Welfare

Maroni, il clandestino

I nostri politici e la cittadinanza marocchina

di Redazione

In gara, oltre al ministro dell’Interno, anche Sacconi, Casini e Rutelli.
Ma il primo a inciampare nelle norme volute da lui stesso è il ministro leghista: la sua fedina penale
non è proprio impeccabile.
Gli altri? Difficilmente
arriverebbero al secondo annodi Susanna Tamimi
Ecco per gli immigrati, un nuovo gioco. Si chiama “Patto per l’integrazione”. Ogni immigrato con regolare permesso dovrà adempire i seguenti requisiti entro due anni dal suo arrivo: padronanza della lingua italiana, conoscenza della Costituzione, fedina penale pulita, regolare contratto abitativo, iscrizione al servizio sanitario e dei figli a scuola. Se allo scattare del terzo anno questi obiettivi non saranno raggiunti, a loro resterà un’unica soluzione: «Andarsene fuori dalle balle!».
Propongono i ministri Maurizio Sacconi e Roberto Maroni. Applaude Pierferdinando Casini. Ne condivide i criteri Francesco Rutelli ed altri politici si dicono soddisfatti. In fondo non si tratta di grandi richieste, no? Noureddine Erradi, marocchino residente in Olanda e impegnato in progetti europei di coesione sociale, sostiene che per rispondere a questa domanda esiste un unico modo: invertire i ruoli e invitare i politici ad andare in Marocco ad ottenere gli stessi risultati. Erradi ha proposto questo esperimento ad alcuni politici olandesi, perché non proporlo anche ai nostri italiani? Il gioco è semplice. Basta comprare un biglietto aereo (il gommone sarebbe troppo) a un gruppo selezionato di politici. Un biglietto per Maroni, uno per Sacconi, uno per Casini ed uno anche per Rutelli.

Primo eliminato
Il gioco dura due anni. I nostri politici hanno a disposizione 5mila euro, nessuna conoscenza della lingua e una famiglia a casa da mantenere. Cominciamo!
Ahimè… per il povero Maroni il gioco finisce ancor prima di cominciare. «Fedina penale sporca» per la condanna del 2001 di resistenza a pubblico ufficiale = ELIMINATO!
Per gli altri tre, il gioco prosegue. Iniziamo dall’aeroporto. Rispondere alle domande della polizia non sarà semplice. Gli ufficiali parleranno arabo o francese. Il politico che conosce queste lingue si può dire salvo. Gli altri si abbandoneranno alla fantasia. Se tutto andrà bene, otterranno un visto di tre mesi. Per avere il permesso di soggiorno dovranno in seguito recarsi al Maktab Al’Iqama, affrontare file interminabili, possibili richieste di Baqshish (mazzette) e fornire motivazioni valide per restare nel Paese: impiego o studio. Ma per quello c’è ancora tempo. Usciti dall’aeroporto, avranno bisogno di una sistemazione. Trovare tramite privati vuol dire spesso non avere un contratto regolare d’affitto, ma d’altra parte le agenzie chiedono alte commissioni e salatissimi acconti. I nostri politici potrebbero optare per una stanza e spendere meno, ma anche in questo caso: nessun contratto. A loro, due scelte: rischiare o risparmiare.
Passiamo ora alla ricerca di lavoro. Abbandonati titoli di studio e orgoglio, i nostri illustri politici dovranno cercare di essere assunti da qualche parte. Non conoscendo la lingua, potrebbero provare negli eleganti ristoranti italiani di Casablanca o negli alberghi, ma qui finirebbero isolati dal contesto locale, a parlare italiano o inglese e sopravvivere senza una parola di arabo.
Ma questo non sarebbe un problema. Se volessero, potrebbero sempre frequentare corsi di lingua. Sperare in un corso di arabo gratuito è fuori questione. I corsi di arabo a Casablanca si aggirano intorno ai 400 euro al mese e con i loro 5mila euro in tasca, l’affitto da pagare, un lavoro – magari – instabile, l’impresa si fa piuttosto ardua. Potrebbero prendere un libro e studiare da soli. Magari potrebbero anche investire in cassette audio. Funzionerà?

30 punti per la salvezza
Nel frattempo, da casa le famiglie comincerebbero a chiedere soldi. L’idea di un familiare all’estero suscita spesso aspettative immense nei suoi confronti. Il ricco cugino forestiero… In tutto questo, mentre i nostri politici cercherebbero di arrivare a fine mese ed accontentare lo Stato marocchino e i propri familiari lontani, la fine del secondo anno busserebbe inaspettatamente alle loro porte. Chi di loro potrebbe dirsi “vincitore”? Ma, soprattutto, chi di loro deciderebbe nonostante le difficoltà, di restare ancora a Casablanca e rinunciare alla propria vita in Italia? 30 punti per la salvezza… No… questa volta non si tratta di Mondiali. In gioco ci sono vite umane.

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