Welfare
mediatore culturale,promotore di cittadinanza
qualifiche Il Lazio ne riconosce il profilo professionale
di Redazione
La Regione Lazio ha riconosciuto il profilo professionale del mediatore interculturale, cioè colui (o colei) che ha il compito di facilitare i processi d’integrazione dei migranti e di scambio interculturale. In questo modo la Regione rilascia una vera e propria qualifica professionale e darà incarico a centri di formazione accreditati per la preparazione dei futuri mediatori. Il riconoscimento è contenuto nella delibera approvata dalla Giunta regionale, su proposta dell’assessore all’istruzione, Silvia Costa di concerto con l’assessore alle Politiche sociali, Anna Salome Coppotelli.
«La decisione si colloca in un cammino che vede l’assenza di una legislazione nazionale e serve prima di tutto a fare chiarezza tra chi mediatore interculturale lo è», esordisce Karolina Peric, responsabile formazione del Forum per l’intercultura della Caritas diocesana di Roma. «In questo modo si chiariranno caratteristiche dell’attività e requisiti per l’accesso alla professione». Ma la delibera ha ricadute importanti anche perché gli aspiranti mediatori culturali «dovranno seguire corsi di formazione base, che avrà una durata di 450 ore, e corsi di specializzazione in cinque aree: socio educativo culturale, sanitaria, sicurezza, pubblica amministrazione, impresa e autoimprenditorialità».
Questo percorso favorirà anche l’identificazione delle attività: «Suo obiettivo è la mediazione tra cittadini immigrati e società locale, promuovendo, sostenendo e accompagnando le parti nelle rimozione delle barriere culturali linguistiche, nella promozione sul territorio della cultura di accoglienza e dell’integrazione socio-economica, nella conoscenza e nella pratica dei diritti e dei doveri vigenti in Italia in particolare nell’accesso e nella fruizione dei servizi pubblici e privati», aggiunge la Peric. Silvia Costa, assessore all’Istruzione della Regione Lazio, in occasione della presentazione della delibera ha sottolineato la condivisione della stessa con gli operatori e con le associazioni del settore. E ha ricordato che si tratta di una figura-cardine dell’integrazione e dell’acquisizione della cittadinanza, e che da un’analisi condotta in seguito all’istituzione del Registro pubblico dei mediatori interculturali da parte del Comune di Roma, è emerso che due quinti dei richiedenti l’iscrizione non possiede un titolo che attesti la partecipazione ad un corso regionale e la loro qualifica.
Il mediatore culturale oggi lavora in molti settori della vita pubblica e privata del Paese. Conclude Karolina Peric: «Lo troviamo in Asl, questure, prefetture, uffici anagrafici, scuole. Il rapporto di lavoro è generalmente un contratto di prestazione occasionale, altre volte si tratta di un contratto a progetto. La tariffa oraria varia dai 10 ai 50 euro lordi a seconda del committente. Speriamo che il riconoscimento del ruolo faccia chiarezza anche nel campo delle tariffe».
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