Mondo

Meeting, è ancora possibile la pace nella terra dei cedri?

Incontro sulla situazione libanese con il ministro degli esteri Tarek Mitri

di Antonietta Nembri

Da Rimini

«La Siria tenga giù le mani dal Libano. Israele a sua volta, la smetta di salvaguardare la sua sicurezza scatenando la guerra civile in Libano e gli Stati Uniti la smettano di utilizzare la strategia del ?trials and errors?, in italiano del ci provo, se sbaglio pazienza», questo il monito lanciato da Mario Mauro, vicepresidente del Parlamento europeo durante l?incontro E? ancora possibile la pace nella terra dei cedri?. Oggi al Meeting di Rimini era presente il ministro degli esteri e della cultura libanese Tarek Mitri. L?incontro, come ha spiegato Sandro Gozi, deputato dell?Ulivo e presidente del Comitato Shengen, Immigrazione ed Europol, conclude il ciclo degli appuntamenti di Europa 2007. «Il Libano non è solo un esempio di convivenza tra cristiani e musulmani, ma è anche un modello di democrazia per tutta la regione. Se riusciamo ad avere un ruolo in questo paese ? ha detto ? possiamo avere effetti importanti in tutta la regione». E su questo punto anche Mario Mauro ha osservato che «se perdiamo il Libano non solo perdiamo il Medio Oriente, ma se perdiamo il Medio Oriente perdiamo il mondo intero».

Sulla difficile situazione del suo paese Tarek Mitri che in conferenza stampa ha espresso la sua gratitudine agli italiani presenti in Libano a capo della forza Unifil e con le ong presenti non solo nel sud «come ministro della cultura sono particolarmente contento del programma Cinerama che porterà il cinema anche nei più piccoli villaggi. La diplomazia italiana ? ha osservato ? non ha mai mercanteggiato ha sempre tenuto d?occhio i superiori interessi libanesi. Il ministro D?Alema ci ha assicurato che qualsiasi siano le iniziative della diplomazia italiana nell?area l?indipendenza e la sovranità del Libano non saranno una moneta di scambio».
Nel corso dell?incontro in Fiera Mitri al primo punto ha affermato: «Israele restituisca i territori occupati nel 1967, si costituisca uno stato palestinese indipendente con Gerusalemme est capitale. In cambio no solo i Paesi arabi riconosceranno Israele, ma si avrebbe una sostanziale normalizzazione dei rapporti». Facendo riferimento alla difficile situazione politica interna, Tarek Mitri ha parlato di una «forte violenza verbale». I libanesi sono attesi da un delicato appuntamento politico: l?elezione del presidente della repubblica che dovrebbe avvenire, sulla carta, tra il 25 settembre e il 25 novembre prossimi. «Questo sarà un banco di prova decisivo per dimostrare a livello internazionale che il nostro non è uno stato improbabile, una repubblica precaria. Un punto difficile, considerando che il nostro Parlamento non si riunisce da dieci mesi».
Rispondendo poi alle domande dei giornalisti in conferenza stampa sul ruolo dei cristiani ha osservato che negli ultimi trent?anni la loro forza anche demografica si è ridotta, ma i cristiani «fanno la specificità del Libano, malgrado la sconfitta politica hanno un ruolo fondamentale per la preservazione dell?identità del nostro paese», si è poi chiesto riferendosi alle recenti divisioni nelle ultime elezioni per sostituire dei deputati: «E? importante che i cristiani si muovano con una sola voce? Non lo credo. E? importante che una pluralità di opinioni non sia causa di divisioni a discapito del ruolo che possono giocare». Sul sostegno internazionale ha ricordato, infine che a livello ideale sarebbe bello che i libanesi potessero contrastare da soli le interferenze straniere, ma il Libano che il suo è un paese «che ha una storia di pratica di democrazia, dove c?è anche una tradizione di libertà di religione e di espressione che deve essere difesa dai libanesi e dagli amici dei libanesi».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA