Formazione
Maturità “contemporanea”
I ragazzi scelgono in massa le tracce di attualità. I commenti sui quotidiani
di Redazione
Smentite tutte le previsioni della vigilia, gli studenti disertano il tema di letteratura a favore delle tracce sul cibo e sulla celebrità. E ancora una volta la Rete diventa protagonista.
Previsioni smentite anche quest’anno. Niente unità d’Italia, niente beatificazione di Giovanni Paolo II, niente nucleare (anche se attraverso Enrico Fermi ci si poteva arrivare», parte così il pezzo di cronaca di Lorenzo Salvia su IL CORRIERE DELLA SERA sulla prima prova di italiano della maturità dove «la maggior parte degli studenti (il 42,7%) ha scelto “Siamo quel che mangiamo?” saggio breve fra spesa a chilometri zero e cultura salutista». Poco successo invece per la letteratura: «l’analisi della poesia Lucca di Giuseppe Ungaretti è stata scelta solo dal 6,9% dei candidati». Al secondo posto invece col 26,4% «il tema sulla fama , che partiva dai 15 minuti di celebrità pronosticati da tutti da Andy Warhol per poi strizzare l’occhio a Facebbok e twitter seguito dalla traccia su Amore, odio e passione con il 14,7%.». Nulla sui 150 anni, e il perché lo spiega l’uomo delle tracce, il dirigente del ministero Luciano Favini: «Un tema sui 150 anni dell’Unità? Già nel 2009 era stata scelta una traccia analoga, non ci si poteva ripetere». Fra i commentatori intervengono Maria Laura Rodotà (“Quei sentimenti più adatti a un pubblico adulto”) e Aldo Grasso (“La profezia pop: «Star quotidiane nate con il reality»”) e soprattutto l’analisi di Cesare Segre (“Una brutta poesia. Meglio puntare sull’esilio di Fermi”). Scrive Segre: «Nelle tracce, inevitabilmente contestate, dei temi per la prova di italiano, i consulenti del ministero dovrebbero rispettare certe regole. Per esempio sapersi mettere nella prospettiva culturale degli studenti, con i suoi inevitabili limiti; e poi aiutare gli studenti senza però suggerire o imporre risposte ovvie. Tra tutte le tipologie, la meno impositiva è tutto sommato, quella del commento a un testo: è possibile che chi sceglie questo tema riesca ad aggiungere commenti giudiziosi e qualche osservazione acuta alla traccia proposta. I temi di quest’anno confermano che la situazione non è cambiata. Infine divertente il ritratto che il CORRIERE fa a Salvatore Paradiso, sindaco diciottenne di Bonea in provincia di Benevento che ieri ha svolto il tema (ha scelto Manzoni) per la maturità scientifica.
LA REPUBBLICA apre con la politica (“Intercettazioni, nuova legge bavaglio”) e a pagina 21 affronta il tema eterno, la maturità. “Vince la traccia sul cibo polemica per la poesia di Ungaretti” è il titolo del pezzo in cui Caterina Pasolini riferisce come gli aspiranti maturi abbiano preferito la traccia su «siamo quel che mangiamo» e poi quella relativa a Warhol («nel futuro ognuno sarà famoso al mondo per quindici minuti»: una citazione, ndr, apparsa su un settimanale appena la scorsa settimana…). Poco successo (ma nessuna meraviglia) per il poco successo riscosso da un altro titolo: cosa siano oggi destra e sinistra (la traccia, pare, preferita dalla Gelmini, desiderosa finalmente di capire…). La polemica su Ungaretti non è d’altra parte priva di fondamento: un testo normalmente non antologizzato e dunque pochissimo conosciuto. Il commento è di Michele Serra: “I ragazzi sedotti dal presente”. Nota Serra come i due temi preferiti siano molto legati ai comportamenti sociali di massa. Il che a suo dire «dà l’idea di una nuova generazione per nulla distratta o acritica o avulsa dal mondo che la circonda, e al contrario molto interessata ai fenomeni sociali, coinvolta nei loro meccanismi, insomma vigile sul presente anche se (forse) non convinta del futuro». Chissà.
