Cultura

Matera, nel nome di Olivetti e Pasolini

La cultura come scommessa sociale: ci avevano creduto proprio a Matera due grandi personaggi della nostra storia. Ora la scelta della capitale europea del 2019 rilancia quella loro intuizione

di Giuseppe Frangi

È una bella scelta quella di Matera a Capitale della Cultura. Una scelta che si collega anche a grandi tentativi e a grandi personaggi che sono scesi in campo per amore di questa straordinaria città. Il riferimento è innanzitutto è ad Adriano Olivetti che nel 1954 con la sua carica di utopismo sociale aveva realizzato un piano per dare un’alternativa abitativa alla popolazione che nei Sassi viveva ancora in condizioni primitive. Per il risanamento dei rioni Sassi, nell'ambito di una ristrutturazione del territorio agricolo, la missione americana ECA progetta la fondazione di un borgo rurale. Olivetti con l'Unrra-Casas e l'Inu aveva formato una commissione per lo studio della città e dell'agro di Matera, che si avvaleva della collaborazione urbanistica di di grandi nomi come Federico Gallo e Ludovico Quaroni. Con l’insediamento della Martella aveva tentato di tenere insieme i due poli della modernizzazione e dell’identità comunitaria: trovò sulla sua strada l’ostilità della politica, che alla fine gli scippò il progetto modificandolo in modo disastroso.

Nel 1964 arrivò Pasolini, per girare il suo Vangelo. Matera erano gli anni della “vergogna nazionale”, dello svuotamento e dell’abbandono degli antichi rioni, la cui popolazione venne trasferita nei nuovi quartieri della città laboratorio.

La città in quegli anni era stata meta di tanti studiosi, antropologi, fotografi (come ad esempio il grande Cartier Bresson). Tutti la indagavano per cercare di capire quale violenta trasformazione stesse vivendo il Mezzogiorno italiano. Ma l’operazione di Pasolini rappresentò qualcosa di diverso. Matera con lui divenne molto di più che un set suggestivo e sociologicamente interessante. Come spiega Paolo Verri, direttore del comitato Matera 2019: «Pasolini ha saputo raccontare Matera come capitale universale, Gerusalemme in terra, città di tutti quanti vogliono mettersi in gioco sia come singoli che come membri di una comunità responsabile. A cinquant’anni di distanza, quella potenziale utopia vorremmo che diventasse pratica».

Spiega sempre Verri: «Matera si offre come luogo di sperimentazione, consapevole delle sue contraddizioni, delle sue incapacità, certo anche della sua bellezza, della sua regola dell’accoglienza e della forza di dire il vero. Quanto potrà essere sperimentato a Matera potrà divenire di esempio a livello mondiale, e non potrà che essere un nuovo modello culturale di progettare, fruire, comunicare città di piccole e medie dimensioni».

In questo senso Matera è già un laboratorio sociale sorprendente. Qui i cinque progetti di innovazione sociale che la nuova capitale della cultura metterà in vetrina nel 2019:

Casa Netural

Matera Hub

Sassi e Murgia

Unmonastery

Can’t forget Italy

 

 

 

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