Non profit

Massidda (Pdl): «Le associazioni non difendano più i furbi»

Intervista all'esponente della maggioranza. «La vera manovra si vedrà alla Camera»

di Antonio Sgobba

Il senatore Piergiorgio Massidda, Pdl, è da sempre attento ai problemi dei disabili. Medico, membro della Commissione Sanità, si è più volte adoperato in difesa dei malati di Alzheimer e di Sla. Abbiamo discusso con lui di come la manovra ha affrontato il tema delle invalidità.

È arrivata la marcia indietro sui tagli. È una buona notizia?
Un successo, se fosse confermato. Siamo riusciti a ritirare i tagli in una situazione economica quasi disperata. Non mi trovavo d’accordo sulla soluzione del governo. Io avevo presentato un emendamento che non è stato accettato. Certe proposte erano una vera e propria ingiustizia. Comunque la vera manovra si vedrà alla Camera. Ora verrà blindata, ma a Montecitorio potrebbero esserci cambiamenti che poi dovranno nuovamente passare al Senato.

Come spiega l’annuncio dei tagli poi ritirati?
Quando si scrive una manovra spesso ci si deve comportare come un buon padre di famiglia. All’inizio si spara alto, si annunciano tagli pesanti. Poi, una volta viste le reazioni, si comprende l’entità di quanto si può tagliare realmente e si torna indietro. Si fa così, sono parlamentare da sedici anni, non è la prima manovra che vedo.

Si è molto parlato dei «refusi» del relatore Azzollini.
Ci sono stati circa millecinquecento emendamenti. Spesso le insidie si celano dietro poche parole. Proposte apparentemente virtuose che non lo sono affatto. Nel caos vengono aggiunte cose sottobanco. Spesso abbiamo scoperto amici sinceri fare modifiche non alla luce del sole. Bisogna vigilare, e Azzollini è uomo esperto. Elegantemente si dice che ci sono stati dei «refusi», è un modo per poter tornare indietro ed evitare brutte figure.

Adesso cosa accadrà?
Bisognerà lavorare alle norme d’attuazione. Sarà necessario un atto di fiducia tra Governo e associazioni.

Oggi loro protestano a Montecitorio. Ci sono le condizioni per lavorare insieme?
Si, se le associazioni smettono di tutelare qualche furbo. Perché per proteggere pochissime persone si rischia di sputtanare la situazione generale.

Comunque il ritiro dei tagli è stato accolto bene.
Il dialogo che si è aperto è importante. Ora si devono evitare le strumentalizzazioni.

Di che tipo?
Quelle per cui certi schieramenti politici vengono considerati più tolleranti e altri più rigidi. Ma faccio notare che l’atteggiamento del governo Prodi non era molto diverso dal nostro.

La mobilitazione di oggi ha visto una unità tra le sigle senza precedenti.
Le associazioni devono scoperchiare le pentole. Che ci siano sprechi è indubbio. E lo sanno bene anche loro. Alcuni di loro ci giocano e a volte fanno i furbi

A chi si riferisce?
Mi viene in mente un dirigente di un associazione di non vedenti che leggeva il giornale da lontano.

I non vedenti sono quelli su cui cadono più spesso le accuse di false invalidità.
Io adoro i non vedenti. Sono miei amici. Ma sono tra le associazioni a cui diamo più soldi. Tutti gli anni. Ora, se ci fosse qualche taglio, loro dovrebbero capire quali sono le priorità. Per il sostegno ai malati di Sla, ad esempio, servono dei macchinari che costano l’ira di Dio.

I falsi invalidi sono quindi il problema principale quando si parla di disabilità.
È uno dei problemi, che comunque non può essere eluso. E in questo le associazioni ci devono aiutare.

Crede che ad esempio l’istituto dell’indennità di accompagnamento sia da rivedere?
Guardi, le associazioni stesse ci dicono che ci sono vere e proprie speculazioni. C’è gente che si fa pagare. Ne abbiamo viste di tutti colori. Ma ogni annuncio di modifica viene preso come una minaccia, perché, dicono, nessuno di loro «vuole fare la spia».

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