Famiglia

Mazzotta: spazio agli stakeholder

Banca Popolare di Milano ha varato una riforma che permette il voto di lista. Il suo presidente spiega quale novità comporta

di Ida Cappiello

Una governance ?diversa? è da sempre nel dna delle banche popolari. Il voto capitario (indipendente dal numero di azioni possedute), simbolo del sistema bancario cooperativo, è stato spesso accusato di frenare lo sviluppo dimensionale delle banche cooperative e la loro apertura al mercato finanziario. In questa intervista il presidente di Banca Popolare di Milano, Roberto Mazzotta, riafferma il valore della persona come centro del sistema e spiega il significato della recentissima riforma elettorale introdotta in Bpm. E&F:Bpm ha da poco varato una riforma interna a tutela delle minoranze negli organi di governo della banca. Quali novità ha portato? Roberto Mazzotta: A fine 2002 abbiamo approvato una modifica statutaria che introduce il meccanismo del voto di lista, dando rappresentanza nel consiglio di amministrazione e nel collegio sindacale alle liste minoritarie (purché raggiungano il 10%, ndr). L?obiettivo è l?allargamento della partecipazione. E&F:La riforma è già stata implementata? Mazzotta: Si sono costituite libere associazioni in rappresentanza di diverse categorie di stakeholder: dipendenti, clienti, pensionati. Ritengo che alla prossima assemblea del 12 aprile saranno presentate tre liste, che mi sembra già un buon numero. Il nuovo sistema elettorale ci consentirà anche di dare spazio ad altri portatori di interessi molto importanti per noi. E&F: Ad esempio? Mazzotta: Il nostro partner francese, il Crédit Industriel et Commercial, una banca che ha molte affinità con noi, il cui presidente farà parte di una delle liste; poi gli investitori istituzionali, soprattutto i fondi pensione, che posseggono il 30% del nostro capitale e che a mio parere hanno diritto di incidere sul governo delle imprese molto più di quanto accada oggi. Nella speranza che decollino anche in Italia… E&F: Che cosa si aspetta dal legislatore ? Mazzotta: Ciò che si era temuto, l?imposizione di forme giuridiche coattive che potessero stravolgere la nostra identità, mi pare scongiurato. Il modello cooperativo di governance deve rimanere una scelta aperta alle banche che lo ritengono più adatto a se stesse: per Bpm, è perfettamente coerente con la nostra vocazione a servire il territorio e la comunità di famiglie e di imprese a esso legate. Questo non significa però essere chiusi a modifiche legislative che favoriscano lo sviluppo delle popolari. E&F: Si riferisce all?abolizione della clausola di gradimento dei soci? Mazzotta: Nelle popolari quotate, potrebbe essere giusto eliminarla se in contrasto con le regole del libero mercato finanziario. Ma anche il limite al possesso delle quote, attualmente lo 0,5%, potrebbe essere elevato. Ad esempio, di scambi di partecipazione tra piccole banche potrebbero arrivare anche al 10% se finalizzati a promuovere processi di aggregazione in chiave di efficienza, pur mantenendo l?identità locale che è la nostra forza.


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