Sostenibilità

Mattia ed Elisabetta, viaggio sulle rotte dei cambiamenti climatici

Un viaggio, che partirà il prossimo 8 maggio, dentro al cambiamento climatico per capire da vicino e concretamente cosa succede quando la terra si surriscalda, i ghiacciai si sciolgono e il livello del mare si alza. Questo è il progetto che sta mettendo in piedi la Fondazione L’Albero della Vita in collaborazione con Cadis — Ordine dei Ministri degli Infermi e l’organizzazione non governativa Cefa. Il video di presentazione

di Anna Spena

Un viaggio dentro al cambiamento climatico per capire da vicino e concretamente cosa succede quando la terra si surriscalda, i ghiacciai si sciolgono e il livello del mare si alza. È questo il progetto che sta mettendo in piedi la Fondazione L’Albero della Vita in collaborazione con Cadis — Ordine dei Ministri degli Infermi e l’organizzazione non governativa Cefa.

«Con questo progetto», spiega Ivano Abbruzzi, presidente de L’Albero della Vita, «vogliamo capire qual è il rapporto che c’è tra il cambiamento climatico e il territorio, nello specifico quali sono le conseguenze sulle fasce più vulnerabili della popolazione, in primis donne e bambini. Per provare a sviluppare, in base agli elementi che raccoglieremo, progetti che aiutino a creare resilienza nelle comunità dove sono già impegnate le tre organizzazioni, iniziative legate alla capacità di affrontare le sempre più frequenti emergenze ambientali, e programmi di sviluppo e strutture di energie rinnovabili».

Il prossimo 8 maggio Mattia dell’Era, responsabile comunicazione digitale della Fondazione L’Albero della Vita, e sua moglie Elisabetta Poli (nella foto), che ha deciso di lasciare un contratto a tempo indeterminato con una grande compagnia assicurativa e ha preferito rischiare e cambiare vita, partiranno per un viaggio lungo 12 mesi.

La prima tappa del viaggio sarà la Costa D’Avorio e poi il Kenya, dove da Nairobi, in sette ore di macchina su strade non asfaltate, raggiungeranno Samburu, dove visiteranno il reparto di maternità dell’ospedale governativo di Maralal. E poi dall’Indonesia per documentare la devastazione del terremoto ed i progetti in atto per riportare le cose alla normalità. Continuando con Taiwan, Thailandia, India, Filippine, Brasile, Perù, Cile e Haiti a chiudere l’anno.

«Il viaggio», spiega Mattia, «l’abbiamo chiamato "Tree Around Me". Sono entrato nell’organico della Fondazione nell’autunno del 2016, quando mia moglie Elisabetta stava iniziando le prime chemioterapie dopo la diagnosi di un cancro al seno. Volevamo dei figli, ma dopo il tumore, per noi, quella della gravidanza naturale non era più una strada percorribile; volevamo adottare un bambino, ma devono passare almeno cinque anni dalla fine delle cure prima che la pratica possa essere avviata. È stato difficile ricreare una routine, avere un obiettivo di coppia, ridare senso a tutto. Ora abbiamo capito che è nelle vite degli altri che riscopriamo la pienezza dell’essere vivi. Nei prossimi 12 mesi racconteremo, giorno dopo giorno, i territori, le persone e progetti della Fondazione con uno sguardo attento a queste zone per capire quali sono le conseguenze del cambiamento climatico; nei progetti questo è un fattore che incide tantissimo sulle popolazioni che hanno come unica risorsa l’ambiente in cui vivono. Per Tree Around Me avremo come partner l’ordine delle Suore Camilliane che ci ospiterà anche nei loro progetti».

La Fondazione L’Albero della Vita sta dedicando alla tematica del cambiamento climatico un’attenzione particolare: «Le conseguenze di quello che sta succedendo», continua Abbruzzi, «sono devastati per chi già vive in condizioni di povertà. Molto presto ci troveremo a gestire milioni di persone, i migranti ambientali, che saranno obbligati a lasciare i loro Paesi d’origine senza aver sviluppato una capacità di resilienza indispensabile per far fronte ai nuovi scenari. Il nostro obiettivo è quello di lavorare con la popolazione locale per far fronte alle emergenze e sviluppare maggiore resilienza. Per questo motivo Mattia ed Elisabetta entreranno nelle case e nelle esistenze di chi già vive in prima persona questi cambiamenti, per aiutarci a capire realmente come stanno e indirizzare il nostro intervento in maniera più efficace. Il nostro desiderio è che questa coppia — con un grandissimo potenziale comunicativo — possa documentare — dal campo e giorno dopo giorno — come il clima impatti sulla vita delle persone per avvicinare il nostro sostenitore alla comprensione generale dei fenomeni passando però dalla quotidianità delle singole persone».

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