Salute

Medicina territoriale, il Piano di Legacoop

Il progetto di Sanicoop prevede una rete fondata su due tipi di strutture: sedi “spoke” che possano ospitare medici di medicina generale, pediatri di famiglia, attività di cooperative sociali, servizi infermieristici e amministrativi, diagnostica e specialistica extra Lea del Ssn; sedi “hub” che, oltre alle prestazioni delle sedi spoke, possano garantire diagnostica pesante, laboratorio, farmacia, day surgery, riabilitazione, gestione codici bianchi, vicinanza di strutture residenziali socio-sanitarie

di Redazione

Le cooperative di medici di medicina generale si candidano a realizzare -in partnership con il Servizio Sanitario Nazionale, cooperative sociali e di abitanti, mutue integrative e fondi assicurativi- una rete di centri medici e residenziali territoriali, con una superficie complessiva di circa 2,5 milioni di metri quadrati, e ad assumerne la gestione, inclusa quella del personale impegnato (infermieri professionali, collaboratori di studio, fisioterapisti, psicologi) e della strumentazione diagnostica, anche tramite la telemedicina. L’obiettivo è quello di contribuire al rafforzamento della medicina territoriale che il PNRR, destinandogli in 5 anni 7 miliardi dal Recovery Fund, riconosce come uno degli obiettivi essenziali per migliorare l’efficienza e la capacità di risposta del Servizio Sanitario Nazionale ai bisogni di assistenza dei cittadini.

Ad annunciarlo è Maurizio Pozzi, presidente di Sanicoop, l’associazione, che fa capo a Legacoop, cui aderiscono circa 100 cooperative, 75 delle quali di medici di medicina generale (circa 6.000 medici, che assistono 7,5 milioni di pazienti), e che impegnano anche un personale di supporto di 2.500 addetti tra figure amministrative ed infermieri.

“Il nostro progetto, che prevede anche l’attivazione di una piattaforma digitale di supporto alle attività di assistenza sanitaria e sociale -chiarisce Pozzi- è coerente con l’evoluzione del modello di servizio sanitario delineata nel PNRR e, partendo da un’impostazione che mette al centro il paziente ed il suo quadro clinico per costruire un ‘percorso di salute’, intende mettere a frutto la capacità della cooperazione tra medici, dimostrata anche durante le fasi più difficili della pandemia, di organizzare presidi territoriali efficaci per assistere i pazienti che necessitano di cure primarie e ricoveri brevi. L’obiettivo è quello di valorizzare le cure territoriali con innovazione, organizzazione, diagnostica di primo livello, gestione delle malattie croniche e delle polipatologie, garantire la prevenzione a partire dalle vaccinazioni, assicurare la prossimità delle cure e l’assistenza domiciliare. Ottenendo così anche l’alleggerimento degli ospedali e, in particolare, dei pronto soccorso”.

Altro elemento rilevante è la partecipazione diretta dei Medici di Famiglia, tramite le loro coop di servizio, che garantisce non solo il funzionamento dei centri di riferimento territoriale dell’Aggregazione Funzionale Territoriale, ma anche la permanenza della diffusa rete di prossimità che si integra con il centro stesso. “Elemento essenziale -precisa Pozzi- soprattutto in Italia, per la sua orografia, per la diffusione dei suoi insediamenti abitativi, per il patrimonio associativo e di partecipazione civica che è diffusamente presente in ogni angolo del Paese e rappresenta una risorsa essenziale per lo sviluppo di progetti di salute individuali e collettivi”.

Il progetto Sanicoop: sedi “spoke” e sedi “hub”, 2,5 milioni di metri quadrati

Il progetto messo a punto da Sanicoop ipotizza un fabbisogno complessivo di circa 2,5 milioni di metri quadrati -anche ricorrendo al recupero e alla riqualificazione di porzioni di patrimonio immobiliare inutilizzato di attività di servizi e commerciali- per la realizzazione di due tipi di strutture per la tipologia degli ambulatori e dei centri medici: sedi “spoke” di 500-1.000 mq., per un bacino di utenza di 25/30mila abitanti, che possano ospitare medici di medicina generale, pediatri di famiglia, attività di cooperative sociali, servizi infermieristici e amministrativi, diagnostica e specialistica extra LEA del SSN; sedi “hub” di 2.000 mq., per un bacino di utenza di 100/200mila abitanti, che, oltre alle prestazioni delle sedi spoke, possano garantire diagnostica pesante, laboratorio, farmacia, day surgery, riabilitazione, gestione codici bianchi, vicinanza di strutture residenziali socio-sanitarie. Per quanto riguarda le strutture per l’assistenza socio-sanitaria residenziale, il progetto prevede l’adeguamento e potenziamento della rete attuale (RSA, Centro Diurni, Hospice, Ospedali di comunità, Centri Alzheimer), accompagnato dall’implementazione di nuove tipologie.

Sul piano finanziario, il progetto, oltre alla costituzione di un fondo immobiliare specifico partecipato dagli investitori, ipotizza un autofinanziamento, con partecipazione al 30%, da parte dei professionisti interessati e delle loro casse previdenziali e, per la parte restante, il ricorso al credito bancario, con un ammortamento del prestito attraverso la gestione delle strutture.

Come in ogni paese a forte evoluzione del Welfare la forza della programmazione è quella di definire obiettivi chiari, anche ambiziosi, e quindi mobilitare TUTTE le risorse disponibili per raggiungerlo, garantendo un adeguato coordinamento. Il movimento cooperativi ha nel proprio DNA questa prerogativa e offre tutta la sua disponibilità ed esperienza per costruire una sanità territoriale capace di rispondere ai nuovi bisogni di salute.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.