Politica

Mastrapasqua, o la scoperta dell’acqua calda

Oggi tutti raccontano il "caso". Ma già nel febbraio 2012 Vita aveva messo sotto la lente l'incredibile cumulo di incarichi del numero uno dell'ente previdenziale. E le sue bugie sul fronte dei "falsi invalidi"

di Redazione

È diventato un caso, il caso Mastrapasqua. Dopo la diffusione della notizia su un'indagine a suo carico, tutta la grande stampa ha scoperto, come per magia, l'incredibile cumulo di incarichi del presidente dell'Inps. Come se fosse una novità. In realtà la faccenda è stranota. E Vita, già nel febbraio del 2012, dedicava al "maratoneta degli incarichi" una copertina del magazine. Con un ampio servizio di Gabriella Meroni che radiografava l'incredibile capacità di accumulare cariche e nomine del numero uno dell'ente previdenziale e un approfondimento di Franco Bomprezzi sulla questione dei cosiddetti "falsi invalidi", sulla quale Mastrapasqua si è distinto per esternazioni continue, non sempre proprio suffragate dai fatti.

Ve li riproponiamo di seguito, perché la notizia c'è, ma non è certo di ieri….

Antonio Mastrapasqua il maratoneta degli incarichi

di Gabriella Meroni

«Molti pensano che l'Inps sia solo pensioni. Ma le donne e gli uomini che lavorano all'istituto fanno molte cose». Parola di Antonio Mastrapasqua, che dell'Inps è il presidente, e che così recitava in uno spot tv del 2010. Fanno molte cose, diceva Mastrapasqua dei suoi dipendenti, ma tra sé sapeva di essere il primo degli stakanovisti: fino al 2008 era titolare di ben 54 cariche pubbliche e private. Anche volendocisi dedicare anima e corpo, non avrebbe potuto occuparsene per più di 17 minuti al giorno, lavorando 16 ore ovviamente.
Oltre che presidente Inps, Mastrapasqua è stato (contemporaneamente) numero uno di tre società controllate da Equitalia (gruppo di cui l'Inps possiede il 49%), vicepresidente di altre due, amministratore delegato di Italia previdenza (ancora una controllata Inps), oltre a ricoprire un paio di incarichi da consigliere semplice, tre da liquidatore, una decina da presidente del collegio sindacale, 24 da revisore dei conti effettivo, 8 da revisore supplente e tre da sindaco, revisore e consigliere di gestione. Oggi che la parola d'ordine del governo è "sobrietà", ha conservato "appena" 25 incarichi, anche se il primo vale triplo: con la riforma della previdenza del decreto "Salva Italia" e la relativa fusione tra Inps, Inpdap ed Enpals, è nato un super-Inps che dovrà, nei prossimi 30 mesi, assorbire gli altri due istituti, razionalizzare i dipendenti e gli uffici e diventare un unico organismo efficiente e risparmioso (obiettivo della fusione è tagliare 3 miliardi di sprechi). E chi meglio di Mastrapasqua per portare a termine l'immane compito? È per questo che Monti gli ha prorogato di due anni e mezzo la scadenza del mandato (che doveva terminare a giugno), consentendogli di rimanere ai vertici delle pensioni fino al 31 dicembre 2014 e di gestire in questo modo qualcosa come 400 miliardi di euro.
Ma chi è questo meticoloso collezionista di poltrone? Nato a Roma nel 59, diventato dottore in Economia con una tesi sui fondi pensione (quando si dice il destino), è commercialista con tanto di studio e giornalista pubblicista; è riuscito a dirigere due riviste economiche (una, Grandangolo, l'ha pure fondata) e si è occupato di diversi casi di risanamento aziendale, forte dei corsi frequentati al Simmons College di Boston. Nel tempo libero gli piace correre, tanto da confidare al sito stregatidallacorsa.it che «per chi fa una vita molto impegnativa come me, correre è come una bolla, una dimensione in cui l'io si riappropria di se stesso e si riequilibra». All'Inps si avvicina nel 2002, quando viene nominato amministratore delegato della controllata Italia Previdenza Spa (lo è ancora oggi); nel 2004 invece entra in Inps come consigliere, per non uscirvi più.

