Welfare

Mass media e identità: comunicare il senso reale del mondo

Editoriale di Martino Pillitteri.

di Redazione

La scuola, l?ambiente lavorativo, le relazioni con i gruppi di origine non mantengono l?esclusiva sul processo di identità degli italiani di seconda generazione; anche i mezzi di comunicazione di massa vantano un ruolo importante in questo percorso. Spesso, questo ruolo non è capito o è sottovalutato. L?eccesso di negatività e di stereotipi relativi alla comunicazione su tematiche riguardanti gli immigrati e i loro figli, non è lo scoop ma è il vero flop del panorama mediatico italiano.La vocazione a promuovere lo slancio integralista di pochi, dare troppo peso alle assurde pretese di alcuni, il continuo mettere in prima pagina chi vuole ghettizzare e in ultima chi vuole costruire, contribuisce sì a far salire l?audience e a vendere più copie, ma alla lunga sta causando un danno collaterale difficile da gestire: l?aver trasformato in percezione di paura del nuovo e del diverso il senso di alcune delle sfide più importanti dei nostri tempi come quella dell?integrazione degli immigrati e il processo di identità degli italiani di seconda generazione.La maggioranza dei mass media italiani non sembra infatti interessata a favorire le dinamiche di inserimento degli immigrati e di valorizzare il processo d?identità dei lori figli. Anzi, i messaggi, gli slogan e i contenuti di molti mezzi di comunicazione di massa sembrano voler svilire queste sfide. La tendenza a puntare tutto sulla reazione emotiva delle notizie e il non mettere certi comportamenti in contesto hanno fortemente contribuito alla polarizzazione delle opinioni e alla fortificazione delle percezioni con dei riflessi troppo spesso ingiusti e spiacevoli nei confronti di certi gruppi etnici. Anche i mezzi di comunicazione ?culturalmente? indipendenti che almeno cercano di non cadere nell?errore di promuovere false percezioni, non sono ancora dinamici nell?interpretare e dare la giusta prospettiva al cambiamento sociale e culturale in corso nel nostro Paese. In questo numero di Yalla Italia sul tema ?mass media e identità?, ci interessa ragionare sulle sfide dei mezzi di comunicazione in relazione alle trasformazioni sociali e culturali nel nostro Paese e cercare di capire quale effetto possa avere il bombardamento mediatico sul processo di identità degli italiani di seconda generazione quando vedono il loro background etnico sempre sul banco degli imputati, ed anche vedere come il linguaggio dei media può influire sul rapporto tra figli e genitori. I media di oggi dovrebbero più che mai fare uno sforzo non solo per interpretare il cambiamento e dare voce a nuovi punti di vista, ma anche nell?educare affinché il pubblico sia più aperto e flessibile nel giudizio in relazione alle nuove realtà come la presenza degli immigrati nelle scuole e negli uffici. Invece di parlare a nome della società o di parte della società, è necessario far esprimere i diretti interessati, dando più spazio a uomini e donne che promuovono o almeno spiegano i loro punti di vista, prospettive e aspirazioni e non facendo fare ?l?avvocato del diavolo? a degli outsider spesso impreparati o ad alcuni personaggi che affrontano grandi questioni e tematiche con puri slogan. Ci vogliono più persone in grado di comunicare il senso delle esperienze e la validità dei punti di vista. Yalla Italia è nata perché esiste una realtà- fatta di uomini e donne brillanti, ironici e propositivi, venuti da lontano e nati qui – che è mal rappresentata o spesso ignorata dai mezzi di comunicazione di massa. Lo scopo dei nostri giovani redattori è far competere le loro esperienze e prospettive nel mercato delle idee e dei comportamenti. L?importante è promuovere le idee, non polarizzare i pensieri. Yalla Italia ha trovato la giusta collocazione all?interno di Vita, in quanto è il partner ideale per riempire un vuoto che manca nel mondo della comunicazione di oggi: la capacità di umanizzare e personalizzare. Gli utenti di tv e giornali tendono a dimenticarsi di quello che sentono e leggono, ma difficilmente si scorderanno di come qualcuno li ha fatti sentire o quali sensazioni hanno suscitato in loro. La tecnologia applicata ai mezzi di comunicazione ci sta in fondo proiettando in un mondo in cui la capacità di comunicare e far provare le esperienze si è separata dall?incontro fisico tra gli individui. Allora, quando il messenger diventa il messaggio stesso, bastano poche parole ed esperienze sentite e argomentate con semplicità e simpatia per comunicare il senso comune del mondo reale.

Martino Pillitteri

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