicata all’Università degli Studi di Milano Bicocca, introducendo i lavori dell’incontro “Il paziente al centro del sistema: dall’osservazione alla programmazione sanitaria” ricordando che «la sanità è un sistema, è tutto il sistema che cura il paziente. Per questa ragione oggi abbiamo invitato a parlare diversi rappresentati del sistema che possono offrirci il loro punto di vista».
Nel suo intervento Marina Panfilo, Institutional & Stakeholders Relations Director Pfizer Italia, ha esposto alcune considerazioni su come migliorare e sviluppare il sistema sanitario. «Si parla spesso del paziente al centro del sistema, ma in realtà non è così. Il paziente dovrebbe muoversi nel sistema in modo competente, essere messo nelle condizioni di decidere ma anche assumersi le sue responsabilità. Varie ricerche dimostrano come questo tipo di paziente risponde molto meglio degli altri alle cure che riceve». Panfilo ha richiamato la necessità che «ogni attore del sistema sanitario deve prendersi le sue responsabilità», citando l’esempio di un farmaco che la Pfizer aveva deciso di non produrre più, ma di cui ha riavviato la produzione perché utile per la cura di alcuni pazienti affetti da una malattia rara. Dopo aver espresso il suo convincimento sul fatto che «bisogna misurare i risultati ottenuti dagli investimenti economici in sanità, servono dati e indicatori validati che permettano di giudicare che cosa funziona e che cosa no. Non è possibile che ci siano differenze così marcate tra le regioni italiane».
Proprio sull’importanza della misurazione e dell’utilizzo dei dati è intervenuto Alberto Daprà, presidente di Lombardia Informatica, che ha illustrato il sistema informativo socio-sanitario sviluppato in Lombardia, «innovativo e tra i più avanzati in Europa». Perché il sistema sanitario funzioni, «è necessario collegare in rete tutti gli operatori sanitari. Disporre di un sistema informativo efficiente ed efficace permette di conoscere i fenomeni in modo dettagliato e di analizzarli secondo le necessità». Per Daprà «grazie al fascicolo sanitario elettronico, che raccoglie tutti i dati relativi al percorso sanitario di ogni cittadino, il paziente è realmente messo al centro del sistema. Ogni persona potrà accedere al proprio fascicolo, conoscere il suo percorso di cura e anche utilizzare le ricette elettroniche, che sostituiranno quelle cartacee». Secondo Daprà, «le uniche difficoltà per lo sviluppo di questi sistemi informativi sono di carattere organizzativo e culturale, perché non è semplice cambiare il modo di lavorare delle persone».
Disporre di dati e di strumenti di misurazione favorisce il controllo del sistema, «che non può essere lasciato in mano ai tribunali», come ha provocatoriamente detto Cesana. Su questo punto in particolare è intervenuto Carlo Lucchina, direttore generale Sanità Regione Lombardia, che però innanzitutto propone un punto di vista complessivo sul sistema sanitario. «Ogni professionista deve sentirsi parte di un sistema. La responsabilità è del singolo ma ciascuno è inserito nel sistema sanitario che mette insieme l’operato di tutti. Deve crescere lo scambio di informazioni tra gli operatori». Anche Lucchina ha ribadito l’importanza della raccolta dei dati. «Salvo alcune regioni, in Italia c’è carenza di dati e senza questi è difficile fare investimenti per migliorare il sistema. Paradossalmente il controllo su ciò che è accaduto alla clinica Santa Rita poteva avvenire solo in Lombardia, dove tutti i dati sono a disposizione». Proprio grazie ai dati è possibile «effettuare controlli indispensabili per attuare la programmazione sanitaria. I controlli servono per crescere, per migliorare, non solo per perseguire». Lucchina, concordando con Cesana, ha ribadito che «l’appropriatezza non può essere valutata dalla Guardia di Finanza, ma dal mondo sanitario, con il contributo di tutti. Occorre un salto di qualità sui controlli». Il dirigente lombardo, ha sottolineato come il sistema sanitario debba occuparsi anche dei sani, «promuovendo stili di vita corretti e monitorando tutti i fenomeni che possono procurare patologie».
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.