Mondo

Medio Oriente: 56% dei palestinesi contro gli attacchi

Il sondaggio condotto dal Centro Palestinese per la Ricerca politica e i Sondaggi, mostra per la prima volta una maggioranza di intervistati e' a favore della fine degli attacchi

di Redazione

I palestinesi appaiono sempre piu’ stanchi di guerra. Un sondaggio condotto dal Centro Palestinese per la Ricerca politica e i Sondaggi, mostra per la prima volta una maggioranza di intervistati, il 56 %, a favore di azioni dell’Autorita’ Palestinese (Anp) per metter fine agli attacchi in Israele. Il sondaggio giunge assieme ad un comunicato dell’Anp che per la prima volta nega ogni legame fra Fatah, la fazione di Yasser Arafat, e la Brigata dei Martiri di Al Aqsa, il gruppo che ha rivendicato l’attacco terroristico di ieri a Beit Shean, e che nacque come emanazione di Fatah. Secondo il sondaggio, il 76 % sostiene sforzi per giungere ad un cessate il fuoco, rispetto al 48 % favorevole alla fine dellaviolenza registrato tre mesi fa. ”Vi e’ stato certamente un cambiamento significativo- ha commentato Khalil Shikaki, direttore del Centro, citato da ”Ha’aretz” on line – malgrado la gente continui a pensare che l’Intifada e’ stata una buona cosa, la maggior parte ritiene che sia tempo di tornare al processo di pace e che l’Intifada impedisca il ritorno al processo di pace”.

Il sondaggio, compiuto fra il 14 e il 22 novembre su un campione di 1.319 palestinesi, mostra tuttavia che il 90 % per cento approva attacchi contro coloni e soldati nei Territori, e il 53 % quelli contro civili all’interno di Israele. Due comunicati diffusi ieri sera dall’Anp, entrambi definiti ”senza precedenti” da ”Ha’aretz”, si sono distanziati nettamente da recenti azioni terroristiche. Il primo nega ogni collegamento ”fra il movimento Fatah e le sue istituzioni”, con la Brigata dei Martiri di Al Aqsa, considerata in Israele il braccio armato di Fatah. E’ la prima volta che cio’ accade. La Brigata, che ha rivendicato diversi attentati suicidi, si e’ attribuita la responsabilita’ dell’attacco di ieri contro una sede del Likud a Beit Shean. Il secondo comunicato condanna con estrema durezza il recente attacco suicida contro una motonave della Marina israeliana e il tentato attacco suicida contro l’ufficio di coordinamento israelo-palestinese al posto di confine di Eretz, definite entrambe azioni ”infantili”.

”Stiamo raccogliendo frutti che non erano attesi perche’ abbiamo permesso alle cose di andare fuori controllo- recita il comunicato- gruppi e organizzazioni sostituiscono i frutti che attendevamo con azioni che danneggiano il futuro delle prossime generazioni. Non permetteremo a nessuno di imporre il suo parere sulla maggioranza silenziosa del popolo palestinese con azioni arbitrarie che non ottengono nulla e causano danno al nostro popolo”. Lo stesso testo loda tuttavia l’attacco di due settimane fa contro una pattuglia dell’esercito che scortava i coloni di ritorno dalla preghiera alla Tomba dei patriarchi a Hebron.

Sondaggio e comunicati giungono dopo che il vice di Arafat, Abu Mazen (Mahmoud Abbas) ha recentemente criticato la conduzione dell’Intifada, definendola un disastro ”che ha portato alla completa distruzione di quanto abbiamo costruito”. Un altro leader moderato, il rappresentante dell’Olp a Gerusalemme Est Sari Nusseibeh, che ha gia’ raccolto firme contro gli attentati suicidi alcuni mesi fa, in questi giorni ha pubblicato annunci sul quotidiano palestinese al Quds, invitando a non fare il gioco della destra israeliana e a favorire al vittoria elettorale del campo pacifista. I segnali di stanchezza dell’opinione pubblica palestinese dopo due anni di Intifada, alla quale Israele ha risposto con durezza, non sono pero’ accompagnati da una fine della violenza. Anzi si teme che i settori piu’ estremisti puntino ad influenzare le elezioni israeliane del 28 gennaio con atti terroristici, favorendo la crescita della destra.

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