IL SOLE 24 ORE si occupa di maturità a pagina 18, scegliendo un taglio particolare, quello dei siti che ruotano attorno al mondo degli studenti: “Maturità e Rete: il business dei siti per «soli studenti»”: «I vecchi “bigliettini” sono un medium decisamente datato. Perché il mezzo milione di studenti che ieri ha affrontato la prima prova della maturità – quella di italiano – ha spulciato in rete appunti, anticipazioni più o meno fallaci e persino consigli per affrontare la “madre” di tutti i test. (…) Tutti armati di smartphone, da consegnare ai prof ma anche nascosti nelle tasche, gli studenti sono stati i primi a mandare sul web tracce e suggestioni. I siti dedicati al mondo della scuola sono in realtà delle piccole macchine da soldi. Il più famoso con i suoi 3 milioni di utenti unici al mese è Studenti.it, fondato alla fine degli anni 90 e di proprietà del gruppo Banzai di Paolo Ainio. Oppure Skuola.net, oltre 1,5 milioni di utenti unici mensili, nel quale ha investito anche Piemontech, il fondo di venture capital della Regione Piemonte. Uno dei più nuovi è Scuolazoo.com, ideato da due ventenni – Francesco Fusetti e Paolo De Nadia, che nel 2011 fatturerà circa un milione di euro divisi in parti uguali tra pubblicità online (250mila euro), licensing per quaderni e agende, una piattaforma di ecommerce e un servizio travel per l’organizzazione delle gite per scuole e università. E un’audience crescente, con 7 milioni di pagine viste al mese, una redazione di 17 persone e un ebitda non lontano dal 10 per cento. Numeri ancora piccoli, “giocattoli” nati quasi come passatempo e poi divenuti aziende.
Una firma de IL GIORNALE era tra gli autori citati nella prova di italiano. Si tratta di Marcello Veneziani, un brano tratto da un suo libro si trovava nella traccia su destra e sinistra. Oggi Veneziani scrive: «Da immaturo di destra, mi accingo a svolgere questo tema. Premetto che non sono io ad aver scelto questa traccia ma è la traccia ad aver scelto me, citando un brano da un mio vecchio libro sul tema. Io avrei preferito la traccia sulle passioni o quella su Andy Warhol». Veneziani osserva che «Appena sono uscite le tracce, qualcuno ha criticato che citassero un mio testo. Ma come, uno di destra, che schifo. E poi, dopo Bobbio? Sacrilegio (a proposito, pubblicai un vasto carteggio con Bobbio su questo tema). Hanno però usato il peggiore degli argomenti, ritenendomi una specie di attore che interpreta il ruolo della destra pensante nei dibattiti televisivi e dunque inadatto al tema. Da anni mi sono ritirato da quel teatrino, che peraltro era un’attività marginale, come mi sono ritirato da tutte le giurie di premi letterari. Scrivo libri su temi lontani da destra e sinistra, magari più adatti agli studenti e ai prof, come l’ultimo su Seneca. Ma lorsignori censori non lo sanno perché stanno sempre in tv o chiusi nella loro setta a recitare i riti voodoo antiberlusconiani».
“Maturità, piace cibo e Warhol” è il richiamo in prima pagina su LA STAMPA, che alle pagine 16-17 affida a scrittori e giornalisti i commenti per ciascuno dei temi proposti. Nell’apertura si cita un sondaggio del sito skuola.net: solo uno studente su 6 ha dichiarato di essere a corto di preparazione nello svolgere la prova. E 9 su 10 non hanno ricevuto alcun aiuto, mentre solo il 4% ha copiato usando internet. Fra i commenti da segnalare quello di Maurizio Cucchi su «Lucca» di Ungaretti, uno dei tempi proposti: «Ungaretti ci parla della nostra appartenenza a una realtà e a una terra, ma ci mostra anche, con formidabile attualità, quanto la nostra stessa identità sia qualcosa di molto arduo da definire, di molto internamente mobile e cangiante. Perché la poesia ci sottrae al banale e sa ricondurci a quell’intelligenza della complessità di cui abbiamo un gran bisogno».
