Welfare

Meeting: Chi fa la legge tra autorità e verità

Incontro sulla giustizia con Marcello Maddalena, Guido Piffer e Giuliano Pisapia

di Antonietta Nembri

Da Rimini

Si può parlare di giustizia e leggi senza accapigliarsi e fuori dall?emergenza. Anzi affrontando il tema delle norme in questa prospettiva si riesce a non essere teorici, al contrario la riflessione su diritti, legge e giustizia è concreta. Dando pure uno sguardo anche alle riforme in atto. E? stato questo il tema dell?incontro ?Auctoritas, non veritas facit legem?? che ha avuto come protagonisti: Marcello Maddalena, procuratore della Repubblica di Torino; Guido Pifer, magistrato del Tribunale di Milano e Giuliano Pisapia, avvocato e presidente della Commissione ministeriale per la riforma del Codice Penale.

Il primo a prendere la parola è stato Guido Piffer che osservando come la verità sia un argomento inusuale e dei meno utilizzati nella pratica dell?esperienza giudiziaria ha aggiunto che la frase di Hobbes utilizzata per l titolo rientri nel positivismo giuridico estremo e inoltre non si va a vedere il contenuto della legge perché essa è per convenzione giusta. «La legge ha a che fare con la verità perché la legge ha a che fare con la giustizia», ha rilevato il magistrato che ha utilizzato come esempio un?immagine abbastanza inusuale nelle argomentazione giuridiche. «La norma è come un iceberg affiora solo del 10 per cento, ma la sua sostanza è data dal 90 % che è sommerso, che non si vede. Così la verità, l?esigenza di giustizia rappresenta il 90 per cento della norma. Verità ed esigenza di giustizia sono dati meta-giuridici che sono ciò per cui la noma si regge». Allora il giudice chi è? Non è «la bocca della verità» ha osservato ancora Piffer nel ricordare che la legge è sì un vincolo, che lascia però dei margini ?di legge?: la norma non cambia, ma la sua interpretazione sì. Il diritto è un insopprimibile desiderio di giustizia come dimostrano anche le battaglie sulla moratoria per la pena di morte o le campagne contro le mutilazioni genitali femminili, ma la norma prevede anche gli aspetti etici e sociali. Nei processi minorili la legge prevede che il giudice spieghi al minore le ragioni etico-sociali del giudizio «la stessa legge riconosce al suo interno questo» ha fatto rilevare prima di concludere sul fatto che il diritto è un paradosso: è creato dall?uomo, ma non è disponibile dall?autorità umana, senza verità non c?è nemmeno diritto.

«Verità: una parola di cui il legislatore ha paura» ha esordito il procuratore Maddalena che ha rilevato come per un magistrato «è difficile non apprezzare un discorso che ha il coraggio di proporre questa parola». Maddalena ha inoltre fatto osservare come con la riforma del codice di procedura penale si sia eliminato il riferimento al fatto che il giudice istruttore aveva il compito di ?accertare la verità?, nel nuovo codice non c?è più la parola ?verità? «imitando malamente quanto avviene oltreoceano si è concepito il processo non come uno strumento per accertare la verità, ma come uno strumento per dirimere le controversie». Si è cioè sostituita la verità sostanziale con quella processuale. La corte costituzionale però «ha ribadito che lo scopo del processo è la ricerca della verità» ha ricordato Maddalena per il quale occorre riproporre questa idea di giustizia. Infine ha osservato la necessità che il culto della verità deve essere perseguito dentro e fuori il processo «un valore non solo dai politici o dai magistrati, ma deve permeare tutta la società. E? un problema di cultura».

Diversi punti di partenza, ma in un incontro in un cammino e in un percorso comune ci possono essere punti di arrivo comuni, così ha esordito Giuliano Pisapia che sul tema della giustizia e soprattutto dell?autorità ha citato Massimo Camisasca, don Giussani – di cui era stato alunno al liceo Berchet ? papa Giovanni XXIII e il cardinale Ratzinger. Chi fa le leggi è l?autorità, ma è un?autorità che ha il consenso della maggioranza dei cittadini. «In un?aula di giustizia l?autorità è il giudice perché è lui che alla fine impone la pena, no si basa sul consenso, ma sull?applicazione della norma. Il giudice è e deve apparire imparziale», ha osservato prima di addentrarsi sulla necessità che la pena deve essere scontata da una determinata persona per cui la verità è il cammino di chi ascolta le diverse posizioni «il giudice», ha aggiunto Pisapia «è la voce della legge, ma anche chi la interpreta».Inoltre, per Pisapia la pena deve avere innanzitutto una funzione riparatoria, un punto di equilibrio tra l?affermazione della legge e la capacità del giudice di dare una pena proporzionale.

Nel secondo giro di interventi Marcello Maddalena ha letto l?ultima lettera di Solgenitsin prima dell?esilio ?Vivere senza menzogna?, mentre Pisapia ha fatto riferimento anche al lavoro di riforma del codice di procedura penale. «La verità è il presupposto della giustizia e la legge è lo strumento attraverso il quale l?uomo può avvicinarsi il più possibile alla giustizia», ha detto ricordando come la commissione per la riforma stia riflettendo sul fatto che ci siano occasioni nelle quali possa bastare la pena naturale della sofferenza e inoltre che si sta pure ragionando su strumenti sanzionatori diversi. Piffer, infine, ha ricordato a chi parla di verità che uno dei valori è il rispetto della legge: uno strumento parziale ed essenziale della veritas


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