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Matteo Marzotto: «Ecco perché sono entrato in uno spot»

Imprenditore di successo, discendente di una grande dinastia industriale, racconta a VITA il suo impegno per la Fondazione per la ricerca sulla fibrosi cistica, che presiede, e per la quale ha accettato di partecipare al video della campagna di sensibilizzazione sulla patologia. Un impegno nato drammaticamente, per la malattia della sorella Annalisa, scomparsa ancor giovane nel 1989, e che continua a contatto con realtà cliniche e scientifiche di tutta Italia. «Al Sud ne ho trovate di grande qualità». E ricorda il valore dello screening. Ascolta l'episodio

di Giampaolo Cerri

Nel nuovissimo spot della Campagna di sensibilizzazione sulla fibrosi cistica c’è anche lui: Matteo Marzotto che la Fondazione per la ricerca presiede. Non un italiano qualunque ma il figlio del conte Umberto e Marta Vacondio Marzotto.

Dinastia industriale, col Carosello popolare

I conti Marzotto, gli industriali del tessile da Valdagno, nel Vicentino. Quelli che negli anni ’60, nell’Italia del Boom, facevano sognare gli italiani coi loro doppiopetto, con le giacche eleganti, coi cappotti a spina di pesce, i vestiti buoni ed eleganti della domenica e del decoro per tutti, anche per chi, durante la settimana, indossasse la tuta blu.

Uno spot, che nel Carosello serale, quello che inchiodava al televisore in bianco e nero milioni di famiglie, si chiudeva sempre col famoso claim: «Scusate, abitualmente vesto Marzotto». E non c’era Facis – marchio rivale – che tenesse.

Lo spot acchiappa volontari

Lo spot sulla fibrosi si rivolge a un’altra Italia e soprattutto non vuol vendergli niente, se non la possibilità di impegnarsi e diventare volontaria e sensibilizzare gli altri su questa patologia.

Il video ha un taglio ironico, forse carpire l’attenzione dello spettatore: gioca sul doppio senso: «La prima volta che lo hai fatto?”, chiede una voce fuori campo. «È successo molto tempo fa», risponde ridacchiando un signore. Poi la voce insiste, con un altro interlocutore: «In quale momento ti piace farlo?», e ancora, «il posto più strano in cui l’hai fatto?». A Marzotto, in un bel gessato blu, l’impertinente impone: «Descrivimi il modo in cui lo fai, con una frase». E lui risponde, netto: «Ce la metto tutta, senza compromessi». E già qui si capisce che non di sesso si trattava ma di altro, e la scritta che appare lo spiega: diventare volontari della Fondazione per la ricerca sulla fibrosi cistica.


La campagna di sensibilizzazione e lo screening

Uno dei temi centrali della campagna di ottobre è stata proprio l’opportunità offerta dallo screening (ne avevamo scritto qui) che offre la possilità di affrontare consapevolmente un rischio, quello di essere portatori sani, e quindi di trasmettere la patologia a figli. Una diagnosi che ha permesso ad alcune donne di portare a termine la gravidanza intervenendo precocemente.

In questo podcast, Marzotto racconta a che punto siamo nella ricerca, soprattutto verso la terapia genica, e con le cure. Ricorda l’importanza del già citato screening. Rammenta come sia stato drammatico, per lui e per i suoi familiari, fare i conti con questa malattia, che non ha lasciato scampo alla sorella Annalisa, morta nel 1989.

Da civil servant su e giù per il Paese

Un Marzotto trasparente, che mette in comune cosa significhi per lui lavorare, da civil servant, per una realtà del non profit che si impegna nel sostegno ai pazienti e ai loro caregiver. Un impegno che lo ha condotto da un capo all’altro dell’Italia, incontrando eccellenze cliniche e scientifiche, «molte nel Sud» ci tiene a ribadire, ricordando l’importanza del Sistema sanitario nazionale.

Ascolta l’episodio

La foto di apertura, di Stefano Cavicchi – LaPresse.

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