“Ottimi temi, dove si studiano?” è il titolo dell’articolo di Alessandro Robecchi su IL MANIFESTO dedicato ai temi di maturità. L’ironico inizio dell’articolo è in prima pagina «Non so se qualcuno abbia già avvisato l’Onu, ma il caso di tortura di massa perpetrato ieri ai danni di alcune decine di migliaia di giovani italiani non dovrebbe passare inosservato alle associazioni di maturità (…)» e prosegue a pagina 15 dove si sottolinea come dai temi si possa evincere «Per esempio quale sia l’abilità degli studenti nell’uso delle nuove tecnologie (essi vengono per perquisiti severamente prima dell’esame, anche se su Twitter si sapeva già molto prima delle nove), o cosa diavolo si fumano al ministero dell’Istruzione. A giudicare dai temi di ieri, roba buonissima» Robecchi passa poi al setaccio gli argomenti scelti da Ungaretti: «una poesia minore di un autore che di solito non si raggiunge con il programma nemmeno se il professore corre i cento metri come Bolt» e che dire del tema storico che «svisa negli anni Settanta, una di quelle cose di cui in un liceo non si parla quasi mai (…) A meno che uno non abbia fratelli maggiori, genitori particolarmente inclini all’amarcord o una sua speciale predisposizione, gli anni Settanta sono quelli che precedono gli Ottanta, un decennio incominciato trent’anni fa e ancora in onda sulle reti Mediaset (…)» e via così fino ad arrivare a quelli che Robecchi definisce «due temi assai complessi. Il primo , di ambito scientifico-social-culinario, si occupa di cibo. Siamo quel che mangiamo? Ecco un tema che non si potrebbe svolgere che so, nel Darfur o in altri posti dove da mangiare non c’è niente» e conclude «E salvezza di tutti quelli che delle tracce precedenti non hanno capito nulla, la vecchia frase di Andy Wharol, quella sul fatto che “ognuno può essere famoso per quindici minuti”. Giusto, chiedetelo a Lele Mora e ve lo dirà anche lui. Magari nell’ora d’aria».
AVVENIRE dedica alla prima prova dell’esame di maturità “nel segno di cibo e Facebook” un richiamo di taglio basso che rimanda a pagina 13. Ancora una volta è stata la tipologia del saggio breve a raccogliere le preferenze del quasi mezzo milione di maturandi. Secondo il ministro Gelmini: «Le tracce sono chiare e sintetiche. Ci è sembrato giusto proporre temi vicini alla sensibilità dei ragazzi». Il ministro delle Politiche agricole Romani si è complimentato per la traccia “Siamo quello che mangiamo?”: «Il testo proposto ai ragazzi è segno di una nuova sensibilità». Ma non sono mancate le polemiche, come l’accusa del portale Scuolazoo che lancia una raccolta di firme on line per protestare sulla poesia di Ungaretti che non era prevista nel programma. In parte deluso anche il Nobel Dario Fo che si sarebbe «aspettato un tema sul nucleare e invece non si sa bene dove sono andati a parare…». Sorpresa per “l’assenza di qualsiasi riferimento ai 150 anni dell’Unità d’Italia” è stata espressa dal senatore del Pd Rusconi. A commentare la scelta della maggioranza è invece chiamato il professor Pier Cesare Rivoltella, docente alla Cattolica che sottolinea: «Non credo che i ragazzi abbiano scelto questa traccia per un’adesione valoriale. Semmai credo che, rispetto alle altre tracce, sui social network e i reality avessero più argomenti da spendere. Insomma, mi è parsa una scelta strumentale e non certo valoriale. Luca Mazza ha interrogato gli studenti all’uscita che sono rimasti un po’ spiazzati per il flop dei pronostici: si aspettavano il nucleare e altri argomenti di attualità, così hanno optato in massa per la tipologia D.