Conflitti e interessi
Come ha recentemente scritto sul Corriere della Sera Sergio Rizzo – che di caste è piuttosto esperto –  il Nostro il conflitto di interessi lo rischia eccome, e su più fronti. Lasciamo stare le quattro poltrone in Equitalia (di cui l'Inps è azionista con l'Agenzia delle Entrate) e liquidiamo come divertissement la carica di sindaco nella casa cinematografica Fandango, mentre gli incarichi in Coni Servizi e in Autostrade per l'Italia ci potrebbero parlare del suo eclettismo; ma addirittura sei poltrone in Telecom Italia fanno pensare a qualcosa di più di una simpatia per questa azienda, così come le cinque del gruppo Eur spa, controllato dal Tesoro e partecipato dal Comune di Roma. E che dire del Consorzio Elis per la formazione professionale, di cui Mastrapasqua è sindaco e di cui fanno parte Eni, Telecom (ancora), Finmeccanica, Anas, Nokia, Acea, Trenitalia, Poste? Non è finita. Super Antonio è pure presidente del collegio sindacale di Groma srl, che appartiene alla Cassa previdenziale dei geometri (proprio così: il presidente dell'Inps controlla i controllori della Cassa geometri).
Ma la vera partita in cui saggiare le doti di equilibrista di Mastrapasqua è quella delle dismissioni immobiliari del patrimonio pubblico, settore in cui Inps è la numero uno in Italia con 1,5 miliardi di immobili di proprietà. Ebbene il presidente Inps ? che di questa partita dovrebbe essere solo innocente spettatore ? è anche consigliere di Fintecna immobiliare e della sua controllata Quadrifoglio Real Estate, società che secondo molti potrebbero avere un ruolo nell'operazione dismissioni, nonché neopresidente di Idea Fimit, società di gestione del risparmio di cui sono azionisti Enpals e Inpdap. Qui la trasparenza bisogna proprio ipotizzarla, visto che secondo voci insistenti Idea Fimit, guarda caso specializzata in fondi immobiliari, starebbe per partecipare all'asta per rilevare il patrimonio abitativo Inps. In pratica Mastrapasqua dovrebbe resistere alla tentazione di vendere gli immobili Inps a se stesso. Qualcuno ci aveva pensato prima di offrirgli questa ennesima presidenza?
Ma lasciamo stare gli scenari. Noi siamo certi dell'onestà e della buona fede di Antonio Mastrapasqua, ma chiediamo: come se la sfanga tra consigli di amministrazione, riunioni e incontri istituzionali? E perché tutti continuano ad appioppargli responsabilità (e prebende: il suo reddito annuale supera abbondantemente i 2 milioni di euro), quasi soltanto lui sapesse sbrigare certe matasse? Se lo è chiesto, tra gli altri, il senatore Elio Lannutti in diverse interrogazioni al governo, l'ultima delle quali, al ministro Fornero, è del 24 gennaio.Tutte sono rimaste senza risposta. Forse anche Fornero ha poco tempo, come Mastrapasqua…

Falsi invalidi: tutte le bugie di mister Inps

di Franco Bomprezzi

Esternazioni a cadenza annuale. È febbraio il mese scelto da Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, per illustrare le cifre della rigorosa lotta per combattere sprechi di denaro pubblico nel settore delle pensioni di invalidità. Da quando l’Inps è diventato di fatto il braccio armato dei governi per cercare di porre un freno alla spesa pubblica “improduttiva”, i grandi media tendono a dargli credito, prendendo per oro colato le sue affermazioni, e soprattutto le cifre contenute nei suoi rapporti. Troppo suggestiva, infatti, è stata la campagna contro i “falsi invalidi” per non lasciarsene sedurre. Peccato che in realtà i “falsi invalidi” (basta leggere le cronache nazionali) vengono scoperti dalle forze dell’ordine in seguito a indagini nell’ambito di operazioni spesso legate alla criminalità organizzata, e mai per controlli di routine o straordinari, come quelli effettuati dall’Inps. Ma questo particolare viene regolarmente omesso. Allora vediamo, una per una, le ultime perle pronunciate da Mastrapasqua. E quella che invece è, secondo i dati, la verità.

 

«Qui non stiamo parlando di falsi invalidi, cioè di persone che hanno truffato lo Stato. Ma di controlli sanitari sull’evoluzione di patologie che possono migliorare in seguito, riducendo così il grado di invalidità e le prestazioni connesse».

Dunque i “falsi invalidi” sono diventati ora “invalidi che migliorano”. Nel 2011 il campione di invalidi sottoposto a verifiche è stato di 250mila. Stando ai dati provvisori di Inps, quelli effettivamente visitati dai medici dell’istituto sono stati, al 31 dicembre 2011, 122.284. A 34.752 di questi è stata revocata la prestazione perché il loro grado di invalidità è stato ritenuto inferiore al 74% necessario per la pensione e/o al 100% che serve per avere l’assegno di accompagnamento. Ma questa decisione viene nel 60% dei casi ribaltata dalla giustizia amministrativa, che accoglie i ricorsi dei cittadini. Inoltre, è discutibile che il presidente dell’Inps si addentri nel merito dell’evoluzione delle patologie invalidanti, questione, tutt’al più, da valutare in ambito sanitario e non previdenziale.

 

«La percentuale delle revoche è stata del 28,42%».

Questa affermazione consente ai giornali di sostenere che un invalido su tre non ha diritto alla prestazione economica. Peccato che si stia parlando, al massimo e all’ingrosso, di uno su tre dei controllati, che, come ammette il presidente dell’Inps, nel 2011 sono stati poco più di 120mila su oltre due milioni di prestazioni erogate. L’anno scorso, in febbraio, Inps dichiarava che nel 2010 la percentuale dei “falsi invalidi” era stata del 24%, ma a fine anno, lo stesso istituto ha smentito: 10%.

 

«Il risparmio previsto sulle 34.752 revoche già decise può essere stimato in 180 milioni di euro».

Cito Carlo Giacobini, direttore di Handylex, attentissimo alle cifre: «Ebbene, facendo la stima sulle minori spese dovute alle revoche, è prevedibile una somma pari a 150 milioni di euro all’anno. Questa cifra è però lorda. Vanno tolti infatti i costi amministrativi e quelli legati all’accertamento, stimabili in 45 milioni di euro annui. Ancora, vanno tolti gli importi relativi ai ricorsi che l’Inps perde mediamente ogni anno: altri 35 milioni. Nella migliore delle ipotesi, dunque, si “risparmiano”, secondo lo studio della rivista Welfare Oggi, 70 milioni di euro all’anno, cifra che peraltro non considera le spese legali connesse ai ricorsi persi. Welfare Oggi stima – in modo estremamente prudenziale e favorevole all’Inps – che dopo 800mila controlli in quattro anni, il massimo del risparmio raggiungibile sia di 170 milioni di euro annui. Il che significa che verrebbe “risparmiato” l’1% della spesa complessiva annua sostenuta per le provvidenze economiche».


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