Cultura

Maroni, Consulta addio

«Non ho intenzione di convocarla, visto che l'Ucoii non ha aderito. Lasciarla fuori aumentebbe l'isolamento di un'associazione già su posizioni radicali»

di Riccardo Bianchi

Nell’aula magna dell’università dell’Insubria un Roberto Maroni scoppiettante e per niente spaventato dalle critiche arrivate dal tavolo dei relatori, ha attaccato l’Ucoii e l’Unione Europea durante la presentazione del libro del professor Alessandro Ferrari, Islam in Europa / Islam in Italia tra diritto e società. Nella sua Varese, il ministro dell’interno ha ribadito la completa apertura a tutte le religioni, ma differenziando per ciascuna le attività di culto da quelle associative e ricreative.

Invitato a rispondere sul differente trattamento riservato dagli enti locali alle nuove moschee rispetto alle nuove chiese, Maroni ha detto di comprendere i sindaci «che si muovono per motivi di ordine pubblico, e non di discriminazione religiosa, contro questi luoghi di preghiera non riconosciuti ». I centri islamici, infatti «non ospitano solo preghiere, ma anche macellazioni, feste e molto altro. Intervenire per far rispettare le regole edilizie e sanitarie è più che giusto».

Il punto cruciale dell’intervento, però, Maroni l’ha riservato alla questione dell’integrazione delle comunità musulmane. E, senza che nessuno la citasse, ha tirato in ballo la Consulta islamica, che non viene convocata dall’insediamento del governo nel Maggio 2008. Il ministro ha fatto sapere che non lo farà adesso, dato che l’Unione delle Comunità islamiche d’Italia non vi ha aderito. «L’Ucoii è su posizioni radicali, sostiene la fratellanza musulmana e non cerca l’integrazione dei suoi iscritti» ha affermato Maroni, precisando che «lasciarla fuori ne aumenterebbe l’isolamento».

Infine, il ministro è tornato sul caso Pinar, la nave carica di immigrati che per giorni è rimasta in acque internazionali perché respinta da Malta e sino a questa mattina anche dall’Italia. «Sull’immigrazione l’attività della Commissione Europea è timida, e questo caso lo dimostra. Speriamo che l’Unione si svegli e rafforzi il suo impegno su questo campo».

Usciti dall’aula magna, molti esponenti locali della Lega Nord hanno criticato l’incontro, attaccando i relatori (l’islamologo ed editorialista di Yalla Italia, Paolo Branca, il docente di diritto canonico Roberto Mazzola, e la professoressa di educazione infantile Milena Santerini), accusati di essere dei buonisti e di raccontare un’Italia che non esiste. Soprattutto hanno rimproverato Branca per il suo esempio «sui giovani nati in Italia da genitori stranieri, vissuti qui per 30 anni» e ancora senza cittadinanza: «Sono casi che non esistono, se non ce l’hanno c’è sicuramente un buon motivo» hanno detto sia il ministro che i suoi colleghi di partito. Peccato che il caso fosse riferito proprio a una delle colonne del mensile Yalla Italia!, Sumaya Abdel Qader, per altro presente in sala, che, per un problema burocratico alla registrazione di un cambio di residenza, non risulta aver vissuto nel nostro paese per 18 anni consecutivi e oggi rischia addirittura l’espulsione.

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