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MEETING. I cristiani perseguitati da non dimenticare

Occhi puntati in particolare sull'Iraq. Tra i relatori Staffan De Mistura, inviato speciale dell'Onu e da settembre vice direttore esecutivo del World food programme

di Antonietta Nembri

da Rimini

«Nella lunga storia del Meeting si è sempre voluto raccogliere il grido dei nostri fratelli cristiani» ha ricordato aprendo l’incontro di venerdì sera Roberto Fontolan, direttore del Centro internazionale di Comunione e Liberazione. Una situazione che diventa sempre più grave e che l’incontro dedicato ai cristiani perseguitati ha focalizzato «cerchiamo di capire da dove viene questa situazione affinché la nostra vicinanza a loro sia sempre più coraggiosa» ha aggiunto Fontolan introducendo gli interventi di Joseph Kassab, direttore esecutivo della Federazione caldea in America, Staffan De Mistura, inviato speciale delle Nazioni Unite in Iraq e dal primo settembre vice direttore esecutivo del World Food Programme che ha sede a Roma, e Mario Mauro, presidente dei deputati del Popolo della libertà al Parlamento europeo. Tra i relatori assente per gravi motivi Shahbaz Bhatti, il ministro federale pachistano per le minoranze.

Kassab inizia con la constatazione che in Iraq i cristiani rischiano di sparire, vittime degli eventi che sono accaduti nella storia a partire dal VII secolo con la conquista musulmana di quel territorio. «Da maggioranza diventano minoranza, a cui sono imposte, per sopravvivere, altissime tasse». Le crociate del XII-XIII secolo mettono in difficoltà le comunità cristiane perché sono costrette a scegliere tra i propri concittadini e i fedeli della propria religione. Un’altra data da ricordare è l’aprile 1915 quando iniziò da parte turca la persecuzione non solo degli armeni, ma di tutte le minoranze cristiane presenti nei suoi territori. Con l’ultima guerra contro Saddam Hussein le persecuzioni si sono aggravate, con atrocità che il relatore elenca con macabre descrizioni (bambini uccisi, donne rapite e stuprate, sacerdoti massacrati). Kassab conclude il suo intervento recitando il Padre Nostro in lingua aramaica, la lingua parlata da Gesù, offrendo la preghiera «per la chiesa perseguitata in Iraq».
De Mistura nell’aprire il suo intervento ricorda come da adolescente avesse voluto fare il pompiere, poi dopo un viaggio a Cipro all’età di 17 anni scelse di fare “il pompiere delle guerre”. I cristiani hanno sofferto e soffrono, ammette De Mistura, ma osserva che «negli ultimi due anni le atrocità non sono state perpetrate solo contro i cristiani tutte le minoranze sono state colpite da forze politiche, in particolare Al Qaida, che mira con il terrore a produrre instabilità per far cadere questo governo per impadronirsi della guida del Paese. Ma ho fiducia, perché gli iracheni non mollano: due ore dopo ogni attentato erano lì a pulire, risistemare e a far ripartire la vita normale». Sono state distrutte cinquanta chiese, ma anche settanta moschee. Molti cristiani sono andati via e non vogliono tornare, ma molti sono rimasti perché non vogliono lasciare quella terra che abitano da cinquemila anni e da duemila sono cristiani. «Volevano far fallire le elezioni, ma la collaborazione tra Onu e cristiani ha ottenuto una legge che garantisce la rappresentanza di tutte le minoranze e così le elezioni si sono fatte. Per motivi religiosi sono ottimista. La notte di Natale sono stato in una chiesa nel Nord del Paese. L’edificio era straripante nonostante le minacce e tutti pregavano con unità e fierezza, in Italia non capita sempre di vedere cose simili».
Tocca Mario Mauro allargare la prospettiva: ci sono atrocità contro i cristiani spiegate con motivazioni politiche, ma ci sono anche delle vere persecuzioni, come in Vietnam e in India, dove non c’è altro motivo se non la diversa fede. «Politicamente il fondamentalismo è una scorciatoia per prendere il potere. Utilizza il pretesto religioso per avere il consenso delle popolazioni, manipolando la storia e le informazioni. I fondamentalisti colpiscono i più deboli, le minoranze, per colpire il vero nemico che è chi sta al governo». Mauro racconta diversi episodi di violenze contro sacerdoti e fedeli cristiani in Vietnam con la complicità della polizia. Il cristiano dà fastidio al potere perché è un uomo libero e chiede la libertà per tutti. Un martire grida la sua fede con il suo sangue.
«Che cosa possiamo fare?» chiede ai tre interlocutori Fontolan e in particolare a Kassab chiede che cosa si aspettano i cristiani iracheni «che cosa chiedono ai cristiani europei». Nella sua risposta  Kassab sottolinea che occorre chiedere a tutte le agenzie internazionali e al Vaticano di sostenere i cristiani perseguitati e far avere loro gli aiuti necessari perché non lascino la loro terra. De Mistura ribadisce il suo ottimismo dettato dalla fede e perché gli iracheni dicono che non vogliono lasciare la loro terra che abitano da duemila anni. Mauro richiama alla memoria dei presenti alcune discriminazioni che esistono in Occidente «come in alcune leggi sull’educazione fatte da governi che dovrebbero essere laici» invitando a non abbassare la guardia.

 


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