Negazionismo climatico

Mattarella “santo subito” dell’ambientalismo

Lo dice Annalisa Corrado, responsabile delle attività tecniche dell’associazione Kyoto Club, dopo il richiamo del capo dello Stato contro il diffondersi di teorie anti-scientifiche sul cambiamento climatico

di Ilaria Dioguardi

Il presidente Sergio Mattarella oggi ha lanciato un monito contro le discussioni sulla fondatezza dei rischi legati al clima. «Il capo dello Stato è la voce della saggezza. Sono molto arrabbiata perché negli organi di stampa, soprattutto sui giornali di destra sta rimontando questo spazio per il negazionismo climatico, che è presente solo nel nostro paese e che è gravissima», dice Annalisa Corrado, ingegnera meccanica, ecologista, autrice, responsabile dello sviluppo di progetti innovativi presso AzzeroCO2 e responsabile delle attività tecniche dell’associazione Kyoto Club.

Corrado, le ultime settimane hanno visto l’Italia spaccata in due, tra alluvioni al nord e incendi al sud.

Questo negazionismo climatico fa perdere un sacco di tempo, di focalizzazione, quando invece più di così cosa deve succedere, per farci capire che quello che dice la scienza è vero? Avevamo l’Italia spaccata in due fino a 24 ore fa, tra ondate di calore inimmaginabili durate per settimane, la temperatura che non scendeva neanche di notte e la siccità e, dall’altra parte, le alluvioni, la grandine grande come mele. Sono successi proprio gli eventi meteorologici estremi che sono l’una l’altra faccia dell’altra, di fronte a questa evidenza plastica della crisi climatica e dei suoi effetti, ancora c’è chi nega. Il fatto ancora più grave è che il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, si permetta di dire, come ha fatto oggi, che non siamo ancora certi se il cambiamento climatico dipenda dall’uomo o no. Dal suo ministero dipendono Ispra, Cnr, Enea, tutti gli istituti statali che si occupano di ricerca e che non hanno nessun dubbio sui cambiamenti climatici e sulla loro origine antropica.

«Di fronte alle drammatiche immagini di quel che è accaduto, al nord come al centro come nel meridione, tante discussioni sulla fondatezza dei rischi, sul livello dell’allarme, sul grado di preoccupazione che è giusto avere per la realtà che stiamo sperimentando appaiono sorprendenti». Lo ha detto oggi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante il suo discorso in occasione della Cerimonia di consegna del “Ventaglio” da parte dell’Associazione stampa parlamentare. Cosa ne pensa?

Mattarella “santo subito”, meno male che c’è, è un riferimento alla Costituzione, ai valori più alti. È rassicurante rispetto alla superficialità e alla grossolanità rispetto ad affermazioni che circolano. Abbiamo il lui un riferimento autorevolissimo, tenta di spazzare via tutte queste chiacchiere che non servono a nulla affinché la politica si occupi di due cose, riguardo ai cambiamenti climatici: mitigazione e adattamento.

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Per quanto riguarda il Pnrr, cosa bisognerebbe fare per non sprecare un’occasione così importante per la transizione ecologica?

Sicuramente sarà fondamentale che i fondi del Pnrr non vengano sprecati, sono fondamentalmente legati alla transizione ecologica. Sarebbe importante che vengano usati per quello e per internalizzare le filiere tecnologiche, in modo da diventare protagonisti della transizione ecologica anche da un punto di vista industriale. Il punto è che, a livello di progettualità e di capacità della pubblica amministrazione di gestire questi fondi, si stanno manifestando grossi problemi. Da questo punto di vista sarebbe stato prezioso avere un Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima – Pniec, già strutturato e avanzato, invece siamo proprio indietro. Non avere le progettualità pronte corrisponde anche al non aver lavorato abbastanza sulla strategia. Il vecchio Piano Integrato Nazionale per l’Energia e il Clima era un primo tentativo, ma molto carente dal punto di vista degli strumenti necessari, degli indicatori, del monitoraggio. In questo nuovo piano l’obiettivo sarebbe molto più ambizioso, ma è fatto con il freno a mano tirato, non crede nelle rinnovabili, nell’efficienza energetica, nell’economia circolare, mortificando le eccellenze importanti del nostro paese.

Secondo lei, quali interventi sarebbe più urgente attuare nel nostro paese?

Bisognerebbe lavorare seriamente al Piano nazionale integrato per l’energia e il Clima, rendendolo uno strumento che costruisce le strategie industriali, economiche, sociali per portare avanti degli obiettivi importanti, tenendoci all’interno degli obiettivi europei di decarbonizzazione del 2030. Un altro strumento importante è il decreto delle Aree idonee, che dovrebbe definire dove e come si possono fare impianti tecnologici, di energie rinnovabili e aiuterebbe a snellire il sistema autorizzativo che, in questo momento, è completamente impantanato e che rappresenta uno dei problemi più grossi che abbiamo. Una volta che esiste un piano delle aree, si può anche fare un piano territoriale, per capire come nelle varie regioni questi obiettivi si devono distribuire, dove si possono fare le installazioni e dove no, far partecipare la popolazione, fare percorsi partecipati ove possibile. La transizione ecologica, se cade addosso alle persone calata dall’alto, rischia di creare rotture sociali invece che coesione.


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