Volontariato

Marsiglia, la calma delle periferie

Nella grande città francese non ci sono state rivolte: perché qui l'integrazione ha fatto grandi passi

di Joshua Massarenti

Marsiglia, la puoi amare soltanto se ci approdi dal mare. Lo sosteneva Jean-Claude Izzo, maestro del giallo francese, amatissimo dai marsigliesi. Philippe Fragione, alias Akhenaton, a Marsiglia ci è nato e cresciuto, imparando ad amarla non dal porto, ma dalla periferia. Su in alto, a Plan-de-Cuques, vicino alle cités dei quartieri nord, quelli targati ?pericolo pubblico? dai massmedia. La musica lo spingerà a vivere nel cuore di una città «rinata dalle proprie ceneri, da cui puoi trarre amore, ma anche odio». Perché Akhenaton, 38 anni, italo-francese convertito all?islam, di professione è cantante e produttore di musica hip hop: 13 album all?attivo in vent?anni di attività musicale, cinque da solista e altri otto sfornati assieme al gruppo rap marsigliese Iam (un milione le copie vendute nel 1997 con L?école du Micro d?Argent). Un successo clamoroso che ha suscitato non poche gelosie tra i suoi ?simili?. «Ma sono ancora qui, pronto a dare il mio contributo a una città che se i marsigliesi amano davvero, devono riproiettare verso il mare». Vita: Quando evochi Marsiglia, pensi al mare, al sole? Akhenaton: Sono cliché che la città si porta appresso. Ma c?è anche la Marsiglia più oscura, quella inafferrabile, alla quale si sovrappone una città capace di sorprenderti in modo positivo. Marsiglia offre volti contrastanti. Io la paragono spesso a New York, perché appena ci sbarchi ti senti a casa tua. Sarà perché da sempre è un luogo di passaggio, pronto a ingurgitarsi popoli e culture. Vita: Ma oggi? Akhenaton: Oggi rimane uno dei centri urbani più poveri del paese, ma negli ultimi 15 anni è una delle poche realtà francesi in cui ci sono stati dei miglioramenti. Vita: Quali? Akhenaton: Mi riferisco a un nuovo spirito di intraprendenza dei marsigliesi. C?è voglia di fare. Fino agli anni ?80, Marsiglia era come Napoli, totalmente apatica. Il risvolto negativo di questa evoluzione è che dalla fine degli anni ?80, la città ha iniziato a perdere la sua impronta mediterranea in favore di una mentalità nordeuropea, più individualista. Ha presente il caos di Napoli? Bene, è una condizione esistenziale delle città mediterranee, ma i marsigliesi lo vogliono uccidere. Ma è fiato sprecato, perché la vocazione naturale di Marsiglia è di guardare al mare. Vita: Come spiega questo voltafaccia? Akhenaton: La colpa principale incombe su una borghesia locale ignorante, coadiuvata dagli appetiti dei lionesi. Da vent?anni Lione vuole fare di Marsiglia la sua porta d?ingresso sul Mediterraneo. Non a caso la borghesia lionese, estremamente ricca, possiede un numero spropositato di ville lungo la costa. La differenza è che se quella di Lione è una borghesia aperta al mondo, la nostra è totalmente chiusa su se stessa, interessata solo ai soldi. Purtroppo, questa minoranza è portatrice di modelli sociali e culturali mediocri cui molti marsigliesi vogliono aspirare, ivi compresi i rapper e i ragazzi delle periferie. Possedere ville e macchine da favola, donne stupende è tutto ciò cui ambiscono, tralasciando valori umani che hanno fatto la storia di Marsiglia. Vita: Che sentimenti nutre nei confronti della sua città? Akhenaton: Di amore e di odio. Marsiglia può essere molto ingrata con i suoi figli. Lo è stata con il romanziere Izzo, con i suoi sportivi, anche con gli Iam. C?è troppa invidia. Ma poi c?è la Marsiglia della multiculturalità, un fenomeno al quale non sfuggono nemmeno i quartieri sud della città dove il razzismo è molto radicato. Lì incontri persone che tra una parola e un?altra tirano fuori espressioni in arabo. Lo fanno in modo del tutto naturale. La forza di Marsiglia sta tutta qui, in un linguaggio e in una cultura che superano le differenze. Basta osservare le nuove generazioni. Negli ultimi dieci anni, le coppie miste sono cresciute a dismisura, a cominciare da quelle italo-arabe. Vita: Come si giustifica? Akhenaton: Forse è dovuto alla musica rap e ai valori culturali che gruppi come gli Iam hanno veicolato in questi ultimi quindici anni. C?è poi la scuola, i centri sportivi, tutti luoghi sociali in cui si mescolano le comunità straniere. Vita: Questo però non basta a spiegare la quiete di Marsiglia durante i disordini delle banlieue francesi? Akhenaton: Diverse le ragioni per le quali Marsiglia non è esplosa. La prima è culturale. C?è un?identità marsigliese che sorpassa quella francese. Tra i giovani soprattutto, prevale un sentimento quasi indipendentista. I disordini dell?autunno sono stati percepiti come un evento lontano, quasi fosse successo all?estero. Vita: Eppure a Marsiglia i disagi sociali nelle periferie non mancano? Akhenaton: Da noi le periferie sono scoppiate negli anni ?80. Da allora sono apparsi due fenomeni che sono all?origine del silenzio delle periferie. Da un lato si è affermato un tessuto associativo molto denso in grado di svolgere un lavoro formidabile di prossimità. Meno glorioso, invece, è il passaggio di alcuni quartieri dalla delinquenza al grande banditismo. E stia tranquillo che laddove c?è banditismo non ci saranno mai disordini. Vita: Quali luoghi suggerisce di visitare della sua città? Akhenaton: Il primo è all?estremità meridionale della città. È le Port des Goudes, un piccolo porto magnifico. A seguire, farei un giro in battello nelle calanche perché spettacolari. Infine, proporrei una gita in bicicletta sulle catene del Garlaban. Vita: E quali posti invece sconsiglierebbe? Akhenaton: Eviterei la Cannebière, così come Plan de Campagne, la zona commerciale più vasta d?Europa, si estende per chilometri, ma è totalmente impersonale. Infine, non andrei mai sulla spiaggia del Prado. Sembra di stare a Rimini.


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