Welfare
Medici o poliziotti?
Una proposta della Lega prevede che i clandestini paghino la sanità e obbligherebbe i medici a denunciarli alle autorità di polizia
Non si ferma la marcia della Lega contro gli immigrati irregolari. Ieri, tra le proposte di emendamento al disegno di legge sulla sicurezza, ne è apparsa una con cui il Carroccio chiede che tutti i clandestini debbano pagare i servizi sanitari che per norma sono gratuiti. Tra questi anche il pronto soccorso. Inoltre obbliga i medici a segnalare alle autorità ogni persona straniera e senza permesso di soggiorno che si rivolge a una struttura ospedaliera o a un ambulatorio per chiedere aiuto.
Attualmente i cittadini irregolari possono accedere alle cure attraverso il Codice STP (un numero che sostituisce il nostro codice fiscale) ed è vietata ai medici e alla struttura sanitaria qualsiasi segnalazione alle autorità. Questo per far sì che la persona, non temendo di essere arrestato e quindi allontanato dal paese, sia invogliato a farsi controllare. Il tutto per evitare che un immigrato, che spesso non vive in condizioni molto igieniche, continui ad essere portatore della malattia, rivelandosi anche un pericolo per tutta la società. Ma ancora oggi molti si curano da soli, per paura di essere denunciati alla polizia. La proposta della Lega ha subito sollevato le critiche delle associazioni, che puntano l’attenzione sul fattore “discriminazione”.
«L’idea mette in discussione il principio che esistano diritti assoluti preminenti rispetto alla condizione giuridica relativa della persona» afferma Pietro Massarotto, presidente del Naga, associazione milanese da decenni gestisce ambulatori gratuiti per stranieri. «Ciò comporta una distorsione di fondo del ruolo sociale dei medici», ha aggiunto il presidente, «e segna un’ulteriore tappa nel processo di criminalizzazione dell’immigrazione nonché un’ennesima regressione politica e culturale». «Allo stesso modo», conclude Massarotto, «la possibilità concreta di accedere alle cure, per tutti, non può essere difesa invocando fantasiosi pericoli per la salute pubblica e ricorrendo, così, agli stessi argomenti allarmistici di una politica e di una informazione slegate dalla realtà».
Anche ieri la Lega ha difeso la sua proposta giustificandola con il fatto che anche gli stranieri devono pagare gli esami e le cure come gli italiani. Nonostante gli stessi italiani, se nullatenenti, siano esentati dal pagamento dei ticket. Già l’anno scorso un provvedimento simile della Regione Lombardia aveva sollevato numerose critiche. Nel dicembre 2007 il Pirellone aveva deciso di negare l’assistenza sanitaria gratuita agli stranieri senza permesso di soggiorno o in attesa del suo rinnovo. Tra i gruppi che si erano dichiarati contrari c’era anche la Federazione regionale dell’Ordine dei Medici, che aveva invitato i dottori a garantire comunque le prestazioni urgenti, come previsto dal codice deontologico». Poi però la questione era rientrata, visto che la decisione della Lombardia cozzava con la legge.
Ma cosa ne pensano gli stessi immigrati? Basta parlare con loro per capire che il problema sanità è molto complesso per queste persone. Obadu, che vende libri vicino al Duomo di Milano, non ha dubbi: «Ho il permesso di soggiorno scaduto, se mi chiedono il nome non vado più in ospedale. Ma anche ora se posso non ci vado. Ho un po’ paura». Anche Arnoud, che dice di abitare insieme a lui, la pensa alla stessa maniera: «Andiamo sempre nei posti dove non ci vogliono i documenti. Ci sono gli ambulatori per stranieri, ci fidiamo di più. In ospedale? Soltanto quando la malattia è molto grave».
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