Volontariato
Mary Robinson: perché mollo l’Onu. O forse no
Era a capo dell'Alto Commissariato per i Diritti Umani. Aveva ottime chances di succedere a Kofi Annan. Nei giorni scorsi aveva annunciato il ritiro, adesso - forse - ci ripensa
«La mano che dondola la culla, può cambiare il sistema». Chiedete di Mary Robinson a un irlandese -uomo, donna, laureato o disoccupato che sia- e vi risponderà con la promessa che il Commissario Onu per i Diritti Umani gli ha fatto il 3 dicembre del 1990, quando è stata eletta presidente dell’Irlanda. Tailleur blu, filo di perle e sorriso delicato, in diretta tv promise al popolo che la sua mano avrebbe fatto gli interessi delle donne, dei poveri, dei deboli. E cambiato il sistema.
Detto fatto: in sette anni ha riformato il welfare e traghettato l’Irlanda dal disagio sociale alla new economy.
Ma il sistema delle Nazioni Unite, no. Neppure lei che di culle ne ha dondolate tre, quelle dei suoi figli, è riuscita a sburocratizzarlo. Per questo a settembre, scaduto il suo primo mandato da Alto Commissario per i diritti umani, lascerà Ginevra. E con essa ogni possibilità di diventare il nuovo Segretario Generale dell’Onu, come avrebbe voluto lo stesso Kofi Annan. Una rinuncia al suo impegno umanitario? Un’ammissione di incapacità? No, ha spiegato la settimana scorsa ai membri della commissione sui diritti umani riuniti a Ginevra. «Lascio le Nazioni Unite, non la difesa dei diritti fondamentali per cui continuerò a battermi nel modo che conosco meglio: come volontaria».
C’era da aspettarselo. Non è il tipo che lascia un lavoro a metà, Mary Robinson. E neppure che indietreggia davanti alle difficoltà, anzi. A 57 anni, con i suoi capelli ramati e la pelle chiara con qualche lentiggine tutta irlandese, è la prova vivente che non esistono contraddizioni insanabili: da cattolica ha sposato un protestante, da pacifista ha steso la mano al leader dell’Ira Gerry Adams, da irlandese purosangue ha preso il te con la regina a Bukingam Palace, da femminista convinta ha sempre rispettato le scelte di vita di suore e casalinghe.
Con una fede e fiducia incrollabile nei diritti delle persone, spiegano oggi gli irlandesi che per la sua attenzione al sociale l’hanno soprannominata Mary Robinhood. Compreso il diritto alla contraccezione: una battaglia che la Robinson, cattolica, difende per gli altri a 27 anni. Quando diventa il più giovane membro del parlamento Irlandese e il prete della sua parrocchia la denuncia pubblicamente davanti a tutti i fedeli umiliando i suoi genitori. Roba da far passare la voglia di attivismo a qualsiasi ragazza cattolica degli anni Settanta, ma per lei è troppo tardi, è già un simbolo. A 25 anni, in minigonna, è entrata come più giovane professore di legge al prestigioso Trinity College di Dublino. Un record a cui, negli anni, si aggiungono via via quello di più giovane difensore dei diritti dei poveri nei tribunali d’Irlanda, di più giovane donna al governo, di primo capo di Stato a visitare il Ruanda dopo il genocidio e di primo leader occidentale a visitare la Somalia nel 1992.
Immaginatevi questi titoli stampati uno in fila all’altro su un curriculum vitae, e scoprirete il vero fascino dell’Alto Commissario per i diritti umani: Mary Robinson, la signora elegante che fa tremare Milosevich e si lamenta con Kofi Annan perché il marito non può seguirla nelle missioni sul campo, è un’outsider. Un’attivista prima ancora che avvocato, presidente dell’Irlanda e leder dell’ Onu. Una che i diritti umani li difende a modo suo. Come capo di Stato, convincendo gli irlandesi a stanziare i fondi per i Paesi in via di sviluppo perché la povertà in Sudan è grave quanto la grande carestia irlandese che ha colpito i loro nonni. Come Commissario dei diritti umani, urlando in faccia alla Nato intenta a bombardare il Kosovo che non esistono guerre umanitarie oppure accusando la Russia che è membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu di violare i diritti dei ceceni.
Di qui la decisione di lasciare quel mondo di burocrati. O forse no. Proprio oggi, infatti, a sorpresa, l’annuncio (dato dalla Bbc): Mary Robinhood Robinson ci sta ripensando, anzi avrebbe deciso di prolungare di un anno il suo mandato. Fonti diplomatiche dell’Onu affermano che la Robinson avrebbe ricevuto pressioni per rimanere al suo posto, tuttavia il ripensamento non è stato ancora confermato.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.