Salute

Medico di base ai senza dimora, ora lo prevedono cinque regioni

Dopo Emilia Romagna, Puglia, Abruzzo e Liguria anche nelle Marche gli homeless cittadini italiani potranno essere iscritti negli elenchi dell'anagrafe sanitaria regionale. La nuova norma, ispirata dall'associazione Avvocato di Strada, prevede l'accesso alle prestazioni dei Lea

di Francesco Dente

Si allunga la lista delle Regioni che prevedono l’iscrizione dei cittadini italiani senza dimora nell’elenco degli assistiti dalle aziende sanitarie locali. Dopo Emilia Romagna, Puglia, Abruzzo e Liguria è la volta del Consiglio regionale delle Marche che il 7 novembre ha approvato la legge numero 18/2023. 

Il vuoto normativo

Ben cinque i territori che nel giro di un biennio hanno provveduto a colmare il vuoto normativo provocato dall’inerzia del Parlamento (il deputato Pd Marco Furfaro è il primo firmatario di una proposta di legge presentata alla Camera). Le normative locali licenziate finora, ispirate dall’associazione Avvocato di strada, assicurano anche la scelta del medico di famiglia e l’accesso alle prestazioni riconosciute dai livelli essenziali di assistenza – Lea


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I cittadini italiani sono gli unici beneficiari in quanto al momento, di fatto, meno tutelati. «Gli stranieri che hanno il permesso di soggiorno e i richiedenti asilo hanno già la residenza e quindi il medico di base. Chi è privo invece del permesso di soggiorno beneficia comunque del codice Stp (Straniero temporaneamente presente) o se cittadino comunitario del codice Eni (Europeo non iscritto). Due “tesserini” che garantiscono comunque le cure essenziali», spiega l’avvocato Antonio Mummolo, presidente dell’organizzazione che fornisce assistenza legale gratuita ai senza dimora. 

L’iscrizione all’Anagrafe sanitaria regionale avverrà su segnalazione da parte dei servizi sociali comunali. Una scelta dettata da due motivi. «Il primo è che sono uno dei pochi luoghi di contatto tra chi vive in strada e la pubblica amministrazione. Il secondo è che, conoscendo i singoli casi, possono verificare per quale motivo queste persone siano prive di residenza e, nel caso abbiano i requisiti, fargliela avere. Avuta la residenza acquisiscono infatti automaticamente il medico di base. In caso contrario li iscriveranno all’Anagrafe sanitaria», ragiona Mummolo. 

I beneficiari

Ma chi sono i potenziali beneficiari delle cinque leggi regionali? «Chi vive, ad esempio, nelle case occupate abusivamente. Oppure chi è ospite di un amico che vive in una casa popolare. Potrà essere accolto ma non potrà prendere la residenza lì perché la legge lo vieta a coloro che non sono diretti assegnatari degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. O, ancora, pensiamo al caso di chi è stato in carcere, ha tanti debiti e viene accolto da un conoscente. Può capitare che chi lo ospiti non voglia però che l’amico prenda residenza presso casa sua per timore che i creditori gli pignorino la casa. Sono tutti casi di persone che hanno un tetto, un letto ma non possono avere la residenza e quindi il medico di base», chiarisce il numero uno di Avvocato di strada

Le Marche hanno previsto 10mila euro annui per l’attuazione della legge nei prossimi due anni. «In realtà, le leggi regionali che abbiamo suggerito consentiranno un risparmio. In Emilia Romagna, ad esempio, un medico di base costa al sistema sanitario 80 euro a paziente. Una sola entrata al pronto soccorso costa invece dalle 150 alle 400 euro. Quindi una persona senza dimora che ha mal di testa, ha bisogno di una prescrizione e va al pronto soccorso costa in media 200 euro. Se ci va più volte, come succede a chi è in strada, costerà 2400 euro l’anno anziché 80 per il medico di famiglia», fa due conti Mummolo.

Il medico di famiglia peraltro può aiutare a prevenire i casi di emergenza. Spazio, infine, al Terzo settore. Le leggi regionali, ad esempio quella pugliese, e le norme attuative prevedono protocolli di intesa col non profit per favorire una maggiore conoscenza della novità.

In apertura photo by Jon Tyson on Unsplash

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