Mondo
Mediterraneo, un ponte per la società civile
Il 3 e 4 aprile il convegno di Mcl
Il presidente Carlo Costalli: «Da qui può ripartire il dialogo sociale». Una scommessa condivisa con il patriarca Angelo ScolaPer chi non lo conosce, il quartiere Castello è il simbolo più concreto e al tempo stesso popolare dell’operosità della Repubblica veneziana (qui ad esempio è l’Arsenale). Ed è significativo che proprio in questa zona si svolga, il 3 e 4 aprile, il convegno Il mare al centro delle terre, organizzato da Mcl – Movimento cristiano lavoratori con la Fondazione italiana Europa popolare. Una due giorni che si propone di valorizzare il Mediterraneo come piattaforma da cui rilanciare il dialogo sociale europeo. «La collocazione non è casuale», spiega il presidente di Mcl, Carlo Costalli (nella foto), «Venezia nella storia ha sempre avuto un ruolo di frontiera rispetto al Mediterraneo. Poi c’è un cardinale attento al dialogo, partendo da una idea chiara di identità. Una posizione che ci vede molto in sintonia: da anni Mcl lavora per il vero confronto, che è possibile e reale solo sapendo chi siamo. Senza ambiguità». Il riferimento è ovviamente ad Angelo Scola (che introdurrà il convegno) ma si può estendere a tutti i partecipanti all’iniziativa. A cominciare da monsignor Fouad Twal, patriarca latino di Gerusalemme (un intervento esplicito fin dal titolo: «Il ruolo della Chiesa per la cooperazione, il dialogo e lo sviluppo della società civile») per arrivare a Franjo Topic (università di Sarajevo e presidente di Napredak, che lavora per il dialogo tra cattolici, ortodossi e musulmani in Bosnia), a Raf Chanterie (a capo dell’Eza, rete europea di 61 organizzazioni di lavoratori di 20 Paesi europei). L’appuntamento (nel corso del quale Vittorio Emanuele Parsi, della Cattolica di Milano, illustrerà i risultati di una ricerca sulle prospettive dell’Europa sociale), non si limita a un confronto di idee.
Sarà anche l’occasione per la messa a punto dei progetti che Mcl realizza (grazie al 5 per mille) a Gerusalemme, Sarajevo e in Marocco. «Lavorare nelle comunità è fondamentale», spiega Costalli, «senza una crescita della società civile, molte enunciazioni di principio non hanno prospettiva».
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