Non profit

Mazzocco: «Inserimento, non sia una sfida incompiuta»

Intervista

di Giuseppe Frangi

Vigilia di assemblea nazionale per Federsolidarietà, la più importante organizzazione di rappresentanza della cooperazione sociale (185mila lavoratori, 4,5 miliardi di euro il fatturato aggregato). L’appuntamento a cui prenderanno parte 500 delegati eletti dalle assemblee regionali si terrà a Roma 2 e 3 marzo. Al centro dei lavori la riflessione sul Libro Verde, dedicato al ruolo della cooperazione sociale nell’inserimento lavorativo. Un ruolo che in questi anni è stato sempre più importante: le cooperative sociali di inserimento lavorativo aderenti a Federsolidarietà sono oggi 1.684 e sono cresciute nell’ultimo quinquennio del 54%. Ma quella dell’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate resta una scommessa rimasta ancora “incompiuta”, come ammette il Libro Verde. Perché? Lo abbiamo chiesto a Vilma Mazzocco, presidente di Federsolidarietà dal 2003. Dopo essere stata per sette anni alla guida di Federsolidarietà Mazzocco si appresta a lasciare: infatti ha annunciato che alla prossima assemblea non si ricandiderà alla presidenza.

Social Job: Da dove nasce l’idea di questo Libro Verde?
Vilma Mazzocco: La cooperazione sociale vuole interpretare sino in fondo le finalità di interesse generale che la legge le riconosce. La responsabilità che sentiamo è quella di esercitare questa funzione pubblica richiamando l’attenzione delle organizzazioni imprenditoriali, delle parti sociali, delle istituzioni e degli enti locali, del mondo della politica edella finanza, delle organizzazioni del terzo settore alla necessità improcrastinabile di impegnarsi per l’inserimento lavorativo delle persone in stato di svantaggio. Federsolidarietà, con la collaborazione scientifica di Euricse, ha predisposto un Libro Verde Le cooperative sociali per l’inserimento lavorativo sul modello dei documenti di riflessione pubblicati dalla Commissione Europea che illustrano lo stato di un determinato settore per rilanciarne le potenzialità e che sono destinati a tutti coloro che partecipano al processo di consultazione. Infatti il metodo che abbiamo scelto è quello del “coordinamento aperto”: manderemo il Libro Verde a tutti gli interlocutori che ho citato e ci attendiamo contributi utili a sviluppare il Libro Bianco.

SJ: L’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate è stato una scommessa molto importante per il ondo cooperativo. Nel Libro Verde si legge che «la cooperazione sociale rappresenta comunque una “sussidiarietà incompiuta”.» Ci può spiegare meglio in che senso è “incompiuta”?
Mazzocco: Sono ancora molte le potenzialità che tali imprese possono esprimere. In un quadro in cui l’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati è una vera e propria emergenza nazionale: le persone che hanno difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro senza assistenza sono il tallone d’Achille delle politiche attive del lavoro in Italia. Più che mai oggi con la crisi. In particolare emerge il dato eclatante riferito alla platea dei gruppi più svantaggiati, i cosiddetti “certificati”. Secondo gli ultimi dati disponibili della IV Relazione al Parlamento relativa agli anni 2006 e 2007, in Italia sono 712.424 le persone con disabilità che risultavano iscritte alle liste del collocamento obbligatorio nel 2007. Comunque in questi anni si è assistito ad una crescita delle cooperative sociali di inserimento lavorativo, sia in ordine al numero sia per il numero di occupati. Le cooperative sociali di inserimento lavorativo aderenti a Federsolidarietà sono oggi 1.684 e sono cresciute nell’ultimo quinquennio del 54%. Al 2008, sono oltre 40mila gli addetti e sono inseriti circa 13.600 lavoratori in condizioni di svantaggio di cui circa la metà sono persone portatrici di disabilità fisiche, psichiche e sensoriali.

SJ: L’Italia, grazie al modello della cooperazione sociale, ha una posizione di leadership in campo europeo nelle esperienze di inserimento lavorativo. Nel mondo dell’impresa privata c’è consapevolezza di questo?
Mazzocco: I dispositivi che dovrebbero facilitare il ruolo della cooperazione sociale come “ponte” verso l’occupazione in altre imprese sono di fatto poco utilizzabili, invece di facilitare paradossalmente complicano attraverso vere e proprie barriere all’ingresso. All’impresa privata bisogna dare la possibilità di utilizzare questi strumenti. In primo luogo noi chiediamo a tutte le parti sociali il massimo impegno per l’applicazione della legge n. 68 che mira a garantire il diritto al lavoro dei disabili e che è largamente incompiuta. È una questione di civiltà. Il nostro Libro Verde vuole essere una provocazione costruttiva di un sistema sociale che si fa parte pubblica istituente processi di cambiamento e non semplice gestore di servizi.

SJ: Per quali altre categorie di svantaggiati l’azione della cooperazione sociale si è rivelata particolarmente efficace?
Mazzocco: Con i detenuti, ad esempio. Per gli ex detenuti che passano dalla cooperazione sociale la recidiva diminuisce, secondo i dati di alcune nostre imprese, dell’85%. Il detenuto da costo assistenziale diventa risorsa produttiva: incrementando l’occupazione si aumenta la contribuzione fiscale e si riducono i costi della spesa sociale. L’azione della cooperazione sociale ha come conseguenze dirette la diminuzione della recidiva e indirettamente quindi dei reati e della popolazione carceraria. Per affrontare la questione carceraria senza la logica “emergenziale” che spesso ha guidato gli interventi, è necessario sostenere i percorsi di inserimento lavorativo di detenuti ed ex detenuti.

SJ: Nel Libro Verde si dice che le politiche «oggi in essere sono frammentarie e quindi poco efficaci». Quali sono le vostre proposte in merito?
Mazzocco: Intere fasce delle persone a rischio di disagio conclamato, per lo più escluse dal mercato del lavoro, non sono riducibili alle attuali categorie definite dalla legge 381/91 (immigrati, donne capofamiglia senza reddito, disoccupati over 50 anni, persone a rischio di grave emarginazione sociale e senza fissa dimora, ex detenuti). L’orientamento eccessivamente socio assistenziale delle categorie oggi previste è un limite che va superato per permettere alla cooperazione sociale di esprimere le potenzialità. Allo stesso tempo è necessaria la semplificazione della procedura degli strumenti facilitanti il passaggio dei soggetti svantaggiati dalle cooperative sociali al mercato del lavoro ordinario. Nelle assemblee delle Federsolidarietà regionali questi temi sono stati discussi per avere il contributo della base associativa e di chi lavora sul campo e dimostra nella quotidianità un impegno straordinario nella relazione di lavoro e cura.


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