Giornata della Memoria e dell’Accoglienza
Mediterraneo: nel 2023 morti 11 minori a settimana
Quest’anno ricorre il decimo anniversario del tragico naufragio del 3 ottobre a poche miglia dalla costa di Lampedusa. Dal 2013 ad oggi oltre 28mila migranti e rifugiati hanno perso la vita nel Mediterraneo, più di 22.300 dei quali lungo la rotta del Mediterraneo Centrale. Solo nel 2023, sono più di 2.300 le persone morte o disperse nel Mediterraneo; di queste, già oltre 2000, l'88%, sulla rotta del Mediterraneo Centrale: secondo le stime diffuse dall'Unicef sarebbero almeno 289 i minori
di Redazione
L’Oim, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, l’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, e l’Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, commemorano la Giornata nazionale della Memoria e dell’Accoglienza, istituita per legge nel 2016 per onorare i 368 rifugiati e migranti morti nel tragico naufragio avvenuto al largo di Lampedusa il 3 ottobre 2013 e tutti coloro che hanno perso la vita nel tentativo di trovare sicurezza e protezione in Europa. Pochi giorni dopo quel drammatico incidente, l’11 ottobre, un altro tragico episodio provocò quasi 300 vittime, tra cui molti bambini.
All’epoca, l’appello della comunità internazionale fu quello di impegnarsi a fondo per evitare il ripetersi delle tragedie di questo tipo. Eppure, nel corso degli ultimi dieci anni, il Mediterraneo centrale è stato teatro di continui naufragi e incidenti che hanno causato in totale almeno 22.300 morti. Solo nel 2023, sono già oltre 2mila i morti e dispersi lungo la rotta, Sebbene la maggior parte di essi non sia stata identificata, secondo le recenti stime diffuse dall’Unicef sarebbero almeno 289 i minori, 11 ogni settimana.
Quest’anno ricorre il decimo anniversario del tragico naufragio del 3 ottobre. In queste giornate, le tre organizzazioni sono presenti a Lampedusa per partecipare alle cerimonie di commemorazione organizzate dal “Comitato 3 ottobre”, a cui partecipano le organizzazioni della società civile, rappresentanti delle istituzioni governative locali, nazionali ed europee, nonché giovani studenti provenienti da tutta Europa.
A distanza di dieci anni, i migranti e rifugiati che attraversano il Mediterraneo non hanno ancora altra scelta se non quella di affidarsi a trafficanti senza scrupoli che li mettono in mare su barche sovraffollate e inadatte alla navigazione, talvolta in condizioni metereologiche proibitive. Tentano la traversata persone in fuga da povertà, cambiamenti climatici o per scappare da guerre, persecuzioni e contesti pericolosi, siano essi nei loro paesi di origine, in quelli di transito o di prima destinazione, quali Libia e Tunisia. Si tratta di persone che cercano sicurezza, protezione e migliori opportunità per sé e per le loro famiglie.
«A seguito della tragedia del 3 ottobre 2013, furono avviate operazioni di salvataggio coordinate fra le autorità italiane ed europee per prevenire ulteriori tragedie in mare», scrivono le tre agenzie. «Tuttavia, negli ultimi anni, anche in seguito alla fine di tali operazioni congiunte, e nonostante gli sforzi della Guardia Costiera e delle altre autorità competenti, il meccanismo di soccorso in mare nel Mediterraneo centrale è diventato insufficiente. Il salvataggio di vite umane deve essere una priorità assoluta e l’Oim, l’Unhcr e l’Unicef sollecitano maggiori risorse europee a supporto di un’operazione di ricerca e salvataggio dedicata, proattiva e coordinata. In questo contesto appare essenziale il sostegno fornito dalle organizzazioni non governative al fine di prevenire naufragi e perdite di vite umane. Al contempo è fondamentale affrontare le cause profonde che spingono le persone a rischiare la loro vita e quella dei loro figli – adottando un approccio che preveda interventi simultanei per sostenere i Paesi che si trovano lungo le rotte principali per garantire l’accesso alla protezione in tutte le fasi del viaggio – ma anche promuovere l’apertura di canali sicuri e regolari per fornire una risposta efficace e a lungo termine a una crisi umanitaria che in dieci anni non è mai stata risolta».
In questo specifico momento occorre considerare che il flusso migratorio attuale, pur non rappresentando una crisi numerica a livello nazionale ed europeo, quest’anno coinvolge in modo importante l’isola di Lampedusa, dove si sono concentrati circa il 70% degli sbarchi del 2023 e dove si sono quindi create enormi difficoltà operative e logistiche. Risulta necessario quindi garantire trasferimenti tempestivi verso strutture adeguate, soprattutto per i minori, ragazze, donne e altre categorie con vulnerabilità specifiche.
«La migrazione», conclude la nota, «rappresenta uno degli eventi geopolitici più rilevanti del nostro secolo e richiede di essere affrontato con politiche lungimiranti che guardino al lungo termine, al fine di consentire a tutti gli Stati di trarre benefici da un fenomeno che rappresenta una risorsa per l’Europa così come per i paesi di origine dei migranti. La cooperazione e la solidarietà tra Stati rimane fondamentale per affrontare questa complessa sfida umanitaria e politica».
Credit foto: Lampedusa-LaPresse
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