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Maturità: beffati i volontari

Con l’approssimarsi dell’esame di Stato migliaia di studenti scoprono che il loro impegno non conta niente

di Cristina Corbetta

Crediti formativi, vietate le illusioni. Lasciando il ministero di Viale Trastevere, Luigi Berlinguer regala ai maturandi italiani un?amara sopresa. La normativa sul nuovo esame di stato, che prevede l?assegnazione di punti aggiuntivi per le esperienze formative maturate dagli alunni fuori dalla scuola, ha alimentato aspettative che verranno puntualmente disattese. Quest?anno i ragazzi non potranno aspettarsi più di uno-due punti (e in qualche caso neppure uno) per quelle che il regolamento del Dpr 23.7.98 definisce «qualificate esperienze, debitamente documentate, dalle quali derivino competenze coerenti con il tipo di corso cui si riferisce l?esame di Stato». L?intenzione era buona: le esperienze formative (come i corsi di lingue, gli impegni di volontariato, i soggiorni all?estero) arricchiscono il bagaglio di competenze di ogni alunno; dunque, perchè non riconoscerle? Ma poi la legge mette dei ?paletti? che di fatto bloccano il meccanismo dei punti. Succede infatti che le commissioni possono assegnare come punteggio ?extra esame? fino a un massimo di 20 punti in tre anni. Ma l?assegnazione dipende dalla media dei voti. Ad esempio un alunno che abbia la media tra il sei e il sette, può vedersi assegnati, in quinta, 5 o 6 punti. Il credito formativo entra in scena a questo punto: chi certifica esperienze valide, può far pendere la bilancia del punteggio sul sei anzichè sul cinque . Ma niente di più. E se la media è esattamente del sette, o dell?otto, anche l?eventuale esperienza formativa non potrà aggiungere nulla, perché la fascia di oscillazione non può comunque essere scavalcata; dunque questi studenti non hanno diritto alla trasformazione in punteggio aggiuntivo dei crediti.Complicato? Più che altro ingiusto. E incoerente con le dichiarazioni di principio. Il riconoscimento dell?impegno dei ragazzi nel volontariato risulta a questo punto solo formale. «Mi auguro che l?attenzione degli insegnanti non si concentri sull?aritmetica dei punti», auspica l?ex-sottosegretario Carla Rocchi; ma le tabelle arrivano dal Ministero, e dicono chiaramente che i Consigli di classe non possono far ?saltare? i voti da una fascia all?altra. Non a caso in questi giorni presidi e docenti fanno riunioni su riunioni per trovare un minimo di omogeneità di comportamento. E saltano fuori altre contraddizioni, come quella segnalata dai docenti del liceo scientifico Fermi di Massa: un alunno di quarta con tutti sei nelle materie di studio ottiene alla fine dell?anno un punteggio inferiore a quello di un alunno che ha tre sei e un sette, perché quest?ultimo vede le sue insufficienze diventare sei con il sistema dei debiti (che ha sostituito gli esami di riparazione) e dunque passa nella fascia superiore, ottenendo da 6 a 8 punti, rispetto ai 4-6 del compagno. Sulla questione è scesa in campo anche la Consulta degli studenti, che ha presentato a Berlinguer una proposta precisa: permettere al consiglio di classe di saltare alla banda di oscillazione superiore qualora i crediti siano particolarmente validi o numerosi. Risultato? Proposta bocciata.E le associazioni? Chi si occupa di scuola è sconcertato: «Abbiamo fatto notare l?esiguità del punteggio assegnato ai ?crediti?», afferma Giuseppe Richiedei, presidente dell?Associazione Genitori «e sottolineato il pericolo che questo sistema non dia conto della complessità delle persone. Il valore delle esperienze extrascolastideve essere valutato dalla collegialità degli educatori e non ascritto alla rigidità di una norma».


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