Politica

Meeting, andare oltre il multiculturalismo

Nell'anno europeo del dialogo interculturale a Rimini dialogano Javier Prades Lòpez e John Milbank

di Antonietta Nembri

da Rimini

Alle radici della diversità: oltre il multiculturalismo – 2008 Anno Europeo del Dialogo Interculturale” questo il titolo dell’incontro che ha avuto come protagonisti Javier Prades Lòpez, docente di Teologia dogmatica della facoltà teologica di Madrid, e John Milbank, professor in Religion Politics and Ethics all’University of Notthingam.

«La globalizzazione ci obbliga ad essere sempre più vicini e a mescolarci con l’altro. Quindi chi è l’altro che ci viene incontro? Il suo desiderio, il suo sapere e la sua cultura che cosa rappresentano?». A questa provocazione di Roberto Fontolan, direttore del centro internazionale di Comunione e Liberazione, sono stati chiamati a rispondere due studiosi. «Ormai la globalizzazione – comincia Prades – è un fatto che accade quotidianamente. Non è più una questione teorica ma vuol dire misurarsi con la società. Ma il Mistero cosa c’entra con questo fatto? Dio che guida la storia, anche attraverso ciò, cosa vuole farci imparare?».
Milbank inizia la sua riflessione del tema sostenendo che «sull’onda della globalizzazione la forza della religione è aumentata perché ha iniziato a sostituire il vuoto lasciato dalla caduta delle grandi ideologie del XX secolo: fascismo, comunismo e l’inizio della caduta del liberalismo». C’è però un rischio: «che la religione diventi essa stessa ideologia, come accade con l’islam politicizzato o il cristianesimo ridotto a precetti morali». Forse sarebbe più semplice vivere in quello che Friedman ha definito “il mondo piatto”. «Ma quando ciò che genera l’unità collettiva – spiega Prades – è un partito, una razza o una nazione, le conseguenze sono spesso disumane. Così come l’individuo in sé non può essere il perno di quell’unità, in quanto è sempre in rapporto con qualcos’altro: è creato da Dio e cresce in rapporto alla famiglia e alla società. Non conosco un modello di rapporto tra globale e individuale più riuscito della Chiesa cattolica».
Affrontando poi la relazione fra le culture all’interno del fenomeno migratorio Milbank esordisce osservando che «si può partire dal fatto che questi movimenti sono questione di libertà e dunque positivi».È però necessario che chi viene accolto rispetti leggi e valori fondanti la società di chi accoglie. «Vi è però un certo liberalismo che non accetta che ciò accada: per esempio in Inghilterra le associazioni cattoliche per le adozioni sono state costrette a chiudere perché non rispettavano la legge vigente che prevede di dover accettare come potenziali genitori anche coppie omosessuali».
Sull’azione dell’Unione Europea, percepita sempre più lontana dell’esperienza della gente e mancante dunque nell’applicazione del principio di sussidiarietà Milbank osserva che è «necessario ripartire dalla società civile cioè da quel livello in cui le persone si organizzano non solo a scopo di lucro. Questo se si vogliono rilanciare l’economia e la vita culturale locale, oltre che comportamenti morali ed etici. Solo le religioni hanno la forza di coordinare e incoraggiare l’emergere di questo livello». Superando il pregiudizio degli anni Sessanta per cui la religione deve essere relegata alla sfera privata, secondo il docente inglese «così possiamo anche ricristianizzare l’Europa».

«Solo l’interesse per Dio fa mettere insieme le persone in quanto esseri umani». Conclude Prades «resterebbero soltanto l’irragionevolezza delle macchine e il nichilismo, se la ragione non esistesse in Dio». Al di fuori di questo non sarebbe dunque possibile vivere insieme.

 


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