Non profit

Medio nel sociale, medierò tra le fedi

Parla la più giovane esponente della Consulta giovanile: è evangelica, lavora in una cooperativa. La Melandri e Amato l’hanno voluta nell’organismo sul dialogo interreligioso ... Ecco i suoi proposit

di Maurizio Regosa

Rossana Caglia ha 28 anni. È piena di entusiasmo e di energia. È una dei 15 giovani nominati nella Consulta giovanile per il pluralismo religioso e culturale, istituita dai ministri Melandri e Amato. è metodista, appartiene alla Federazione evangelica e lavora a Roma come sociologa in una cooperativa sociale dove si occupa di mediazione. «Lavoro su diversi progetti, all?Esquilino e in altri quartieri. Facciamo mediazione sociale nelle scuole, con gli alunni delle elementari e delle medie. Ma anche con i cittadini, le associazioni di quartiere e le istituzioni».

Vita: Un lavoro che potrà aiutarla molto all?interno della Consulta.
Rossana Caglia: Credo che il mio percorso abbia influito sulla mia nomina.

Vita: Ma come è arrivata a questa nomina?
Caglia: In maniera abbastanza casuale. Qualche mese fa ci hanno chiesto di trovare delegati per la Consulta interreligiosa giovani e sono stata scelta.

Vita: Il primo impatto com?è stato?
Caglia: Confuso. C?era un piccolo intervento da fare davanti a tutti. Hai sempre molte cose da dire e poi non dici mai niente per l?imbarazzo.

Vita: Quali gli obiettivi prioritari della Consulta?
Caglia: Io parto dal metodo prima ancora che dagli obiettivi. I primi incontri li dedicherei a condividere un metodo. Le regole servono e la condivisione è fondamentale. Forse perché arrivo da un percorso particolare, cioè dalla palestra democratica della cooperativa. Dove le cose si decidono insieme, si creano progetti in maniera partecipata. Dove ci si prende cura dello spazio che precede l?incontro con l?altra persona?

Vita: Non è strano questo mondo di adulti che chiede aiuto ai giovani sul dialogo interreligioso?
Caglia: No, non mi è sembrata una richiesta strana. Mi capita spesso di partecipare a tavoli di politiche che partono dal basso, di cittadinanza attiva. E mi sembra che i giovani per natura abbiano maggiore disponibilità e interesse al dialogo. Mi auguro che questa esperienza funzioni.

Vita: Vi hanno già dato un incarico: confrontarvi sulla laicità dello Stato. Che ne pensi?
Caglia: È un bel tema. Una patata bollente. Credo che ci sia bisogno di lavorarci tanto. Perché l?Italia è un Paese multietnico e cresce sempre più l?esigenza di esprimere la propria fede da parte dei migranti. Tanto più forte diviene l?identità, tanto più esplicita è anche l?esigenza religiosa. E io penso di capirlo anche perché fa parte della mia storia. Quando alle elementari io, protestante, dovevo inginocchiarmi davanti al crocifisso e fare la preghiera cattolica. Adesso l?ho superata, ma è un?esperienza che mi ha fatto comprendere dal vivo l?esigenza di laicità.

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