Cultura

Medioriente: Gaza sull’orlo dell’abisso

Allarme della cooperazione svizzera dopo una visita nei Territori occupati

di Redazione

Merci bloccate, mercati quasi vuoti e violenza domestica in crescita. Di ritorno da Gaza, Mario Carera, capo dell’Ufficio per i Territori palestinesi della Direzione per lo sviluppo e la cooperazione (Dsc) della Svizzera, traccia un bilancio cupo della situazione nella Striscia di Gaza, isolata dal resto del mondo. “La situazione e’ molto critica perche’ le frontiere sono chiuse sia con l’Egitto che con Israele. I convogli umanitari possono passare, ma importazione ed esportazione sono bloccate”, spiega Carera. “E’ un aspetto spesso ignorato, ma oltre la meta’ della popolazione di Gaza lavorava nel settore privato. Vi erano esportazione di prodotti agricoli, fiori, prodotti tessili, abbigliamento e mobili, ma tutto cio’ e’ finito e migliaia di persone hanno perso il lavoro”, aggiunge. “Questa situazione ha determinato un crollo dell’economia di Gaza, accompagnato da un crollo del potere di acquisto. Sono stato impressionato dal fatto che nelle strade non c’e’ piu’ traffico, i tre quarti dei negozi sono chiusi e i mercati sono quasi vuoti”, dice il rappresentante della DSC. “I prodotti alimentari in parte ci sono ancora, ma i prezzi sono cresciuti molto. I poveri dipendono sempre piu’ dall’aiuto umanitario”, rileva. “Il 70 % della popolazione di Gaza riceve assistenza dall’UNRWA (Agenzia delle Nazioni unite per il soccorso dei profughi palestinesi), dal Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) o da altri enti umanitari. Si vive in una situazione di depressione economica, sociale ma anche psicologica”. “La crescente miseria e la sovrappopolazione generano anche violenza domestica”, constata Carera. “La striscia di Gaza e’ un piccolo territorio, di appena due volte la superficie del canton Ginevra per una popolazione di 1,4 milioni di abitanti”. La violenza contro donne e bambini e’ effetto della penuria e della disoccupazione che regnano nella regione.

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