Politica

Mattarella, il precursore del servizio civile universale

Il giudice costituzionale indicato da Renzi fu il ministro della Difesa che liquidò la leva obbligatoria aprendo la strada al nuovo servizio civile. Che doveva «garantire l'accoglimento di tutte le domande» da parte dei ragazzi

di Redazione

«Dal momento della sospensione del servizio obbligatorio militare anche il servizio civile sarà interamente volontario. Qualsiasi giovane potrà comunque concorrere alla difesa della patria con mezzi ed attività non militari. I futuri volontari potranno continuare a favorire e promuovere la solidarietà e la cooperazione. Oltre tutto, il servizio civile sarà anche alla portata delle donne. Insomma sarà solo una questione di scelta personale». Così Sergio Mattarella, era il 2001, salutava la fine della leva obbligatoria che apriva la strada al servizio civile universale. «Consentire le scelte e non imporre obblighi:», precisava l’allora ministro della Difesa, «con questa riforma abbiamo rimosso un enorme blocco culturale». «La conferma di questa mia affermazione trova riscontro nello stanziamento, nella prossima finanziaria, di un significativo incremento delle risorse necessarie per il funzionamento del servizio civile per il 2001, in modo da garantire l'accoglimento di tutte le domande», continuava Mattarella evocando ante litteram il principio del servizio civile universale (rendere il servizio civile un diritto esigibile per tutti i giovani) che sta ispirando l’articolo 5 della riforma del Terzo settore.

Era invece il 1999 e il giudice costituzionale, che il premier Renzi ha indicato per Colle, era vicepresidente del Consiglio. Questa la sua posizione rispetto alla riforma delle legge sul volontariato del 1991. La sua idea era quella di «coinvolgere le associazioni di volontariato nella riforma del welfare in particolare per ciò che attiene le politiche familiari e la lotta alla povertà, valorizzare la peculiare preziosa esperienza e le conoscenze dei volontari impegnati nelle varie organizzazioni ; varare in tempi brevi l’authority di settore; assicurare l’impegno dell’Italia perché, in sede di Unione europea, si definiscano diverse modalità di aliquota Iva in funzione della rilevanza sociale». Impegni, quanto mai attuali, in una fase politica ed economica che richiedono con urgenza un riassestamento del nostro stato sociale. Con Mattarella al Colle e una nuova legge quadro, le tessere del puzzle per fare del Terzo settore il primo (copyright di Renzi) potrebbero (il condizionale è d’obbligo, naturalmente) essere tutte al loro posto. 

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