E inoltre sui giornali di oggi:
PENSIONI
LA REPUBBLICA – Il Tesoro accelera: si andrà in pensione sempre più tardi. A 67 anni dal 2020. Sarà anticipato il meccanismo dell’adeguamento alla speranza di vita: cioè se c’è la ragionevole possibilità che tu viva più a lungo, lavorerai di più. E questo già dal 2013. Di fatto è un pezzo della manovra cui Tremonti si sta accingendo. Per carità di patria, Roberto Petrini nel suo pezzo non fa alcun riferimento al dossier pubblicato appena qualche pagina prima: “Le spese della Camera sfondano il miliardo oltre 6mila euro a ogni deputato pensionato”. I parlamentari che prendono la pensione sono 1813. E basta una legislatura…
MORO
LA REPUBBLICA – “Le carte segrete dei Servizi”. Riemergono dagli archivi 56 fascicoli sul rapimento dello statista: i sospetti sul covo Br, l’ipotesi che Moro fosse a Milano, le molte piste ipotizzate. Carte non nuove ma importanti, spiega Miguel Gotor: «sul piano civile perché vengono messe per l aprima volta a disposizione dell’opinione pubblica». Emergono almeno due questioni rilevanti: lo sforzo compiuto dai servizi di relegare l’attività delle Br entro un orizzonte nazionale; i primi fomentatori della dietrologia sul caso Moro sono stati proprio i servizi.
CSR
IL SOLE 24 ORE – “Il decalogo per la Ferrero responsabile”: «Ferrero è una multinazionale che, in nome della responsabilità sociale, ha creato una serie di imprese sociali. Pietro Ferrero, il figlio maggiore di Michele, scomparso di recente per un malore che non gli ha dato scampo, era in Sudafrica, al lavoro proprio in una di queste realtà. La novità di questa edizione sta in un decalogo che rende strutturale l’impegno sociale. Alcuni punti, come la Fondazione Ferrero e le imprese sociali sono in corso, l’adozione di un codice di condotta commerciale e l’implementazione della catena produttiva trasparente saranno realizzate entro il 2013. Poi c’è il completamento del piano di condivisione dei principi d’azienda, la salvaguardia dell’ambiente con la capacità di autoproduzione energetica pari al fabbisogno di tutti gli stabilimenti produttivi in Europa entro il 2013; la riduzione del 30% delle emissioni, nel trasporto e stoccaggio, la riduzione del consumo idrico per unità di prodotto negli stabilimenti produttivi (del 20% entro il 2020). E, ancora, l’approvvigionamento di cacao, olio di palma e caffé certificati sostenibili per il 100% del fabbisogno entro il 2015, l’ampliamento di “Kinder+Sport”, il programma per uno stile di vita sano entro il 2013. Infine, l’adozione di una politica di autoregolamentazione delle pubblicità per i bambini dal 2012».
CINA
LA STAMPA – “La Cina libera l’artista dissidente”. In prima pagina una foto del rilascio dell’artista dissidente Ai Weiwei, detenuto dal 3 aprile scorso. Le sue opere indirettamente critiche verso il governo non erano gradite da Pechino, che formalmente lo accusa di evasione fiscale. A vincere sono state le pressioni internazionali per il suo rilascio o, piuttosto, l’ennesima dimostrazione del pragmatismo cinese, come dice a piede in un’intervista un altro dissidente, Harry Wu, richiuso per 19 anni nei campi di lavoro forzato ed esule oggi negli Usa, una «piccola manovra che consente al Partito di tener salda la rotta, sia all’esterno, accontentando di tanto in tanto le richieste dell’Occidente, sia all’interno», visto che la Cina dovrà sempre più fare i conti «con le evidenti contraddizioni che la caratterizzano».
CROCE ROSSA
ITALIA OGGI– La Croce rossa potrebbe essere privatizzata. Un’ipotesi che ITALIA OGGI nel pezzo “Il governo privatizza la Croce rossa ma i beni sono il capitolo più spinoso”. Tra i potenziali cambiamenti, il comitato centrale resterebbe pubblico, mentre i comitati regionali e provinciali verrebbero invece trasformati in enti di diritto privato.
