Volontariato
“Matti per il blog”: un blog da “matti”
Un film e un blog ache aiutano a superare la diffidenza verso la malattia psichica
Una metafora. Un bambino che cerca di imparare a camminare aiutato dalla mamma. E? questo l?inizio e la fine di ?Muoviti Fermo?, il film-documentario di Fabio Illacqua e Roberto Pelitti che è stato girato nelle comunità psichiatriche Lighea seguendo i ?pazienti? anche in giro per la città di Milano. Gli applausi che hanno salutato la presentazione del film, ieri sera (7 febbraio) all?auditorium San Fedele non sono stati di cortesia, ma di apprezzamento per un lavoro, pensato per la tv e che si spera possa circolare.
Una giornata al centro dell?attenzione quella di lunedì 7 febbraio per Lighea, in mattinata, infatti c?è stato il lancio ufficiale di ?Matti per il blog?, il diario in rete degli ospiti della fondazione Lighea, realizzato con il supporto di Progetto Italia di Telecom Italia. Due momenti diversi, ma accomunati da uno stesso spirito: l?abbattimento della distanza, della paura che spesso si ha della malattia psichiatrica e soprattutto di chi ne è affetto.
?Il nostro spirito?, ha spiegato Andrea Kerbaker, amministratore delegato di Progetto Italia, ?è quello di non dare solo un assegno, ma di mettere a disposizioni ciò che ciascuno sa fare e così noi abbiamo messo a disposizione le tecnologie?. Non viste come qualcosa si freddo, ma come un utile strumento. ?Non abbiamo inventato nulla?, ha aggiunto Kerbaker riferendosi all?idea di un diario ?pubblico?. ?Abbiamo creato qualcosa su misura per questa esperienza, mettendo a disposizione una piccola squadra di tecnologi. Dopo l?avvio, la speranza è quella che si arricchisca di contributi?.
Giampietro Savuto, presidente della Fondazione Lighea, ricordando i venti anni di esperienza delle comunità terapeutiche, ha sottolineato la necessità di dare un?identità a chi vive dei problemi individuali, uscendo dalla dimensione dell?isolamento e dell?omologazione che si viveva nelle strutture manicomiali. L?esperienza degli appartamenti comunità, nasce infatti, dall?uscita da una dimensione di inerzia ?e mette le persone in condizione di riprendere a vivere?. La fondazione Lighea nei tre appartamenti – comunità terapeutica di Milano ha realizzato delle unità residenziali. Qui i pazienti vivono lo spazio della casa con gli operatori socio ? sanitari che li seguono 24 ore su 24. Il programma riabilitativo è studiato in modo individuale perché, come è stato ricordato: la stessa diagnosi di malattia è diversa a seconda delle persone. Dopo una permanenza di due, tre anni i pazienti passano in appartamenti autonomi nei quali vengono seguiti nel percoroi verso l?autonomia. Lighea segue anche i familiari dei pazienti che sono coinvolti nel progetto terapeutico.
La redazione del blog (blog.virgilio.it/mattiperilblog) è composta da ex ospiti, ospiti e quattro operatori che agisce da stimolo per gli altri presenti in comunità, fornendo temi di dibattito, al momento le rubriche sono: perché le comunità terapeutiche; vivere in comunità; le emozioni; chiedere aiuto; affetto; sogni; i sette peccati capitali; gli istinti; i conflitti. Ogni intervento pubblicato è il risultato finale di un processo che coinvolge uno o più gruppi di lavoro, non è opera di un singolo ospite, con il supporto degli operatori.
Nel film proiettato lunedì sera si sono ritrovate molte delle cose dette in mattinata, i volti degli ospiti, di alcune madri, gli operatori, ma soprattutto c?era la vita, l?esistenza fragile dei ?matti?. Quella di tutti i giorni. ?La parte più difficile?, ha spiegato Fabio Illacqua, ?è stata quella di guadagnarsi una stima reciproca. Qui il problema è stato essere registi e questo ha determinato la scelta di un linguaggio destrutturato?. I due registi hanno sottolineato il pregio soprattutto umano di questo lavoro, un?esperienza umana.
Al termine della proiezione del film hanno preso la parola Gustavo Pietropolli Charmet e Vincenzo Consolo. Charmet ha sottolineato come in ?Muoviti fermo? si guardi in faccia la paura e come la metafora che apre e chiude il film sia un messaggio semplice e completo. La comunità è vista come ?il tentativo di sostenere la parte sana fregandosene della malattia, ovvero sostenere la persona nel conflitto che vive?.
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