Se ne va Massimo Paolicelli, classe ’65, protagonista del movimento pacifista degli ultimi decenni. Volontario, pacifista, obiettore di coscienza, tra i fondatori della Campagna Sbilanciamoci! e della Rete Disarmo. Chi si è impegnato insieme a lui nelle campagne e nei movimenti lo ricorderà sempre le sue molte qualità, prime fra tutte le mitezza e la concretezza. Ma anche per l’umiltà di stare allo stesso modo dietro ad un banchetto in piazza a portare avanti le proprie idee o davanti ad un tavolo parlamentare a preparare una mozione contro l’acquisto degli F35. Fra le sue tante azioni pacifiste c’è quella per salvare il servizio civile e la conquista che ha rappresentato.
Così spiegava in un’intervista sul declino del servizio civile riportata su Altreconomia più di un anno fa.
“Ci sono sempre meno risorse e lo Stato decide di dedicarle ad altre attività. Su queste scelte influisce anche la scarsa conoscenza della materia da parte di chi la amministra e la gestisce. Non ne apprezzano fino in fondo il valore perché lo Stato potrebbe avere un discreto vantaggio finanziario dall’attività di questi giovani. Basti pensare che l’impegno delle associazioni per cui prestano servizio va spesso a coprire a costi minori alcune aree di disagio o dei bisogni a cui lo Stato stesso non riesce a dare risposta”.
Ci ricordava che bastano cifre irrisorie sui bilanci statali per dare la possibilità ai giovani di svolgere un lavoro socialmente ancora più utile in tempi di crisi. Chi lo ha conosciuto oggi lo piange, ma piangerlo non basta: le sue lotte sono lì, ancora aperte. Dedichiamogli l’impegno che lui stesso praticava.
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