CARCERE
IL MANIFESTO – Sotto una cosiddetta falsa-apertura dedicata alla verifica di governo e a Di Pietro che lancia l’Idv2, il titolo principale con tanto di foto di Pannella “ingabbiato” in Rai è “Le loro prigioni”. «Sovraffollate e invivibili: le carceri italiane scoppiano. Lo sciopero della fame e della sete di Marco Pannella smuove le acque della politica. Il leader radicale parla al manifesto dalla clinica in cui è ricoverato: “Necessario un grande dibattito in tv su amnistia e indulto”. Oggi il dossier dell’associazione Antigone con le cifre dell’emergenza» riassume il sommario che rinvia a pagina 5 che si apre con una grande foto di Marco Pannella dimagrito e sofferente «Uno stato con le carceri come quelle italiane è illegale. Di più è recidivo» afferma l’esponente radicale definito nel sommario “Il vecchio leone Radicale continua il suo sciopero della fame e della sete”. Titola l’intervista a Panella di Eleonora Marini “La lotta di Marco amnistia per l’Italia”. Alla domanda sull’amnistia Pannella risponde «(…) Ancora stanno tutti lì, a pagare il dazio sull’indulto. Quando basterebbe vedere e spiegare agli italiani le statistiche sui recidivi per capire che solo il 25% di coloro che sono usciti di galera con l’indulto vi sono rientrati, mentre il 65% di quelli che sono arrivati a fine pena nelle carceri italiane delinquono nuovamente e vi ritornano. L’amnistia non è un atto di clemenza ma è un atto necessario per salvare lo Stato e la società. Non dal punto di vista morale, ma sul piano puramente tecnico-giuridico perché l’Italia è in una condizione di non legalità occasionale ma strutturale e continuativa. È recidiva». A commentare la lunga intervista a Pannella Patrizio Gonnella, presidente di Antigone nell’articolo dal titolo “La pena «utile» e la contro-rivoluzione politica”. Osserva: «(…) L’amnistia è sempre un rimedio tardivo. A noi piacerebbe che fosse riformato il codice penale, che fossero cestinate le leggi sulle droghe e sulla immigrazione, che fosse rivisto il meccanismo classista della recidiva, che fosse rivitalizzata la legge Gozzini. In attesa di tutto ciò l’amnistia viene trasformata in un gesto politico pubblico di giustizia sostanziale».
LIBIA
AVVENIRE – Il quotidiano dei vescovi apre con il titolo “Libia, corridoi chiusi” sull’ipotesi di una sospensione dei bombardamenti per favorire la distribuzione di aiuti alla popolazione. Il ministro Frattini ha dichiarato: «Se Unione Africana, Ue, Lega Araba e Nazioni Unite rivolgessero un appello per fermare le violenze, noi lo sosterremo con forza”. Ma Parigi, Londra e Nato non ci stanno. Secondo Francia e Gran Bretagna: «Un cessate il fuoco temporaneo consentirebbe a Gheddafi di recuperare terreno. Piuttosto dobbiamo intensificare i raid». Invece le organizzazioni impegnate nel sostegno alla pace salutano con favore l’ipotesi di Frattini: «Lo aspettavamo da tempo. La via maestra è l’appoggio alla società libica». Nell’editoriale “Priorità chiara, via stretta” Andrea Lavazza sottolinea che «alla creazione di “corridoi” per consentire il soccorso alle popolazioni martoriate dl conflitto non si può giungere senza la collaborazione fattiva dello stesso Gheddafi» e conclude che «Sicuramente, non è auspicabile una divisione della Libia in due entità. Ma è altrettanto certo che la preoccupazione cui Frattini ha dato voce dovrà essere presa sul serio da tutti gli attori in campo».
Su Andy Warhol leggi il “tema” di Giuseppe Frangi
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