Politica
Matteo Salvini: anatomia di un comunicatore post-politico
In radio è a suo agio, come tra la gente. E i talk show se lo contendono perché ogni dichiarazione di Matteo Salvini "fa notizia": le agenzie di stampa le rilanciano, gli avversari le controbattono, sui social network schiere di gente di sinistra si scatena contro di lui. E il marchio-Salvini cresce, dentro e fuori la Lega
di Marco Dotti
E se il vero rottamatore fosse lui, l’altro Matteo? Matteo Salvini ha 45 anni, 2 in più di Matteo Renzi. Quasi 40 in meno di Silvio Berlusconi. Non ha nessuna esperienza di governo, eppure è in politica da oltre 25 anni. Le ossa se le è fatte nel Consiglio Comunale di Milano, città in cui è nato. Ma la gavetta è quella dei tempi d'oro di Radio Padania, di cui è stato direttore.
In radio, dal 1999 al 2013, Salvini ha dato voce a quella che con un po' di sufficienza chiamano "la pancia del Paese". Di certo, dalla sede della radio ha potuto tracciare una sorta di contro-cronaca quotidiana, imparando come si montano e si smontano le notizie. E dove sono i punti deboli di un sistema continuamente assetato di "notiziabilità". Per i giornalisti a caccia di click, una dichiarazione di Salvini vale oro. Salvini lo sa e non lesina dichiarazioni.
Salvini, scrivono Alessandro Franzi e Alessandro Madron nel loro Matteo Salvini #IlMilitante (GoWare, 2018) ha «il volto dell'eterno ragazzo capitato dov'è quasi per caso, per rimediare agli errori dei predecessori. Anche a costo di dare scandalo con le sue parole sull'Europa da smantellare e l'immigrazione da bloccare alle frontiere e sull'Islam che sarebbe incompatibile con la società occidentale, che gli sono valse l'accusa di essere populista. E razzista, soprattutto».
Eppure, proseguono Franzi e Madron, la biografia del giovane leader della Lega, tesserino da giornalista in tasca, racconta proprio quello che ci si aspetterebbe da un politico della Terza Repubblica: «lontano dal dogmatismo ideologico della generazione dei nonni, in vent'anni di gavetta politica Salvini è passato dal ricoprire il ruolo di comunista frequentatore di centri sociali a quello di appassionato alleato del Front National di Marine Le Pen. Nello stesso tempo, si è rivelato un comunicatore bulimico e minuzioso più di quanto abbia fatto la generazione dei padri».
Salvini si trova a suo agio in radio, dove ha parlantina e battuta sempre pronta. E in televisione è un ospite ricercatissimo: le sue dichiarazioni, come si dice in gergo, "fanno notizia".
Iniziano le agenzie di stampa a rilanciarle. Poi i siti web riportano un frammento di video o di audio che scatena la discussione. I politici avversari attaccano. E sui social network i commenti diventano una gara. Il marchio Salvini cresce. Perché si parla di lui e della Lega anche in loro assenza. Diventa argomento per pastoni giornalistici, trasmissioni radiofoniche e televisive
Non è azzardato osservare che a sdoganare Salvini sia stata la satira. Crozza, in particolare, ne ha fatto un personaggio a cavallo fra la dimensione politica e la cultura pop. Basta riderci un po' su. Salvini, armato di felpa, è passato direttamente dall'antipolitica dei mercati rionali alla post-politica dei talk-show.
Se la Lega bossiana aveva due registri, uno per la piazza e uno per l'agone dei media, Salvini ha ridotto moltissimo questo scarto. Il suo aspetto rassicurante, la sua felpa, la pancia e l'abbigliamento un po' blasé hanno rotto un altro muro. Fra gli eterni litiganti della sinistra e i pensionandi della destra, Salvini ha cucito la propria agenda sui timori del Paese. E ha offerto protezione.
Basterà per portarlo al Governo? Forse no. Ma resta un punto di verità: se c'è un rottamatore, in Italia, questo è Matteo Salvini. Bossi, Berlusconi, Renzi… Chi il prossimo?
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