Famiglia

Marocco, per casa una tenda

Intervista a Ermanno Olmi.

di Sara De Carli

Grande Ermanno Olmi. Autoironico, attento al sociale e a un tempo poeta sognatore. Nello stesso giorno in cui presenta il suo ultimo film, Tickets, partecipa a un convegno sull?abitare e rilancia le ragioni del cuore. Com?è un buon progetto di casa? Gli spazi dell?abitare sono spazi del cuore, non dei numeri. Non è vero che la domotica risolve tutti i problemi. Puoi dare a uno la casa con tutto ciò che gli serve, ma c?è ancora un problema che oggi riguarda tutti, ed è la forma di disabilità più subdola: la solitudine. La sua casa ideale? Resto affezionato all?idea di casa come focolare. O alla tenda che, come diceva Michelucci, è la vera casa: è discreta e non offende la terra. L?ho imparato dai berberi del Marocco, mentre giravo Genesi. Mi piacerebbe vivere un anno presso gli indiani d?America. Che rapporto c?è tra viaggiare e abitare? In genere intendiamo l?abitare in senso riduttivo, come fermarsi in un luogo, possibilmente difeso da pareti. Ma abitare il mondo vuol dire viaggiare il mondo. Viaggiare è un modo diverso di abitare: è proprio viaggiando che diamo senso al nostro stare fermi.


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