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Maurizio Ambrosini: «Così sfuggiamo dall’obbligo dell’accoglienza»

Secondo il docente di Sociologia delle Migrazioni nell’università degli studi di Milano, i politici e media discutono di tutto tranne che di diritto di asilo.

di Martino Pillitteri

Droni che abbattono le barche, rafforzare Triton, risuscitare Mare Nostrum, intervenire nei paesi di origine a livello di cooperazione e sviluppo; istituire centri di identificazione che rilasciano i visti a chi fugge veramente dalle guerre. Quale di questi discorsi la convince di meno?
Quello non detto, ovvero che siamo invasi, che arriveranno un milione di rifugiati, esattamente l’opposto di quello che succede. Secondo i dati Acnur, nei sei mesi del 2014 il Libano ha accolto 1,1 milioni di richiedenti asilo ( da notare che in Libano la popolazione è di 4 milioni), la Turchia quasi 800mila, la Giordania 645mila. Questo cosa vuol dire? Che ognuno di questi paesi da solo si è fatto carico di un numero di persone maggiore di quello di tutti i 28 paesi dell’Unione Europea messi insieme. Da allora la situazione si è aggrava più per loro che per noi. Da noi si è aggravata la retorica dei politici e dei media.

In che senso?
Per far alzare il livello di reazione dell’opinione pubblica e per sfuggire all’obbligo dell’accoglienza, i politici e i media canalizzano l’attenzione nei confronti dei trasportatori, degli scafisti, del pericolo infiltrazione terroristica dell’Isis, oppure di voler risolvere il problema alla fonte, ovvero partecipare alla crescita economica dei paesi in via di sviluppo. E tutto per non parlare di diritto di asilo, un diritto che è assicurato dalle nostre leggi, che è sancito nelle costituzioni e nei trattati internazionali. Dirlo sembra un'eresia, ma tra tutte le soluzioni sul tavolo, quella dell’accoglienza attraverso la celere identificazione dei richiedenti asilo presso consolati ed ambasciate all’estero permettendo così alla gente di venire in Italia senza rischiare la vita, è la proposta più sensata.

Foto: Getty Images

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